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Come imparare a dire addio/II

scritto da Carla di Quinzio

Come imparare a dire addio, seconda puntata: il mese scorso ho parlato delle famiglie divenute monoparentali a seguito della morte di un genitore. Si è visto quanto sia importante permettere ai bambini di congedarsi dalla figura parentale; ho sostenuto infatti che dall’attenzione che si riuscirà a dedicare al doloroso distacco, potrà discendere la qualità affettiva delle loro vite e, aggiungo ora, quella di tutti, compresa quella del morente per il poco tempo che gli rimane.

Lì si parlava della morte preceduta da un periodo di malattia, condizione, da questo punto di vista forse potenzialmente privilegiata, poiché offre una possibilità di scelta agli adulti. Esiste però anche l’eventualità della morte improvvisa, pensiamo, solo per fare un esempio recente, al disastro dell’aereo che si è schiantato sulle montagne francesi.

In questi casi, oltre a non poter scegliere quando morire come è sempre, non c’è neppure la possibilità di decidere come salutare i nostri cari: per questo è bene averlo fatto prima. Ricordo una giovane donna a cui offrii la mia consulenza diversi anni fa proprio a seguito della morte del marito; la signora è anche madre di una bimba che al tempo aveva 5 anni.

La bimba, che qui chiamerò Clementina, quel mattino era stata accompagnata all’asilo da suo padre che, possiamo immaginarlo, le avrà promesso che si sarebbero rivisti la sera; invece quella bimba e quel papà non si sono mai più incontrati, perlomeno nei modi a cui siamo abituati.

Clementina fortunatamente ha avuto una madre e una famiglia allargata che, seppure gravemente traumatizzate dall’evento, nel sostenersi reciprocamente, misero in campo tanta solidarietà necessaria ad aiutare la bambina a simbolizzare la perdita di una persona fondamentale a quell’età e, attraverso fiabe, disegni, immagini, racconti di ricordi preziosi dei momenti trascorsi insieme al papà, Clementina ha potuto crescere serena.

Riflettere su questi episodi ci aiuta a capire che forse non prendiamo in seria considerazione l’evidenza della morte insita nella vita stessa e, soprattutto, che la morte potrebbe sopraggiungere in ogni istante; pensare alla finitezza non per angosciarsi bensì per mettere in atto tutto ciò che umanamente possiamo.

Riflettere sul dato reale che ogni giorno, ogni momento potrebbe essere l’ultimo ci può portare a vivere in modo più consapevole e autentico. Vivere come se fosse l’ultimo giorno significa dare valore alle nostre attività quotidiane, significa essere presenti a noi stessi e a quello che stiamo facendo, anche alle attività più banali e noiose, anziché essere sempre assorbiti dall’urgenza e dal pensiero del prossimo impegno da adempiere.

Aver ben chiara la caducità ci permetterà di comprendere quanto è importante ritualizzare ogni nostra quotidiana separazione: salutarsi, sempre, aiuta a vivere bene.

Non ci sono mai valide ragioni per non salutarsi; neppure dopo un litigio fra adulti, persino quando finisce un’amicizia o una storia d’amore; né ha alcun senso pedagogico punire i bambini non rivolgendo loro la parola; li possiamo e dobbiamo riprendere mettendoli di fronte alle loro responsabilità, se non hanno rispettato una regola precedentemente spiegata con chiarezza, ma non possiamo negare loro il nostro saluto.

Concludo pensando al dono prezioso che ciascuno di noi può fare ai propri figli e a sé, ritualizzando il distacco di fine giornata; ognuno secondo le proprie preferenze: la lettura di una fiaba, raccontarsi o ripensare fra sé alla giornata, quel che si è fatto, chi si è incontrato, come potremmo fare meglio, chi crede può pregare, i filosofi antichi praticavano e consigliavano l’esame di coscienza.

Ognuno secondo le proprie preferenze, ma è una buona abitudine accostarsi al sonno ristoratore con un commiato dal giorno appena trascorso e dalle persone con cui stiamo percorrendo un pezzo di strada.

nell’immagine: Morte e ragazza di Egon Schiele

autore

Carla di Quinzio

Filosofa, faccio parte dell’Associazione PHILO pratiche filosofiche e dei servizi convenzionati con l’associazione Smallfamilies®. Sono tra le fondatrici dello “Sportello per madri e padri soli”, iniziativa nata in partnernariato con Smallfamilies®. Per questo sito scrivo consigli/interventi/risposte/ per l’area “Corpo-Spirito-Mente”.

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