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Non state insieme per il nostro bene! Parola di figli

scritto da Laura Lombardi

Non state insieme per il nostro bene è pare il desiderio dei figli secondo una ricerca pubblicata il 22 novembre dall’organizzazione britannica Resolution: un’indagine condotta con 514 giovani fra i 16 e i 22 anni, residenti a Londra, che hanno vissuto l’esperienza del divorzio dei loro genitori. A ciascun ragazzo/a sono state proposte cinque differenti interviste qualitative.

Resolution è una rete di 6500 professionisti inglesi e gallesi che si occupano di Diritto di famiglia nell’ottica di un approccio costruttivo e collaborativo tra le parti, attraverso la diffusione di buone pratiche e il sostegno a campagne per migliorare il sistema giudiziario.

Gli esiti salienti della ricerca

– L’82 % ha dichiarato che, a dispetto dei loro sentimenti al momento della separazione o del divorzio, a distanza di tempo pensano che sia stato meglio che i genitori abbiano divorziato piuttosto che scegliere di stare insieme infelici.

– Il 62% avrebbe voluto essere maggiormente coinvolto nelle decisioni riguardanti separazione e divorzio, mentre questo non è accaduto, al contrario di quanto affermano invece i genitori.

– Il 50% sostiene di non essere stato interpellato riguardo la scelta di quale sarebbe stato il genitore con cui avrebbe vissuto e di quale sarebbe stato il luogo dove avrebbe vissuto (il 49%) post separazione o divorzio dei genitori. – L’88% dice che è importante assicurarsi che i bambini non si sentano come se dovessero scegliere tra i loro genitori.

– Circa la metà (47%) dice che non capiva che cosa stesse succedendo in fase di separazione o divorzio dei genitori.

– Due su dieci (19%) concordano sul fatto che a volte si sentivano come se la separazione o il divorzio fosse colpa loro.

– Alla domanda riguardo cosa avrebbero cambiato nella gestione del momento separazione-divorzio il 31% ha detto che avrebbero voluto che i genitori non si mostrassero a loro in un modo terribile, e il 30% ha detto che avrebbero voluto che i loro genitori si sforzassero di capire che cosa si prova a essere al centro di un processo in cui non si ha voce.

– Il 50% dei giovani ha convenuto – molto positivamente – che i loro genitori hanno messo al primo posto le esigenze dei figli durante la gestione della loro separazione o divorzio.

In generale, Resolution considera che i figli vogliono:

– sentirsi coinvolti e avere maggiore potere attraverso informazioni relative al divorzio dei genitori e spiegazioni su che cosa significa per loro.

– vedere i loro genitori comportarsi in modo responsabile, in modo che non discutano di fronte a loro.

– essere al centro di tutte le decisioni prese sulla loro vita, sentirsi amati ed accuditi da entrambi i genitori

– conoscere e avere contatti con entrambe le parti delle loro famiglie, comprese eventuali fratelli che non possono vivere con loro.

Molto interessanti sono anche le dichiarazioni di due dei ragazzi intervistati, che Resolution ha scelto come emblematiche.

1 – Sarah

Sarah, un’adolescente i cui genitori hanno divorziato diversi anni fa, ha parlato soprattutto della difficoltà con cui ha affrontato il ruolo di “tramite” fra i suoi genitori durante il divorzio:

“…Con il divorzio sono diventati più cattivi… Hanno cominciato a fare cose come inviarci degli sms del tipo: Ti prego di dire alla mamma che non vengo da te oppure È necessario chiamare papà e dirgli che è inaccettabile.

… Anche se io voglio essere coinvolta, non voglio essere il mezzo, se capite cosa intendo. Mi sentirei bene ascoltando i fatti, conoscendoli, essendo coinvolta, perché si tratta di una sorta di processo di famiglia, ma non con così tanto risentimento dietro tutto questo: Che cosa sta facendo qui papà? Perché la mamma sta facendo questo? Che cosa pensa di fare tua mamma richiamandomi in quel modo? Non credo che sia giusto, avrei voluto che avessero provato a tenere un rapporto più civile, almeno per il nostro bene, come avevano fatto all’inizio. Penso che avrei avuto bisogno del sostegno da parte di entrambi, e invece non mi sono sentita sostenuta per niente. Era semplicemente orribile essere coinvolti in quel modo, e sentire quelle cose da entrambi, cosa che ancora fanno ora, soprattutto se uno di loro ha bevuto un drink. Riescono soltanto a parlare l’uno dell’altro.”

2 – Archie

I genitori di Archie hanno divorziato quando lui aveva 14 anni.

“… Sono sicuro che i miei genitori abbiano probabilmente avuto molte discussioni per ridurre al minimo l’impatto della cosa su di me, senza che me ne accorgessi. A quel tempo probabilmente non ho nemmeno pensato che stesse accadendo, ma credo che, guardando indietro ora, sia stato probabilmente il loro modo di fare a far sì che io ne sia stato così poco influenzato.

Penso che i genitori, in genere, dovrebbero fare ciò che è meglio per loro. Se un paio di anni prima mi avessero detto: oh, stiamo considerando di divorziare. Come ti senti a riguardo? la risposta sarebbe stata: no, non farlo, mamma. Ma che cosa sarebbe successo se avessero tenuto conto di quel consiglio? Sarebbero stati insieme ancora per qualche anno e poi, si sa, una volta usciti di casa i loro figli, tutto sarebbe andato a pezzi in ogni caso. Quindi penso che una volta successo, sono stato meglio andando in giro con mio padre e mia mamma separatamente rispetto a come stavo quando erano insieme.”

Immagine di Amanda Cass, fonte Psicoadvisor

autore

Laura Lombardi

Scrittrice, con un passato televisivo. Coordinatrice dell’area culturale ed eventi. Madre separata di una figlia, sono curatrice, insieme con Raethia Corsini, del progetto smALLbooks. Per il sito scrivo per la sezione “Magazine” e “Diario d’Autori”. Condivido con Giuseppe Sparnacci il progetto “Riletture in chiave smallfamily”.

Sono nata nel 1962, scrivo e ho un’unica adorata figlia nata nell’anno 2000. Con Susanna Francalanci ho scritto alcuni libri per ragazzi pubblicati dall’editore Vallardi e il giallo Titoli di coda, per Eclissi editrice. Per parecchi anni ho lavorato come autrice televisiva, soprattutto in Rai, soprattutto con la vecchia RaiTre. Prima ancora c’era stato il periodo russo, quello in cui ho frequentato Mosca, l’Unione Sovietica e la lingua russa.Il canto, la ricerca attraverso il suono e la voce, il tai chi, sono gli strumenti privilegiati con cui mi oriento. Amo camminare, soprattutto nel silenzio denso di suoni dei boschi dell’Alta Valmarecchia, dove ho la fortuna di avere una casa che saltuariamente apro per ospitare incontri, corsi e altre iniziative: Croceviapieve. Vivo il progetto Smallfamilies come parte fondamentale del mio percorso evolutivo.

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