Homeland, Black Mirror, Breakin Bad, House of cards, True detective, The walking dead, Lost, le italiane Romanzo criminale eGomorra, tanto per citarne soltanto alcuni, sono titoli che appartengono a un panorama ormai ricchissimo delle serie tv.
Non ci interessa fare, qui, uno specifico approfondimento critico su alcune di queste. Ci interessa piuttosto ricordare come il genere “serie televisiva” sia passato nell’arco di una decina di anni dall’essere un genere di zero valore stilistico, estetico e culturale, esempio massimo di negatività televisiva, all’essere sinonimo di alta qualità ed espressione artistica.
Sarebbe riduttivo tentare qui di dare un’interpretazione ai motivi e alle conseguenze di tutto ciò, a livello sociologico, antropologico etc e ci guardiamo quindi dal provarci, limitandoci ad osservare l’effetto più evidente del cambiamento: le serie televisive sono diventate una passione planetariamente condivisa. Proprio grazie all’asso della serialità, attirano il grande pubblico, da sempre preda del feuilleton, del romanzo a puntate, ma hanno in più un alto livello artistico che seduce anche i cinefili più critici.
L’evoluzione del fenomeno si spiega con l’innalzamento del livello artistico non solo formale, ma anche dei contenuti, ovviamente. Contenuti credibili, intelligenti, non scontati, e che, forse, in gran parte rispondono al desiderio di guardare ed affrontare la realtà della vita in modo diretto ed immediato, lontano dagli stereotipi della narrazione televisiva più tradizionale, e contemporaneamente alla necessità di dissacrare potere, politica, istituzioni, secondo un’urgenza critica impellente e generale, anche quando si tratta di fantascienza e dintorni.
Ma oltre che di politica, di scienza e di paranormale, molte tra le innumerevoli serie raccontano di affari di famiglia, o meglio di affari di famigliE dove protagonisti sono gli intrecci relazionali e affettivi nel tentativo, a noi sembra, di rispondere al bisogno del pubblico di ritrovare in tv soprattutto lo specchio fedele di quei rapporti familiari a geometrie sempre più variabili che sono anche il centro del nostro interesse.
Hanno cominciato gli americani, ovviamente. Ma anche in Italia le cose sono molto cambiate in questi ultimi anni. E dopo anni di fiction che, per regia, recitazione e intrecci, si ispiravano chiaramente alle soap opera sudamericane, di qualità scadente, ecco che anche da noi si è cominciato a produrre serie interessanti.
Citiamo alcuni titoli di serie tv legate al tema della famiglia attualmente distribuite nei canali televisivi italiani. Molte hanno vinto numerosi premi e riconoscimenti e sono già arrivate a un elevato numero di stagioni.
Modern family, The new normal, Mom, Shameless, Brothers and sisters, Parenthood, Six feet under, Ma anche: Una grande famiglia, serie italiana giunta alla sua terza stagione.
Un discorso a sé merita la serie di successo irlandese Mrs Brown’s boys che incredibilmente non compare finora nei canali televisivi italiani. È una serie ideata, scritta e interpretata da Brendan O’Carroll e ispirata al suo personaggio letterario più noto, Agnes Browne, protagonista di quattro suoi celebri romanzi.
Ne parleremo in un altro post.
CURIOSITA’
In Italia la serie tv si definisce ancora comunemente “fiction”, quando in inglese il termine fiction viene utilizzato in letteratura mentre per definire un programma televisivo di genere narrativo si usa il termine “drama”.
In Italia si è iniziato ad usare questo termine inglese (che nel paese d’origine rimanda a ben altro significato) negli anni Ottanta, per descrivere quei “prodotti di finzione” con un portato palese di non autenticità (le tipiche sitcom e soap opera di quegli anni) cui si contrapponevano prodotti televisivi di altro spessore culturale, legati all’approfondimento della realtà e alla verità.
Di fatto però il termine fiction è entrato nell’uso televisivo italiano corrente e ancora oggi viene spesso utilizzato per definire tutte le produzioni televisive (che in inglese continuano a chiamarsi in un altro modo) di genere narrativo suddiviso a puntate. Anche quelle di qualità che sono, in definitiva, pronipoti di quelli che un tempo si chiamavano sceneggiati.
Una caratteristica però distingue nettamente le serie tv da tutto ciò che le ha precedute ed è la nuova unità di misura con cui si valuta il loro successo: la stagione.