STORIE

Sergio, Livia e Giovanni

scritto da SF storie

Smallfamily? Giusto, è vero, la mia è una smallfamily. Prima di imbattermi in questo sito, mica ci avevo mai pensato.Lei se ne è andata da ormai più di un anno, ed io fino ad ora mi sono sempre visto come appartenente ad un 3+1: io, papà Sergio di 45 anni di Rieti, Livia e Giovanni, due cuccioli di sei e sette anni, più la madre, che una sera dello scorso anno, dopo due mesi di inferno, mi ha salutato con il sorriso sulle labbra per andare a stare dal suo nuovo compagno, lasciandomi così, senza parole, dopo nove anni di matrimonio e due figli, senza neanche essere stati in disaccordo vero una volta su qualcosa. Semplicemente, si è innamorata di un altro. Punto.

Quindi eccomi qua, ancora indeciso se far parte di qualcosa di vecchio da tenere ancora in qualche maniere appiccicato insieme, oppure pensare di essere entrato in un nuovo mondo, più piccolo, dolce e spaurito, composto solo da noi tre. Ed in fondo è proprio così. È tutto small. Sono piccoli loro, sono tenere le loro vite con i loro entusiasmi e difficoltà quotidiane, e dietro a loro sono tornato piccolo anche io, che mi ritrovo magari a fischiettare mentre preparo la cena o svuoto la lavabiancheria una canzoncina dei cartoni. È piccolo e stretto il tempo, dilaniato quotidianamente nella centrifuga lavoro-porta e prendi a scuola-piscina-calcio-compiti-spesa. Si sono ristetti i soldi, con il piccolo assegno mensile che Le devo comunque passare come quota di perequazione, il pozzo senza fondo della babysitter/donna delle pulizie, e la rata della macchina (e per fortuna non ho il mutuo), più sky, tablet… Noi tre siamo piccoli rispetto alla casa, che d’un tratto non riusciamo più a riempire, così come non riusciamo più a riempire i posti a tavola quando mangiamo. Insomma eccomi qua, cosa volete che vi dica, non lo so neanche io. La sera, quando li metto a letto e li vedo dormire, vorrei intrufolarmi tra le loro ciglia e vedere cosa sognano, per capire se veramente stanno bene, come sembra, o no. Vorrei sapere se, quando cercano la mamma che non c’è, ed io provo a rassicurarli che la mamma come sempre verrà domani a casetta loro a trovarli ed aiutarci, ci credono veramente che per loro mamma e papà ci saranno sempre sempre, oppure no, e ci saranno sempre si, ma a giorni alterni, i fine settimana dalla mamma e dal lunedì al venerdì a casa con papà. Io mi sento di dar loro il meglio di me, e la sera sinceramente mi addormento con la coscienza tranquilla. Ma questo può bastare? Forse solo mi illudo che nel disastro va tutto bene, che loro stanno crescendo sereni, che vedono mamma e papà che comunque vanno d’accordo (!), ma comunque resta il fatto che c’è un pezzo della loro vita che a casa non c’è più, che se ne è andato, ed io non posso fare nulla per sdoppiarmi e trasformarmi di incanto nella mamma, quando magari la notte fanno un brutto sogno e chiamano. Ecco, non so se io sono abbastanza, oppure sono solo un piccolo soldatino che con coraggio, ogni giorno, combatte una guerra troppo grande persa in partenza. Ho letto da qualche parte che le persone veramente adulte hanno l’entusiasmo di un bambino e i pensieri da uomo. Ecco, se ci penso noi tre siamo così: tre piccoli bambini che insieme, per crescere, devono impegnarsi, ognuno per la propria parte, a fare, se possibile, dei pensieri da uomo. E’ difficile per me, figuriamoci per loro due, costretti, in qualche maniera, a crescere troppo in fretta.

autore

SF storie

È il team che si occupa di raccogliere e pubblicare le storie scritte direttamente dai protagonisti, che non sempre desiderano svelare la loro identità. Se vuoi mandarci la tua storia scrivi a associazione@smallfamilies.it, allega una fotografia e una liberatoria in caso di foto di minori oppure specifica che desideri l'anonimato.

lascia un commento