STORIE

Violenza contro le donne: la storia di Maria, madre single con la passione del jogging

scritto da Maria Garofalo

Amo la mia città adottiva, nonostante le violenze che vi vengono perpetrate ai danni delle donne: non solo verso quelle giovani (che una certa “cultura” vuole appetibili), ma anche verso rispettabili nonne, molto anziane. Così è stato per la signora ottantenne violentata vicino casa, qualche tempo fa. E io che a cinquantanove anni mi ritenevo al sicuro perché “fuori dal giro”! Il pericolo incombe sulle donne, indipendentemente dall’età, per il semplice fatto di esistere.

Sono un’avvocata e madre single di un adolescente, il che basterebbe già a spiegare perché una cerca di ritagliarsi spazi suoi ogni tanto e infatti io amo rilassarmi la mattina sulla Martesana (zona di Milano, nda) dove nel periodo autunnale, il rosso insegue il giallo che si contrappone al verde in una sinfonia di colori da far invidia ai più grandi artisti e rende quei luoghi magici.

È in questo quadro idilliaco che inizia la storia di violenza che sto per raccontare, non come spettatrice, ma nella veste di vittima.

La mattina del 13 di ottobre scorso, mi ero svegliata al solito orario, senza trillo perché la sera prima mi ero dimenticata di puntare la sveglia. Il mio orologio biologico però non mi aveva tradito e così potevo permettermi la mia oretta di corsa al Parco, come faccio da ormai otto anni.

In un batter d’occhio raggiungevo la Martesana, all’altezza della Chiesa Rossa (per chi conosce i luoghi, sa di cosa parlo) e iniziavo la mia corsa (sarebbe meglio dire passeggiata veloce con saltelli) mentre ascoltavo Radio Popolare con il mio smart -phone.

Giunta all’incirca a duecento metri da Via Padova, mentre mi affannavo, passo dopo passo, a terminare la prima parte di percorso (lungo tre chilometri e mezzo all’andata e altrettanti al ritorno), venivo investita da una bicicletta che percorreva il rettilineo ad una velocità folle. Pensando che il ciclista non mi avesse vista a causa della poca luce, mi stavo preparando ad inveirgli contro…ma non mi fu possibile: il soggetto in questione dopo aver abbandonato il suo mezzo di trasporto, mi saltava addosso cercando di tapparmi la bocca. Non so da dove mi è arrivata tanta forza, ma ho reagito in modo violento a mia volta: lo mordevo, graffiavo, per impedirgli di rendermi muta e immobile. Non lo ricordo, ma forse tanta capacità reattiva deve avermela data anche la consapevolezza che a casa l’adulto di riferimento sono io, ci sono solo io per mio figlio e non posso permettermi di disertare, di farmi mettere ko da qualsiasi evento dell’esistenza. Tanto meno un’aggressione.

Sono stati momenti interminabili, seguiti da un pestaggio in piena regola che il losco soggetto mi ha inflitto quando si è accorto che non avrebbe più potuto arrivare al suo obiettivo.

Tornata casa, sono rimasta a letto tre giorni con il viso tumefatto e l’impossibilità di camminare, mentre l’aggressore continuava la sua violenza…nei miei sogni, cioè incubi. Mio figlio ha messo da parte “la spocchia” dell’adolescenza e ha tirato fuori il suo cuore unito ad suo Qi e si è occupato di me, dandomi totale solidarietà anche quando, poco tempo dopo ho deciso di ricominciare a correre. Non mi piace subire e cerco di reagire ad ogni forma di violenza. Riprendere la mia corsa mattutina aveva lo scopo di porre fine agli incubi che mi tormentavano, anche se ho aggiustato un po’ tempi e modi.

Ho posticipato di un’ora il mio arrivo al parco e corro infatti con la luce del giorno, guardandomi spesso intorno, accodandomi ad altri quando voglio andare più in là del luogo dove sono stata investita, ma tutto ciò mi è servito a riprendere la mia vita di sempre.

Sono di nuovo me stessa e penso di aver vinto su questo essere (chiamarlo uomo mi sembra troppo!) che non chiede, ma tenta di rubare ciò che non può avere.

Mi sento di dire a tutte le donne che hanno vissuto la mia esperienza e a quelle che non sono riuscite a sottrarsi ai loro aggressori, di condividere la loro esperienza e non chiudersi in sé stesse, riprendendo la loro vita, anche se violata. Questo è l’unico modo di sconfiggere i propri fantasmi.

 

autore

Maria Garofalo

Avvocata del Foro di Milano e madre di un giovane uomo, mi occupo da tempo di diritto di famiglia e di minori. Ho seguito un corso di psicologia, che si è rilevato un ottimo strumento per sondare quel vissuto di maltrattamenti e violenze di solito taciuti dai soggetti più deboli. Faccio parte della rete dei servizi convenzionati con l’associazione Smallfamilies®.Già autrice del racconto “Un Natale particolare” per l’antologia smALLchristmas, per questo sito scrivo su questioni relative al diritto di famiglia.

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