STORIE

Solo di questo mi pento. La storia di Annalucia e Alina

scritto da SF storie

Il nostro viaggio in Puglia di febbraio 2017, per presentare i libri della collana smALLbooks, ci ha offerto molte occasioni di incontro e tante idee per progetti futuri. Ci ha anche regalato una bella storia, quella di Annalucia Leccese, che vogliamo condividere con voi.

Sono single. Donna. Single per scelta. Donna per caso, ma felice di esserlo, anche se al giorno d’oggi è ancora troppo oneroso.

L’onore di esserlo l’ho provato otto anni fa, quando l’Associazione che dava ospitalità estiva ai bambini bielorussi dell’area contaminata di Chernobyl ha aperto anche alle donne single la possibilità di farlo.

Dal giorno in cui ho iniziato a ospitare Alina, una bambina paffuttella e smarrita di sette anni, la mia vita ha avuto una trasformazione: si è riempita di quella continua prestazione d’amore che mi vedeva coinvolta pienamente a far ritrovare a quell’essere la serenità di un’infanzia spezzata dall’abbandono della mamma a tre anni e da violenze subite da famigliari. Poi l’orfanotrofio e poi l’affido in una famiglia di contadini in Bielorussia.

Durante i suoi soggiorni estivi da me non potrò mai dimenticare (presumo neanche lei!) le notti passate nel mio lettone a inventarmi favole che riuscissero a farla addormentare di un sonno mai tranquillo, dove spesso me la trovavo con i suoi arti avvinghiati al mio corpo.

Con gli anni ha fatto fatica ad abbandonare quel letto. E il mio corpo.

Non dimenticherò mai neanche quando passava ore e ore nella mia vasca da bagno coperta di schiuma fino all’orlo, obbligandomi a starle vicina per poter sentire il piacere di quel momento, protetta dalla mia presenza.

Dopo soli due anni di conoscenza, arriva, entra in casa e mi dice: Questa casa è bella, non puoi viverci da sola! Perché non ti sposi con un uomo. Mi adotti e poi lo mandiamo via!!!

Risi molto di quella frase ma cercai subito di ponderare la sua reale fattibilità. Mi rivolgo al Tribunale dei minori della mia città e scopro che l’adozione internazionale è permessa alle donne single che abbiano un minore con il quale vi sia già un rapporto di conoscenza e affetto. Così inizio subito la mia via crucis per conquistare burocraticamente la mia idoneità a essere genitore. E tanti soldi. E tanto tempo che passa a discapito soprattutto di Alina che cresce aspettando il momento di poter venire definitivamente in Italia.

Ora lei ha 15 anni, da settembre è stata messa in un collegio, altrimenti, secondo la legge bielorussa, se fosse ancora presso la famiglia affidataria non potrei adottarla! Ennesimo trauma da distacco, per lei

Io intanto vivo con ansia il suo disagio adolescenziale. La nostra lontananza soprattutto in questo suo critico momento di crescita. Sento mia la preoccupazione che ho più volte letto nei racconti e negli sguardi di amici genitori. Prego, pur senza fede, perché l’adozione arrivi presto.

Mai un momento di ripensamento. Non mi riconosco quando mi si dice che il mio è un atto di coraggio.

Solo di questo mi pento (e lei ogni volta che entra in casa me lo fa pesare): di aver tolto la vasca da bagno!

Forse ancora un anno perché tutti i passaggi burocratici per l’adozione vengano assolti. L’anno più lungo della mia e della vita di Alina!

autore

SF storie

È il team che si occupa di raccogliere e pubblicare le storie scritte direttamente dai protagonisti, che non sempre desiderano svelare la loro identità. Se vuoi mandarci la tua storia scrivi a associazione@smallfamilies.it, allega una fotografia e una liberatoria in caso di foto di minori oppure specifica che desideri l'anonimato.

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