Quarantaquattro è un numero che rimanda immediatamente alla celebre canzone vincitrice della decima edizione dello Zecchino d’Oro, nella quale 44 gatti si riunivano spontaneamente per avanzare richieste ai bambini. Allo stesso modo, 44 giovani si prendono oggi uno spazio solitamente occupato dalle prospettive e dalle teorie del mondo adulto per raccontare il proprio universo familiare nella sua complessità ed eterogeneità.
Sono infatti ragazzi e ragazze gli autori e le autrici di questo volume, nato da un progetto promosso da Smallfamilies aps in collaborazione con il Liceo Artistico Caravaggio. “Famiglie a modo nostro” è il quinto volume della collana curata da Raethia Corsini e Laura Lombardi. Come già accaduto nel precedente “SmALLraga”, anche in questo caso il cuore pulsante del libro è rappresentato dalla voce delle giovani generazioni che narrano le loro famiglie. Tuttavia, questo nuovo capitolo introduce un elemento originale: il racconto parte da un oggetto scelto personalmente da ciascun ragazzo e ragazza, oggetto che diviene simbolo e veicolo materiale delle loro esperienze familiari. L’insieme di queste scelte si presenta straordinariamente ricco e vario: cucchiai di legno, fotografie, statuette, sciarpe e peluche, oggetti che trascendono la materialità per diventare simboli di tradizioni tramandate, memorie nostalgiche e affetti condivisi. Ad essi si affiancano anche spazi significativi come tavole da pranzo, automobili, case, campi sportivi, luoghi di condivisione che acquistano valore simbolico.
Tre aspetti emergono con particolare forza da questo volume: la diversità delle prospettive, la capacità di affrontare anche i lati più dolorosi della vita familiare e l’apertura verso una concezione più ampia e fluida di famiglia. Si coglie chiaramente il bisogno dei giovani di raccontarsi liberamente, senza l’intermediazione del giudizio adulto. È particolarmente rilevante osservare come questi ragazzi e ragazze, spesso definiti narcisisti, egocentrici o immaturi nei discorsi comuni, non cerchino qui di essere protagonisti assoluti delle proprie storie. Molti di loro hanno scelto l’anonimato, altri firmano con pseudonimi o soltanto con il proprio nome. Alcuni addirittura cedono la parola direttamente all’oggetto scelto, in un esercizio notevole di decentramento narrativo e concettuale. Queste prospettive permettono di decostruire efficacemente molti dei pregiudizi che il mondo adulto, e specialmente quello genitoriale, coltiva verso le nuove generazioni.
Molto significativa è la scelta di non evitare temi difficili, raccontando apertamente lutti, malattie, incidenti, separazioni, divorzi, bullismo e violenze di diverso tipo. La lettura di questi racconti risulta impegnativa, carica di intensità emotiva, e richiede tempo per assimilare ed elaborare le emozioni che emergono dalle storie narrate. Con lucidità e consapevolezza, i giovani descrivono i continui cambiamenti all’interno delle loro famiglie. Alcuni racconti affrontano direttamente problematiche delicate, come quello intitolato “La distruzione è stata una rinascita”, che parla di disturbi alimentari, depressione e pensieri suicidi vissuti in prima persona. Così, la famiglia appare contemporaneamente come uno spazio vulnerabile e un luogo di resilienza, capace di trasformare il dolore in forza e consapevolezza. Questa ambivalenza, presente in ogni configurazione familiare, va riconosciuta e compresa nella sua piena complessità.
I racconti restituiscono una fotografia autentica e attuale delle famiglie italiane, spesso allargate, ricomposte dopo separazioni, con figure genitoriali e partner diversi, che cercano continuamente nuovi equilibri. Emergono inoltre testimonianze di giovani con origini straniere che descrivono le difficoltà legate al processo migratorio e alla ricostruzione delle proprie radici familiari in un nuovo contesto come in “Un passaporto bordeaux, un viaggio immenso”. Anche gli animali domestici occupano uno spazio centrale in queste narrazioni, riconosciuti come veri e propri membri della famiglia.
In molti casi, il concetto stesso di famiglia supera il legame di sangue, includendo figure differenti: parenti acquisiti, amici, e persino professionisti come psicologi. Interessante è anche notare l’assenza di logiche sostitutive: le diverse esperienze relazionali vengono integrate senza essere messe in competizione, come dimostra il racconto “Fazzolettone” che collega l’esperienza scout alla propria famiglia monogenitoriale. Questo sottolinea ulteriormente quanto la famiglia sia un prisma dinamico, da osservare da diverse prospettive per coglierne tutte le sfumature.
Politica e ricerca devono ascoltare attentamente queste voci per comprendere come la famiglia oggi venga costruita, interpretata e trasformata. Il cambiamento, infatti, è una costante necessaria per ogni società viva e in salute: illudersi che la famiglia sia un’istituzione immutabile significa ignorare la quotidianità concreta delle persone e cancellare gli aspetti più difficili e dolorosi delle loro vite. I ragazzi e le ragazze di questo volume ricordano che raccontare apertamente il malessere del proprio tempo è fondamentale per creare percorsi virtuosi di comprensione reciproca e favorire una conoscenza autentica dei fenomeni sociali contemporanei.