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Cominciamo a “rileggere” le Fiabe italiane raccolte e trascritte da Italo Calvino

Pochi giorni fa abbiamo inaugurato sul nostro sito un nuovo spazio: una lettura partecipata delle fiabe di Italo Calvino, rilette da noi in ottica smallfamilies.

Come vi abbiamo anticipato nel nostro primo post, cominceremo con la lettura della fiaba n. 6 della raccolta “Fiabe italiane”.S’intitola Corpo-senza-l’anima e vede come protagonista una famiglia composta da donna single (vedova) con figlio.

Vorremmo segnalarvi e dare rilievo a un solo dato in particolare: la madre non si oppone ai desideri del figlio. Lo accoglie rispettando la sua autonomia di scelta. Nello stesso tempo, però, dà al figlio una valida indicazione e un aiuto concreto perché lui abbia delle reali possibilità di riuscire ad attuare i suoi desideri: deve aspettare di essere più grande e più forte. Quando avrà le forze per realizzarli,v lei non si opporrà.

Qui, per ovvie ragioni di spazio, non possiamo trascrivere il testo integrale, che potete comunque facilmente reperire, ma solo alcune sue parti. Che possono essere una traccia per inventarvi la vostra variazione personale. Al posto dei puntini che abbiamo scelto di inserire, dunque, potete immaginare un seguito voi, magari insieme con i vostri figli.

Corpo-senza-l’anima

C’era una vedova con un figlio che si chiamava Giuanin. A tredici anni voleva andarsene per il mondo a far fortuna. Gli disse sua madre: – Cosa vuoi andare a fare per il mondo? Non vedi che sei ancora piccolo? Quando sarai capace di buttar giú quel pino che è dietro casa nostra con un colpo di piede, allora partirai.

Da quel giorno, tutte le mattine, appena alzato, Giuanin prendeva la rincorsa e saltava a piè pari contro il tronco del pino. Il pino non si spostava e lui cadeva in terra lungo disteso. Si rialzava, si scrollava la terra di dosso, e si ritirava nel suo cantuccio.

Finalmente un bel mattino saltò contro l’albero con tutte le sue forze e l’albero s’inchinò, s’inchinò, le radici uscirono dalla terra e s’abbatté sradicato. Giuanin corse da sua madre, che venne a vedere, controllò ben bene, e disse: – Ora, figlio mio, tu puoi andare dove vuoi -. Giuanin la salutò e si mise in marcia.

……

Traversando un bosco, vide un leone che gli fece segno di fermarsi.

……

Finito un bosco c’era un lago e sul lago un castello. Era il castello del Mago Corpo-senza-l’anima.

Giuanin si trasformò in aquila e volò fino al davanzale d’una finestra chiusa. Poi si trasformò in formica e penetrò nella stanza attraverso una fessura. Era una bella camera e sotto un baldacchino dormiva la figlia del Re. Giuanin, sempre formica, andò a passeggiarle su una guancia finché si svegliò. Allora Giuanin si tolse la zampina di formica e la figlia del Re si vide tutt’a un tratto un bel giovane vicino.

– Non aver paura! – egli disse facendole cenno di tacere, – sono venuto a liberarti! Bisogna che ti fai dire dal Mago come si fa per ammazzarlo.

…….

Giuanin con le sue orecchiuzze da formichina, stava a sentire tutto, e coi suoi passettini usci dalla fessura, e tornò sul davanzale. Lí si cambiò di nuovo in aquila e volò nel bosco.

………..

– Ma come hai fatto? – gli disse lei.

– Roba da niente, – disse Giuanin, – adesso tocca a te.

…………

Il Mago Corpo-senza-l’anima restò lí morto sul colpo. Giuanin ricondusse dal Re sua figlia, tutti felici e contenti e il Re gliela diede subito in sposa.

(Riviera ligure di ponente).

autore

Laura Lombardi e Giuseppe Sparnacci

Insieme, per Smallfamilies aps, siamo curatori e autori del progetto “Riletture in chiave Sf”.

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