Progetto Oltre la pandemia STORIE

E se non ci fossero stati i nonni? Franco (e Emma)

scritto da Smallfamilies

Mi chiamo Franco, ho 40 anni e ringrazio i nonni. Metto le mani avanti, non sono abituato a scrivere quindi questo racconto non sarà certo un capolavoro.

Sono un lavoratore autonomo, artigiano, faccio l’elettricista, ho un’azienda mia, ho una figlia di 7 anni, Emma, che va in seconda elementare e che ho avuto da una donna poco più giovane di me con cui ho convissuto qualche anno ma con cui non mi sono però mai sposato.

Vivo in un piccolissimo borgo, una frazione di un paese dell’Appennino a una mezz’ora da Pesaro.

La mia fortuna è stata quella di separarmi tre anni fa, prima della pandemia. Perché dico fortuna? Perché io, che ho una piccola ditta, ovvero lavoro praticamente da solo, quando mi sono separato non potevo permettermi di pagare una seconda casa quindi sono stato obbligato, un po’ a orecchie basse,  a chiedere ai miei genitori se era ancora libera la mia camera da ragazzo a casa loro… Con il mio lavoro che un po’ c’è e un po’ no, con le tasse da pagare, con la busta paga di un ragazzo che ogni tanto mi aiuta… insomma con tutte le spese, in tutta franchezza non ho pensato neppure per un momento di poter pagare un altro affitto, e questo prima della pandemia. Dopo… figuriamoci. Tutte le attività chiuse, per molti mesi non ho potuto lavorare, mancanza di lavoro e di reddito… non potrei proprio immaginare di avere una casa mia. E infatti sono lì ancora adesso.

Nella mia vecchia camera c’erano ancora un po’ di cose mie in giro, per la verità, qualcosa ancora appesa alle pareti, anche se la stanza nel frattempo era diventata la stireria di mia madre, o meglio la stanza casino, raccogli-tutto. Mia figlia per fortuna ci aveva già dormito varie volte, visto che c’era ancora il mio letto, così quando mi sono trasferito liberando la camera di un po’ di cose, mia figlia era già abituata a starci. Unica differenza, visto che è un letto a castello, quando lei sta con me, dormiamo tutti e due nel castello, io sopra e lei sotto. E la camera scoppia di peluche e di giochi. Per fortuna io non ho gran che, e diverse cose mie sono ancora nella casa in paese.

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Quando mi sono separato, tre anni fa, un anno prima dell’inizio di questa era covid, Emma aveva 4 anni.  Fino ad allora ero vissuto con la mia compagna e mia figlia in una casa in paese, in affitto, mentre la casa dei miei sta a pochi chilometri dal paese. Mio padre ha ottant’anni, mia madre 72, sono entrambi pensionati, e vivono un po’ isolati, in campagna proprio, in una vecchia casa di loro proprietà, che era dei miei nonni. Ci vivono da circa vent’anni e io sono in parte cresciuto lì.

La vera fortuna è che loro sono in ottima salute e sono stati vicini a mia figlia da quando è nata, lei è abituata a stare con loro e ci sta benissimo.

Di solito vive con la mamma, io la vedo un fine settimana sì e uno no e a volte, quando la mamma è in negozio fino a tardi – fa la parrucchiera – mio padre, ma soprattutto mia madre, la nonna, si occupava e si occupa ancora di andarla a prendere a scuola, prima alla materna e ora alle elementari.

Devo anche ammettere che stare dai miei genitori è molto comodo, alla fin fine. Mi fa risparmiare e non è certo poco. Poi con loro io comunque sto bene, sì, qualche bisticcio, a volte, ma niente di che. Quando torno a cena non devo cucinare… In più sono sempre via, il lavoro sta tornando e cerco di lavorare il più possibile, anche il sabato, quindi a casa ci sono molto poco, soprattutto la domenica, quando posso vedere mia figlia.

È successo qualche volta che dovessi lavorare anche la domenica in cui toccava a me tenerla e lì ho sempre chiesto aiuto a mia madre.  Mia figlia insomma ha passato tanto tempo con i nonni, a volte anche più con loro che con me.

Lei coi nonni si trova molto bene tant’è che d’estate, visto che dovendo lavorare, il più delle volte non riesco a fare tutto il mio periodo di vacanza con Emma, lei va anche via con i nonni, che la portano al mare o in montagna.

Anche la mia ex non riesce mai a fare un mese o comunque un periodo lungo di seguito di vacanza quindi ci aiutano anche gli altri nonni, non solo i miei genitori.

Tra i 4 nonni, i miei genitori e i suoi, c’è sempre stato solo un rapporto un po’ freddo, distaccato e anch’io non ho mai avuto molti rapporti con loro se non perché c’è mia figlia, loro unica nipote. Non è bellissimo però, dai, almeno non c’è guerra…

Anche con la mia ex compagna il rapporto è limitato a: prendi Emma – riporta Emma, alla gestione della vita quotidiana, e all’aspetto economico. Riduciamo al minimo i nostri incontri e i nostri contatti e ancora una volta è spesso mia madre che parla di più con lei, naturalmente di ciò che riguarda nostra figlia perché io lavorando molto faccio fatica a seguirla in alcune cose, ad esempio se bisogna portare Emma dal medico , è capitato che sia stata la nonna a farlo così come ad andare a prenderla a scuola o anche a partecipare alle feste o alle recite a scuola perché non sempre ce la facciamo, sia io sia la mamma, che deve stare in negozio.

I problemi ci sono stati con la mia ex soprattutto perché io non sono riuscito a dare continuità con l’assegno di mantenimento perché mentre lei è dipendente quindi ha avuto garantito il suo stipendio dai titolari del negozio anche durante il lockdown e le varie chiusure. Io invece essendo lavoratore autonomo quando non ho lavorato non ho guadagnato. E il ritardo di mesi che ho avuto a volte nel pagamento della mia quota è stato in effetti un grosso motivo di discussione. Per il resto tutto sommato non è male, lei decide un po’ su tutto, su cosa fare e non fare, vestiti, cose, attività… e a me sta bene.

Emma ha iniziato a fare un po’ di danza, chissà. Non ho avuto niente da dire, anche se forse mi sarebbe piaciuto che provasse a montare a cavallo… Potrebbe essere una cosa che faccio io con lei. Magari fra un po’, quando sarà più grande.

Durante tutto il casino del covid, all’inizio soprattutto, mia figlia stava principalmente con la mamma però visto che io potevo andare a vederla o a prenderla – potevo farlo come padre separato e poi si trattava sempre di pochi chilometri – è capitato che io andassi a prenderla e lei stesse con me e i miei genitori. Ovviamente potevo passare molto più tempo del solito con lei ed ero contento, mi piaceva l’idea, ma un po’ per carattere un po’ per il tipo di vita che faccio, non sono tanto abituato a giocare con lei quindi ammetto che ho fatto un po’ fatica.  Sono uno che va in giro, per lavoro e per divertimento, ho parecchi amici, e con il lockdown mi sentivo tanto in gabbia, questo va detto, quindi non so, sinceramente penso che avrei potuto fare meglio, come padre. Per fortuna potevamo uscire lì vicino a casa, avevamo voglia di stare fuori tutti e due. E anche fare due chiacchiere a distanza con qualche vicino. In casa giocava più la nonna con lei.

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Dove stiamo noi c’è più verde, c’è la campagna vicina. Dalla madre in paese invece non era proprio possibile uscire, e c’è solo un piccolo balcone. E in più c’è stato il problema scuola con la dad, il primo anno no – Emma era ancora alla materna quindi niente – ma l’anno dopo, quando era in prima elementare, ci sono stati periodi in cui la scuola è stata chiusa ma i negozi no, e la bambina stava tanto a casa nostra con la nonna mentre io cercavo di riprendere a lavorare il più possibile. Con un po’ di problemi perché lei doveva collegarsi con il computer e i miei non erano molto in grado di aiutarla. Di fatto quando non c’ero io non si connetteva e ha perso scuola.

Causa pandemia ho avuto soprattutto due paure. La prima è stata quella economica. Per diversi mesi mi si sono bloccati tutti i lavori e il fatto di stare fermo senza guadagnare nulla mi mandava ai matti. La seconda è stata che a un certo punto mio padre è entrato in ospedale per avere preso una broncopolmonite perché era stato per ore a zero gradi a cercare di riparare una grondaia  – il pazzo! –   e si è ammalato di covid in ospedale fino ad arrivare alla terapia intensiva, fino al famoso casco. L’ha preso addirittura quando era in attesa di essere ricoverato. Era il periodo iniziale, quando gli ospedali erano presi d’assalto e non si capiva nulla. E alla fine c’è stato per un mese, intubato e tutto. E lì ho avuto davvero paura. Paura per lui ma anche per tutti i problemi che abbiamo avuto dopo, perché dopo che è tornato a casa, mia figlia per diversi mesi non è più potuta stare con loro. Per paura che si ammalasse anche mia madre. Era il periodo in cui dicevano di stare lontani dagli anziani e questo è stato un problema sia per l’organizzazione nostra sia per il fatto che Emma non capiva perché non poteva vedere i suoi nonni ed era molto spaventata.

Ora ho una nuova compagna, diciamo così, e passo diverso tempo da lei, sono più spesso là che dai miei, però cerco di non coinvolgere mia figlia in questa cosa, lei la conosce come una mia amica e non l’ho mai portata a casa sua. Anche perché la mia ex non è tanto dell’idea che io faccia conoscere altre donne a mia figlia. Forse perché mi conosce e sa che proprio stabile non sono quindi meglio evitare che faccia comparire qualcuno che poi magari dopo un po’ sparisce. Quindi quando sono con Emma sono sempre da solo, e dai nonni.

Anche la mia ex non ha nessuno, la sua vita è molto concentrata fra figlia, lavoro, qualche amica a volte, e nonni. Che anche lì per fortuna ci sono. E che hanno anche dato un aiuto economico quando lei non ce la faceva.

Loro dobbiamo ringraziare, i nonni. Loro e solo loro.

Se non ci fossero stati i nonni, di qui e di là, sarebbe stato un problema.

Come avremmo fatto?

Questo è il succo.

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Questa  testimonianza è stata raccolta all’interno del  progetto
“Oltre la pandemia: bisogni, risorse e proposte per le famiglie monogenitoriali”
sostenuto con i fondi Otto per mille della Chiesa Valdese.

autore

Smallfamilies

"La redazione" del gruppo Smallfamilies aps

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