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Valori famigliari: verità assolute o false credenze?

“Valori famigliari: verità assolute o false credenze?” è il terzo appuntamento dedicato al sistema famiglia. E la domanda che dovremmo farci quando pensiamo alle nostre più intime credenze e al nostro sistema valoriale, per slegarci da un incantesimo che ci imprigiona e che può essere definito come la profezia che si auto-avvera, dovrebbe essere questa: davvero le cose stanno come mi hanno sempre detto e insegnato in famiglia o esistono altri modi di vedere il mondo?

Nel nostro precedente appuntamento abbiamo affrontato il tema del successo e del denaro, tema molto più ampio di come potrebbe apparire a una prima analisi. In questo articolo andremo a osservare più da vicino un altro tema, che può apparire paradossalmente “scontato” e che invece influenza in maniera profondissima le nostre scelte di vita: la nascita, intesa come vissuto del nostro essere stati figli e come scelta di diventare genitori.

Anche in questo caso vale lo stesso discorso applicabile ai valori famigliari in generale. Frasi, atteggiamenti, false credenze, miti famigliari, sentimenti e avvenimenti tramandati o, al contrario, taciuti, vanno a condizionare in maniera silenziosa la nostra vita e le nostre relazioni. Il confronto con il mondo esterno diviene limitato e assai spesso fondato su un approccio razionale, dove esistono “scelte e posizioni giuste” e “scelte e posizioni sbagliate”. Questo non solo limita le nostre decisioni ma anche le nostre possibilità di sentirci liberi, felici e senza sensi di colpa.

Nascita, dipinto di Raffaello Sanzio

Così come per tutti i temi che riguardano i valori famigliari (dal denaro al matrimonio, passando per le regole sociali fino ai piaceri della vita), la domanda utile da porsi è: “Ma davvero le cose stanno così, davvero non potrebbero essere in un altro modo, davvero visioni diverse della vita sono sbagliate a priori? E se io facessi o pensassi diversamente dalla mia famiglia, davvero sarei sbagliata/o e colpevole?”.

Entrando nel vivo del tema della nascita e premettendo che in questo articolo ci rivolgiamo a chi – nella natura delle nostre e dei nostri lettori – sperimenta in maniere varie la genitorialità, partiremo dall’aspetto primario: la narrazione familiare della nostra nascita e del nostro “essere figli”.

Per sentito dire…

Ecco una serie di assunti che possiamo aver udito infinite volte e in infinite declinazioni (a voi il compito di colorarli con i vostri vissuti):

  • Sei la ragione della mia vita
  • Ho voluto da sempre diventare genitore
  • Non sai che fatica essere genitore, te ne accorgerai quando avrai figli
  • Un figlio unico cresce male, dargli fratelli è fondamentale
  • Un figlio basta e avanza
  • Un figlio unico ha più attenzioni e cresce meglio
  • Ancora ricordo i dolori del parto
  • Figlio, tu hai il dovere di portare avanti la nostra famiglia
  • Vedrai quanto sarà bello essere madre, per me è stata la cosa più bella della vita
  • Solo quando sarai anche tu genitore potrai capire
  • Volevamo un maschio/femmina è invece sei nata/o tu
  • Ero/eravamo troppo giovane(i)/matura(i), non eri in programma
  • Sei arrivata/o per sbaglio
  • Mi/ci hai cambiato la vita
  • Che fatica essere genitori
  • Se non sei padre non sei uomo, guarda me, dobbiamo mantenere il nostro sangue
  • Una donna non è completa senza un figlio
  • Crescerti da sola/o è stata una dannazione ma meglio da sola/o che con quella persona accanto
  • Me la sono cavata benissimo da sola
  • Fai presto a fare un figlio, che io ti ho avuto troppo tardi
  • Non fare il mio errore, prima goditi la vita
  • Trovati un bravo marito/moglie per crescere i tuoi figli
  • Che sia ricco prima di tutto, crescerti negli stenti non è certo stato facile
  • Prima di fare figli devi fare carriera perché a un figlio devi assicurare un futuro
  • Dove si mangia in tre si mangia in quattro
  • Sei la mia unica gioia
  • Un padre deve fare l’uomo, trovati una posizione e metti su famiglia con una brava donna di casa come tua madre

Dunque genitorialità come massima realizzazione personale oppure espressione di maturità, come indice di mascolinità/femminilità, come incidente della vita, come status familiare, come naturale corso della vita oppure come limitazione della libertà…

Si potrebbe proseguire ancora per pagine, sta a voi ora pensare quali sono le frasi ricorrenti che vi hanno detto o che avete sentito ripetere più volte a terze persone. Mettendo naturalmente in conto che molte di queste frasi, sottintendono, anche involontariamente, messaggi potentissimi, che ci raccontano quanto siamo stati amati, com’è stato accolto il nostro arrivo, quanto valore viene dato, nella scala dei valori famigliari, alla genitorialità.

Copioni che si ripetono (anche al contrario)

Madonna con il cardellino, Raffaello Sanzio

Non sono, tuttavia, soltanto le frasi, le allusioni, le mimiche facciali a influenzare la nostra successiva genitorialità. Assai spesso, quasi sempre, è la storia di famiglia a ripetersi.

Accade spesso che madri sole crescano figlie che diverranno a loro volta madri sole, vuoi perché la scelta di tenere un figlio senza un compagno o compagna ha comunque prevalso, vuoi perché cresciute da madri separate capaci di far per due. Figli cresciuti da padri soli forse troveranno donne con aspirazioni carrieristiche tali da lasciare campo libero in cucina e al cambio pannolini. Genitori assenti (per mille ragioni) possono, al contrario, influenzarci portandoci a desiderare una famiglia a tutti i costi, quasi per sanare una storia famigliare andata storta. O, invece, possono fare di noi, nuovamente, genitori assenti.

Fatto sta che tutto ciò che riguarda la narrazione della nostra venuta al mondo e del nostro essere figli influenza la nostra percezione della genitorialità. Che la influenzi, però, non significa che siamo chiamati a ripeterla in maniera identica o, per contro, a fare necessariamente l’opposto.

Ora che siamo genitori

A questo punto il tempo è passato e siamo diventati, a nostra volta, genitori. Magari ci siamo sforzati di replicare il modello famigliare e, a conti fatti, abbiamo fatto la scelta giusta per noi; oppure, nello sforzo inconsapevole di aderire ai valori della nostra famiglia, ci siamo poi resi conto che la nostra strada poteva essere diversa. Forse, invece, ci siamo ostinati a fare il contrario di quello che abbiamo vissuto da figli, magari cercando di mettere in piedi una famiglia a tutti i costi tradizionale, genitorialmente solida, per poi invece ritrovarci separati come i nostri genitori pensando che i figli sono l’unica cosa buona che abbiamo fatto. Oppure abbiamo scelto di avere o crescere figli da single, per non assistere a continue liti famigliari e, tutto sommato, abbiamo fatto una fatica doppia… Le storie sono molte, ma raramente le nostre scelte sono davvero libere, perché aderiscono a modelli famigliari o vi si oppongono ostinatamente.

Joan Mirò

Fatto sta che ora che siamo genitori: come possiamo dunque agire per fare i conti con la nostra storia e il futuro dei nostri figli? Possiamo porci, come detto in partenza, la solita piccola semplice domanda: “Ma davvero le cose stanno così come mi hanno sempre detto? Davvero ha senso sentirmi in colpa perché sto crescendo un figlio da sola/o, io che provengo da una famiglia dove tutti hanno festeggiato le nozze d’argento? Davvero i miei figli non saranno mai felici se io li cresco da single? Davvero è fondamentale mandare i miei figli nelle migliori scuole e per questo sgobbare ed essere sempre assenti da casa? Davvero mio figlio dovrà avere figli perché sennò non sarà completo? Davvero una donna non può crescere un figlio da sola? Davvero un padre deve fare l’uomo e non può fare le trecce a sua figlia? Davvero per crescere con amore un figlio ci vuole una madre sempre presente? Davvero il segreto della felicità sta nell’allattare al seno? Davvero un padre che fa il casalingo non sta né in cielo né in terra?”

Porci queste (e mille altre) domande è fondamentale per sentirci liberi davvero, fare finalmente scelte genitoriali che ci appartengono intimamente, percepire che andiamo bene così anche se non abbiamo compiaciuto le aspettative e i valori della nostra famiglia d’origine oppure che siamo liberi di cambiare e inventare la nostra nuova storia personale e famigliare. È infine anche un modo per sanare ferite, là dove ce ne siano, sul nostro essere venuti al mondo e magari scoprire che è vero quello che ci raccontava nostra madre, che i figli sono una fatica grama e un impegno al limite della devozione, ma è anche vero che forse a mia madre sua madre passò questo mito e se io una sera, invece di cucinare primo secondo e dessert, do ai miei figli una tazza di latte e biscotti loro crescono felici lo stesso e io sono meno stanca e posso godermi le loro risate (ed è solo un esempio).

Joan Mirò

Infine, visto che in questo articolo ci rivolgiamo a chi già genitore lo è, imparare a mettere in discussione senza ansia i valori e gli assunti della nostra famiglia, i miti e le credenze sul valore o le difficoltà della genitorialità, può renderci genitori migliori, nello sforzo di lasciare che i nostri figli siano liberi di disegnare la loro vita come più è nelle loro corde.

Quindi sforziamoci di non mettere necessariamente bambole in braccio alle nostre bambine, di non decantare la mascolinità della paternità ai nostri figli, di non esaltare o rimpiangere la famiglia tradizionale: le strade sono davvero infinite, sia che ci siano figli sia che non ci siano, e – se figli ci sono – grazie al cielo sono infiniti i modi di essere genitori e infiniti i modi di essere famiglia.

 

autore

Le Nuvole di Saida Corsini & Cristina Zanzi

Le Nuvole è un progetto fondato da Saida Corsini e Cristina Zanzi, counselor: la prima a formazione gestaltica, l'altra a formazione sistemica. Il progetto si occupa di counseling a mediazione teatrale e propone laboratori esperienziali di gruppo, incontri periodici – anch’essi di gruppo – su temi specifici, incontri individuali, seminari ed eventi gratuiti. Fa parte del circuito servizi convenzionati Smallfamilies®.
È attivo a Genova, Milano e nella provincia di Alessandria.

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