L’associazione Smallfamilies segnala da anni – numeri alla mano- come i nuclei monoparentali siano sempre più in aumento. Quando siamo nati, quasi quindici anni fa, eravamo in pochi a parlare di questo fenomeno e a richiedere interventi ad hoc in grado di fronteggiare soprattutto le situazioni di fragilità sempre più evidenti, almeno ai nostri occhi. Oggi, il fenomeno è maggiormente riconosciuto, come testimoniano gli articoli che periodicamente vengono pubblicati sul tema. Non ci resta, dunque, che sperare che una tale sensibilità giunga anche da tutte quelle Istituzioni che se ne dovrebbero occupare. Ma raramente lo fanno.
Alcuni dati
Negli anni Ottanta del secolo scorso, le famiglie con un solo genitore erano 500mila, nel 2014 sono diventate 2,56 milioni, oggi sono circa 3 milioni. Con un incremento del 15% in dieci anni (Istat, 2023).
Aumentano genitori soli con uno o più figli e aumentano anche le persone che vivono sole: nel 2023 queste ultime sono 8,8 milioni, nel 2014 erano 7,6 milioni. Contemporaneamente, diminuiscono le coppie con figli, mentre restano stabili le coppie senza figli. Come più volte ricordato, le madri sole con uno o più figli costituiscono l’82% dei nuclei monogenitoriali (in lieve diminuzione rispetto agli anni passati perché stanno aumentando i padri soli).
Secondo questo articolo, l’identikit dei monogenitori vede in otto casi su dieci madri single, principalmente separate o divorziate (39%), talvolta vedove (27%) e sempre più spesso nubili a seguito della fine di una convivenza o alla scelta di avere un figlio senza essere in coppia (16%, con una crescita del 55% nell’ultimo decennio).
I dati Istat relativi alle “Condizioni di vita e reddito delle famiglie”, anno 2023-2024 e pubblicati nel marzo 2025, confermano quanto la letteratura scientifica internazionale segnala da tempo, ovvero: i genitori soli con figli sono tra le tipologie familiari più vulnerabili. Molti di loro -anche qui un dato in crescita- vivono diverse forme di fragilità: possono contare su un solo reddito, sono più esposti a imprevisti di natura economica, sono a rischio povertà, manifestano una condizione di deprivazione materiale e sociale, faticano a conciliare famiglia e lavoro.
Si parla di 4 minori di 16 anni su 10 tra quelli che vivono con la madre sola; 2 su 10 nel caso in cui il genitore sia uomo.
Secondo i dati Istat, nel 2024 il 23,1% della popolazione italiana è a rischio povertà o esclusione sociale. Riferendosi alle diverse geometrie familiari emerge quanto segue:
“Nel 2024 l’incidenza del rischio di povertà o esclusione sociale si conferma essere più bassa per chi vive in coppia senza figli. Rispetto al 2023, l’indicatore aumenta per coloro che vivono in famiglie con cinque componenti e più (33,5% rispetto al 30,7% del 2023) e, soprattutto, per chi vive in coppia con almeno tre figli (34,8% rispetto a 32% del 2023). La crescita si registra anche per i monogenitori (32,1% rispetto a 29,2%), per effetto della più diffusa condizione di bassa intensità di lavoro (legata anche a problemi di conciliazione). Per le coppie con uno o due figli, il rischio di povertà o esclusione sociale rimane contenuto (circa il 19%) e ben al di sotto della media nazionale (23,1%). Inoltre, nel 2024, il rischio di povertà o esclusione aumenta per gli anziani di 65 anni e più che vivono da soli (29,5% dal 27,2% del 2023)”. (Istat)
In un articolo su Il Sole 24 ore il demografo Alessandro Rosina, nel ricordare come il modo di intendere i legami familiari interagisca sempre con i mutamenti culturali e normativi di un dato periodo storico, così scrive:
“Il ruolo della politica è quello di non lasciare che le diversità diventino diseguaglianze. Questo significa consentire alle persone di trovare adeguate condizioni di benessere e sviluppo umano a partire dall’infanzia, indipendentemente dalle condizioni di partenza (ovvero dalle caratteristiche della famiglia di origine). I nuclei monogenitoriali si trovano con un unico reddito di lavoro che porta spesso a un sovraccarico e a una riduzione del tempo passato dai figli con un genitore. Questo è ancor più vero in Italia per la carenza di strumenti di conciliazione tra lavoro e famiglia. Innanzitutto cruciale è il sostegno a questa tipologia di nuclei che si trovano in deprivazione economica, una condizione che porta anche a povertà educativa. Non meno importante, però è consentire a madri e padri soli di dedicare tempo di qualità alla relazione con i figli. Quelle monogenitoriali non sono certo meno famiglia delle altre. E’ semmai la carenza di politiche adeguate che lascia più in difficoltà nel sentirsi tale in senso pieno”.
Si veda anche di Michela Finizio:
Madri e padri single: genitori soli cresciuti del 15% dal 2014, 23 febbraio 2025.
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