STORIE

L’armadio di papà. E quello di mamma

Noi adulti siamo molto legati alle tradizioni, ai riti familiari, ai nostri spazi. Quando diedi le spalle alla porta di quella che era stata la mia casa per tanti anni, andando a trovare rifugio a casa dei miei genitori, il mio primo pensiero si schiantò proprio sui problemi non ancora manifestati, che però si sarebbero verificati a causa di tradizioni, riti e spazi comuni che non avrebbero fatto più parte della mia vita.

Difficile ora ricordare nel marasma di pensieri cosa mi ossessionasse maggiormente. Di sicuro un pensiero estremamente doloroso fu quello che mi assillava dicendomi che non sarei stato in grado di ricreare, perlomeno nel breve termine, una camera gemella di quella tanto amata dai miei bambini, nella mia nuova residenza.

In primo luogo, c’erano dinamiche completamente nuove e differenti, in secondo luogo racimolare i soldi per ricostruire una stanza (completa di giochi) sarebbe stata impresa ardua e… costosa.

Mi preoccupai innanzi tutto di mettere gli oggetti a loro comuni, nei pochi spazi che avevamo a disposizione. La stanzetta che condividevamo e tutt’ora condividiamo, non è certo ideale per ospitare 3 persone. Ancora peggio se si pensa e si spera di ospitare, oltre alle 3 persone, anche oggetti, oggettini e scatoloni.

Dalla loro casa vennero trasferiti i giochi ingombranti o quelli che non utilizzavano spesso.

Avevo paura che avrei realizzato delle camere di serie A e di serie B.

L’idea che potessero pensare che non mi interessava nulla di loro mi angosciava. Sull’onda di questa emozione negativa ho deciso di intervistare i due birbanti i quali, loro malgrado, hanno deciso di sottoporsi alla mia intervista, in maniera più o meno espansiva.

Big one. Nella mia camera di casa di mamma c’è un mobile con un armadio di barbie: un armadio con degli appendini dove metto i vestiti di barbie che poi appendo in base alla figura sull’appendino. Barbie così ha i vestiti sempre sotto controllo. La casa di mamma ha un mobile dei vestiti con sopra delle bamboline fatte da nostra zia. Erano sopra il tappo di un barattolo di marmellata: un elfo, una fata e una fatina.

Nel salotto di mamma vorrei un mobile dove mettere tutti i giochi che vogliamo. Un mobile dove io e mio fratello possiamo entrare e fare quello che ci pare, senza che nessuno ci disturbi. E dentro ci vorrei mettere un tappeto elastico per saltare fino a toccare un soffitto di vetro, anzi, tutto di cristallo, pieno di Lego vive, che giocano con noi.

Nella mia camera di casa di papà mi piace il mobile pieno di giocattoli che abbiamo portato da casa di mamma. Nell’armadio ci sono tanti giocattoli: dama, scacchi, tris, laboratori per piante e formine profumate (che non ho mai fatto). Mi piace tanto quando papà mette i due letti vicini, così posso dormire vicino a mio fratello. Mi piace anche che ci abbiamo messo la TV.

Nella terrazza papà ha messo il tetto quindi metteranno un tavolo dove faremo la colazione di mattina appena ci sarà più caldo.

Mi piace anche il gatto che papà ha trovato in strada. Si chiama Peluche. Gioca tanto e quando accarezzo la sua pancia mi graffia un pochino la mano e mi morde le dita con i denti affilati.

Io amo la camera di casa di mamma e anche quella di casa di papà.

Little One. Io non ho niente da dire, voglio guardare Super Mario Bross.

Bene, dopo questa intervista ho capito che gli adulti si fanno molti più problemi di quelli che realmente si pongono i bambini. Loro vogliono solo sentirsi amati. Sono felici di dormire con me, al di là di quale sia il letto che ci accoglierà. Amano pranzare con me ed essere coccolati e viziati. Amano l’amore, amano sapere che qualsiasi cosa accada, tu sarai al loro fianco per proteggerli.

autore

Massimiliano Di Nicolantonio

Sono un poco scrittore e un poco blogger. Un po' tecnico (ambientale) e un po' molto padre. Scrivo, disegno (fumetti) presento e racconto. Per Smallfamilies@ scrivo appunti e riflessioni sul Diario d'autore.

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