Riprendiamo da dove ci siamo lasciati: l’ipotesi, per ora sospesa, di un Anno Europeo della conciliazione. O meglio, torniamo proprio lì, sul campo, tra i siti istituzionali e i blog sull’argomento, per incontrare il personaggio-simbolo della campagna di comunicazione: il pinguino imperatore.
Perché proprio lui? Perché, viene spiegato nel sito, è “un ottimo esempio naturale di uguaglianza di genere e condivisione di responsabilità genitoriali”. Infatti dopo l’accoppiamento la femmina depone un uovo, che viene raccolto dal maschio. Poi la femmina si allontana verso il mare per procurarsi il cibo. I maschi restano invece sul posto, tutti insieme, in piedi a covare le uova tenendole in equilibrio sui piedi e ricoprendole con una piega della pelle. Per tre mesi rimangono a digiuno assoluto, uniti in gruppi per difendersi dal freddo. Una volta che le femmine ritornano sul luogo della riproduzione, portano il cibo che rigurgitano per i piccoli appena nati. Nel frattempo, assolto il loro compito, i maschi si muovono verso il mare alla ricerca di cibo con cui sfamarsi e le madri si prendono cura dei piccoli, proteggendoli con il calore della loro tasca ventrale.
La prima volta che ho letto questa spiegazione ho pensato “è meraviglioso”: l’alternanza perfetta dei ruoli, la responsabilità condivisa, il contributo di entrambi i genitori alla progressiva autonomia del cucciolo.
Qualcuno ha commentato che si tratta della “famiglia perfetta” ma… non siamo tutti pinguini imperatori! Cosa accade se il nucleo familiare è composto dal cucciolo e da uno solo degli adulti della specie? Il piccolo è destinato a soccombere alle intemperie dell’Antartide perché il perfetto equilibrio si è rotto?
Sono andata al di là del significato del logo scelto per l’Anno Europeo, è ovvio. Ne ho solo seguito l’input per ragionare su cosa significhino “condivisione” o “equilibrio” nella vita reale delle smallfamilies.
La prima osservazione che mi viene da fare è che condivisione non coincide, nel caso delle smallfamilies, con alternanza e, soprattutto, con un’alternanza di ruoli giocata (solo) all’interno della coppia. Non perché gli adulti in questione non possano dividersi i compiti, e i momenti, della cura (penso ad esempio ai tanti casi di separazione in cui entrambi i genitori contribuiscono alla cura dei figli, pur non essendo più conviventi). Ma perché nella vita quotidiana, per le smallfamilies ancor più che per altri, l’equilibrio è un gioco aperto tra più attori. La condivisione non è alternanza tra due, ma relazione tra molti.
In altre parole la qualità della vita di una smallfamily dipende molto dalla capacità di tessere tante e diverse relazioni: penso concretamente a nonni, zii e parenti di vario grado, ma anche ad amici, conoscenti, vicini di casa, baby-sitter, altri genitori e persone in genere con cui condividere tratti di strada. Costruire relazioni richiede attenzione, cura, costanza ma soprattutto la consapevolezza che una richiesta di aiuto non è mai un fattore di debolezza e che ci sono più persone disposte a darsi una mano di quanto pensiamo. È vero creare relazioni richiede tempo: la fiducia tra le persone non si improvvisa, ma una volta stabilita diventa la base di scambi reali, nella vita di tutti i giorni, nelle piccole necessità come per le emergenze più difficili. Anche i pinguini, per sopravvivere alla rigidità delle condizione climatiche, non si muovono da soli, né in coppia, ma formano colonie e proprio lì sviluppano comportamenti solidali.