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Genitori soli e pandemia

scritto da Laura Lombardi

Pochi giorni fa, il 17 marzo, il prestigioso Washington Post ha pubblicato un lungo articolo scritto da una madre sola, Alison Stine, intitolato What it’s like to be a single parent in a pandemic.

Per ricordare che, in questo momento di allerta da virus, le istituzioni stanno chiedendo alle persone di pianificare le loro vite in previsione di quanto sembra scontato dover necessariamente accadere anche negli Stati Uniti. Da una parziale a una totale quarantena, ognuno a casa propria.

Peccato che, scrive lei, nessuna pianificazione consigliata tiene conto di situazioni come la sua. Anche in scenari di emergenza, si continua a presumere che l’unità familiare dominante sia quella di due genitori.

Abituata ad una pianificazione e gestione in solitaria di tutte le incombenze che riguardano il figlio, considerato che il marito se n’è andato quando il bimbo, ora di nove anni, era ancora piccolo, scrive che però, per certe eventualità, tipo una pandemia, non si può essere preparati ad essere soli.

Scrive:

Chi si prenderà cura dei bambini se devi lavorare? Come possono i genitori soli mantenere lavoro e senso di sicurezza economica? La pandemia di coronavirus, forse come nessun’altra emergenza negli ultimi tempi, ha messo a nudo la mancanza di infrastrutture, sostegno, risorse e assistenza per i più vulnerabili, comprese le madri sole.”

E più avanti:

Anche se molte aziende sono incentrate sul lavoro online, questo non sarà un grande aiuto per le zone più rurali o colpite dalla povertà del paese come il mio, dove molte persone lavorano a turni, in magazzini, in settori come assistenza sanitaria, amministrazione o manutenzione.

Non abbiamo una connessione Internet affidabile dove vivo io, in Appalachia centrale, quindi il lavoro e la scuola a distanza non sono nemmeno una possibilità in molti casi.

O ancora:

Licenziata dal mio precedente lavoro di editor, ora lavoro a tempo pieno come freelance. Il lato positivo è che lavoro sempre a casa e ci sono per mio figlio. La cattiva notizia è che se io non lavoro, io e mio figlio non mangiamo. Perché non sono un dipendente abituale di una società, non guadagno uno stipendio garantito e non ho giorni liberi o di malattia… Non è stata approvata alcuna legge federale per i congedi per malattia retribuiti, e secondo la Conferenza nazionale delle leggi di Stato, solo 12 Stati e il Distretto della Columbia hanno leggi che impongono ai datori di lavoro di prevedere congedi per malattia retribuiti per i lavoratori.

…Vivo al di sotto della soglia di povertà, come circa il 30 per cento delle famiglie monoparentali, secondo l’Ufficio del Censimento. Come possiamo permetterci di fare la spesa per due settimane? Ho fatto scorta di fagioli, riso, pasta, burro di arachidi e zuppa, cibo che si conserva e che è relativamente poco costoso. Ma farlo ha significato avere scontrini per una cifra doppia rispetto al mio budget, in un momento in cui il mio lavoro è rallentato.

Inoltre non so come potrò permettermi i libri supplementari, i quaderni, i giochi, i materiali artistici e le attività per mantenere il mio bambino, a casa da scuola, attivo e divertito. La nostra biblioteca pubblica ha chiuso le porte, chiusura che mi ha gettato nel panico”.

Siamo estremamente fortunati per il fatto che né io né mio figlio assumiamo regolarmente farmaci prescritti, ma entrambi abbiamo bisogno di costosi farmaci da banco per le allergie e rifornirsi di antidolorifici e antipiretici per adulti e bambini, come consigliato, costa molto, soprattutto in un periodo di rialzo dei prezzi. Come fai a stare bene quando riesci a malapena a stare a galla? Anche il consiglio di dormire abbastanza, mangiare bene e fare esercizio per cercare di evitare il virus sembra particolarmente punitivo per i genitori soli. L’ultima volta che ricordo di aver dormito più di sei ore a notte è stato dieci anni fa, prima di avere un bambino.”

La Stine, giustamente, non perde l’occasione di ricordare infine che, sebbene raramente considerate nelle politiche sociali locali o federali, le madri sole hanno imparato a formare alleanze, sviluppando una rete di mutuo sostegno.

Di fronte ai moduli all’inizio dell’anno scolastico, mi ero congelata alla pagina “contatti di emergenza” fino a quando una collega mamma single mi ha detto: Metti il mio numero. Sarò il tuo contatto d’emergenza. La prima babysitter di mio figlio è stata la figlia adolescente di quella mamma single che mi ha contattato, non appena è stata annunciata la chiusura della scuola, per farmi sapere che loro ci sono.

Un’altra mamma single sta formando una cooperativa di genitori soli che curino a turno un piccolo gruppo di bambini, mentre io e mio figlio stiamo progettando uno scambio di libri di quartiere, lasciando libri sul nostro portico.
Ho imparato presto quale sia il potere di una rete sociale per le madri sole: quando il mio bambino era molto piccolo e un gruppo di donne sconosciute mi lasciato del cibo cucinato sulla porta di casa per settimane.
Farò affidamento sulle mie compagne madri sole, sui miei vicini e sui miei genitori, che vivono a un’ora di distanza, per superare le prossime settimane o quel che sarà, come loro faranno affidamento su di me. Ma non so chi si prenderà cura di mio figlio se dovessi ammalarmi. Una delle dure realtà del fare il genitore da solo è: quando ti stai prendendo cura del tuo bambino malato, sai che lo sarai anche tu. E nessuno verrà a darti il cambio.

Le persone hanno e continueranno a morire di covid-19. Ma le persone continueranno a morire anche per la povertà cui sono ora esposte dalla pandemia. Io lavoro sodo e risparmio il più possibile. Ma come molte persone in America, sono a distanza di un disastro dalla rovina. Una riparazione di un’auto, una fattura inaspettatamente alta, ciò che sembra minore ovviamente rispetto alla pandemia. Ma per i genitori single, quel disastro, potrebbe avvenire adesso?”.

Alison Stine si sta preparando all’isolamento, all’emergenza. Qui in Italia è già una realtà.

E voi, mamme e papà soli che ci leggete, come la state affrontando?

Che problematiche, che soluzioni, che risposte avete trovato alle domande che pone la Stine? Avete voglia di condividere i vostri pensieri, i vostri suggerimenti? Che cosa si potrebbe fare?

Scriveteci alla e-mail: associazione@smallfamilies.it

Manteniamo viva l’alleanza, virtuale.

O forse non solo virtuale.

 

Il libro di Alison Stine “Road Out of Winter” sarà pubblicato in autunno.

autore

Laura Lombardi

Scrittrice, con un passato televisivo. Coordinatrice dell’area culturale ed eventi. Madre separata di una figlia, sono curatrice, insieme con Raethia Corsini, del progetto smALLbooks. Per il sito scrivo per la sezione “Magazine” e “Diario d’Autori”. Condivido con Giuseppe Sparnacci il progetto “Riletture in chiave smallfamily”.

Sono nata nel 1962, scrivo e ho un’unica adorata figlia nata nell’anno 2000. Con Susanna Francalanci ho scritto alcuni libri per ragazzi pubblicati dall’editore Vallardi e il giallo Titoli di coda, per Eclissi editrice. Per parecchi anni ho lavorato come autrice televisiva, soprattutto in Rai, soprattutto con la vecchia RaiTre. Prima ancora c’era stato il periodo russo, quello in cui ho frequentato Mosca, l’Unione Sovietica e la lingua russa.Il canto, la ricerca attraverso il suono e la voce, il tai chi, sono gli strumenti privilegiati con cui mi oriento. Amo camminare, soprattutto nel silenzio denso di suoni dei boschi dell’Alta Valmarecchia, dove ho la fortuna di avere una casa che saltuariamente apro per ospitare incontri, corsi e altre iniziative: Croceviapieve. Vivo il progetto Smallfamilies come parte fondamentale del mio percorso evolutivo.

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