STORIE

Genitori e scuola: ci siamo persi qualcosa

scritto da Michela Savino

Negli ultimi tempi, mi capita di pensare spesso al delitto di Pontelangorino, nel ferrarese: un ragazzo di sedici anni commissiona all’amico del cuore il delitto dei suoi genitori che viene eseguito a colpi d’ascia.

Non mi piace unirmi al coro di chi pensa che oggi i ragazzi si annoiano perché” hanno troppo” e sono quindi in cerca di emozioni forti, liquidando così le responsabilità di noi educatori; preferisco pormi invece la domanda: perché è successo? Dove stiamo sbagliando?

Per capire gli adolescenti non posso rifarmi alla mia esperienza personale, educata attraverso il senso di colpa e il senso del dovere. I ragazzi di oggi, a causa dell’enorme cambiamento della società, vivono forti ideali narcisistici e consumistici, sentendosi spesso inadeguati a realizzare il proprio sé.

Come genitore single di un “giovanissimo uomo”, mi sono posta il problema del ruolo che devo assumere nei momenti importanti. Forse come dice Gustavo Pietropolli Charmet

Bisognerebbe che i genitori costruissero intorno alla mente dei propri figli un baluardo per evitare che vengano terrorizzati da nefaste profezie che la sottocultura nella nostra società sta preparando”.

Cioè a dire, aiutarli a non rinunciare al futuro e imparare ad avere fiducia nelle loro capacità di portatori di nuove idee e nuovi modelli. Non trasformare, per dirla ancora alla Charmet,

il presente in un eterno presente, celebrando il lutto della perdita della relazione con il proprio sé futuro per il quale non vale più la pena di impegnarsi.

tratto dal sito di Nino Di Francesco

Questo vale per tutti i genitori e, in modo particolare, per i genitori single che hanno l’intera responsabilità dell’educazione dei figli.

Ritorniamo alla domanda iniziale: perché quel delitto su commissione?

Forse per avere visibilità e autonomia? Non ho una risposta, ma sicuramente il gesto esprime (come dicono gli psicologi dell’età evolutiva) quel modello di sottocultura narcisistica proposta dai mass media: desiderio di diventare visibili a farsi apprezzare. La pubblicità, poi, aumenta il senso di frustrazione o di ritiro sociale; propone modelli irrealizzabili e li istiga nella consapevolezza che, una volta diventati famosi (per cui è legittimo fare qualsiasi cosa) tutto sarà permesso e perdonato.

In tutto questo scempio, la scuola abdica e i genitori diventano i paladini in difesa della loro prole. MAI il contenzioso tra queste due sfere è stato così alto.

Forse bisogna ripensare ad un modello di complicità tra questi due importanti emisferi e ricreare un nuovo rapporto tra genitori e scuola, capace di dare ascolto e rassicurare questi fragili adolescenti che non sono soli. I ragazzi che si sentono abbandonati non riescono a uscire bene dall’adolescenza e sono pronti a vendicarsi.

Non dimentichiamo che gli adolescenti inadeguati di oggi, saranno gli adulti malati di domani.


Immagine di apertura Trame di Raethia Corsini

autore

Michela Savino

Impiegata, madre single. Per questo sito scrive riflessioni sulla condizione di monogenitore.

lascia un commento