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Maltrattamenti: quando avvengono in famiglia

Young
scritto da Lorena Croatto

I maltrattamenti in famiglia sono, tra le violenze contro le donne, i più diffusi. Doma, 8 marzo, si celebra la giornata internazionale delle donne. Ricordiamo le leggi che puniscono i reati di maltrattamento, non dimenticando che le violenze domestiche sono rivolte anche ai minori e che comunque un bambino cresciuto in una famiglia dove il maltrattamento è di casa, sarà un adulto ferito per sempre.

Secondo l’articolo 572, comma 1, del codice penale“chiunque maltratta una persona della famiglia o comunque convivente, o una persona sottoposta alla sua autorità o a lui affidata per ragioni di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia, o per l’esercizio di una professione o di un’arte, è punito con la reclusione da due a sei anni” .La “famiglia” oggetto di tutela da parte dell’articolo 572 codice penale non va intesa in senso restrittivo, ma è nozione che va estesa fino a ricomprendervi ogni consorzio di persone legate da relazioni e consuetudini di vita tali da fare sorgere reciproci rapporti di convivenza, assistenza e solidarietà. Dal punto di vista statistico, i maltrattamenti si realizzano per lo più con le tipiche violenze nei confronti di soggetti vulnerabili e conviventi: il coniuge che percuote abitualmente l’altro coniuge o il tossicodipendente che estorce somme ai familiari, ma possono pacificamente consistere anche in aggressioni di tipo morale o verbale. Il delitto è procedibile d’ufficio ed è denunciabile da chiunque ne abbia avuto notizia o dalla stessa vittima, presentandosi in Questura, ad una Stazione dei Carabinieri o alla Procura della Repubblica. La condotta “maltrattante” può essere qualsiasi complesso di atti prevaricatori, vessatori e oppressivi reiterati nel tempo, tali da produrre nella vittima una apprezzabile sofferenza fisica o morale, o anche tali da pregiudicare il pieno e soddisfacente sviluppo della personalità della stessa. A questo proposito, fece molto scalpore, un paio di anni fa, la sentenza di Cassazione che confermava la condanna per il reato di Maltrattamenti nei confronti di una madre e di un nonno che, per ‘eccesso di protezione e attenzioni’, avevano di fatto impedito un armonico sviluppo psico-fisico del figlio/nipote.

Le pareti domestiche possono essere il teatro di frequenti violenze, anche perché talvolta la famiglia si trasforma in un sistema di attribuzioni dei ruoli maschili e femminili in cui prevale da un lato il modello di dominanza e dall’altro quello di sottomissione. La violenza in famiglia, allora, non rappresenta soltanto l’esplosione di un conflitto, ma lo sfogo di insoddisfazioni, tensioni, rabbie, frustrazioni. La violenza intrafamiliare è, per la maggior parte, un fenomeno maschile, che nasce dalla convinzione di poter dominare i diritti corporei, spirituali, economici e relazionali del partner. La violenza può essere psicologica, fisica, ma anche economica. Se la donna assume un ruolo passivo e vittimistico, la spirale di violenza può raggiungere livelli aberranti e criminali. Il fenomeno della violenza, specialmente quella intrafamiliare, è oggi diventato più visibile. Vi sono centri di accoglienza alle donne vittime di violenze e associazioni di volontariato, che cercano di dare risposte alle situazioni di emergenza, guidando la donna ed i bambini verso un processo di affrancazione, di autonomia, di autostima e libertà;

  • Il legislatore ha individuato delle condotte chiamate “delitti spia”, come i maltrattamenti in famiglia, o le minacce, atti persecutori, violenza sessuale che sono rivelatori del pericolo che le condotte poste in essere dal soggetto agente possano arrivare sino all’esito più infausto, al femminicidio. In presenza di queste condotte a scopo cautelare è previsto:
  • Arresto obbligatorio in flagranza, introdotto il braccialetto elettronico – Se le forze dell’ordine sorprenderanno una persona nell’atto di commettere i reati di maltrattamenti in famiglia e stalking, dovranno arrestarlo all’istante. Inoltre, la polizia giudiziaria, se autorizzata dal pm e se ricorre la flagranza di gravi reati (tra cui lesioni gravi, minaccia aggravata e violenze), può applicare la misura pre-cautelare dell’allontanamento d’urgenza dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa. I destinatari di questo provvedimento potranno essere controllati attraverso il braccialetto elettronico o altri strumenti elettronici. Nel caso di atti persecutori, inoltre, sarà possibile ricorrere alle intercettazioni telefoniche.Dieci milioni per il piano antiviolenza, obbligo di informazione per le vittime – Nel testo sono previste azioni di prevenzione, educazione e formazione che fanno parte di un cosiddetto “piano antiviolenza”, finanziato con 10 milioni di euro. Sarà inoltre garantito il patrocinio gratuito per le donne che hanno subito stalking, maltrattamenti domestici e mutilazioni genitali. –
  • Querela irrevocabile in caso di alto rischio per la persona, ammonimento per lesioni – La denuncia per stalking potrà essere ritirata se relativa ad atti non gravi, mentre in presenza di gravi minacce ripetute, ad esempio con armi, la querela diventa irrevocabile. Negli altri casi, ma la remissione può essere fatta solo in sede processuale davanti all’autorità giudiziaria, al fine di garantire la libera determinazione e consapevolezza della vittima.

autore

Lorena Croatto

Avvocato penalista in Milano faccio parte della rete dei servizi convenzionati con l’associazione Smallfamilies®. Collaboro al sito scrivendo post/risposte su questioni penali relative alle famiglie a geometria variabile.

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