Qualche settimana fa è uscito il comunicato stampa dell’Istat con gli indicatori demografici del 2019. Il testo integrale lo potete leggere qui.
I dati più indicativi li avrete sentiti ai telegiornali e letti sulla stampa, e per dovere di cronaca li riportiamo anche noi, ma prima vogliamo fare il punto e continuare il nostro monitoraggio sui numeri delle famiglie italiane.
Come cambiano i numeri delle famiglie
Ci preme sottolineare come non si sia data nessuna informazione (probabilmente non è un indicatore demografico) su come sia cambiata ancora la composizione delle famiglie nel 2019.
Possiamo invece rilevare, dai dati riportati sul sito dell’Istat nella sezione popolazioni e famiglie, come rispetto all’anno precedente siano aumentate le famiglie monogenitoriali. Sono infatti 2 milioni 397 mila contro i 2 milioni 324 mila dell’anno precedente. Insieme alle famiglie composte da persone sole sono le uniche tipologie famigliari ad aumentare, mentre calano le coppie senza figli e le coppie con figli.
Per quanto riguarda gli indicatori demografici riportati dal rapporto dell’Istat segnaliamo i dati più salienti.
Continua a diminuire la popolazione: al 1° gennaio 2020 i residenti ammontano a 60 milioni 317mila, 116mila in meno su base annua. Ogni mille residenti lo scorso anno al primo gennaio 2020 ne registriamo 998. La popolazione italiana è in calo ormai da 5 anni.
Gli stranieri
Al 1° gennaio 2020 i cittadini italiani residenti risultano 55 milioni, gli stranieri residenti ammontano a 5 milioni 382mila, in crescita di 123mila unità (+2,3%) rispetto a un anno prima. La popolazione residente straniera costituisce l’8,9% del totale (era l’8,7% un anno prima).
Le regioni dove più forte è l’incidenza della popolazione straniera sul totale dei residenti sono l’Emilia-Romagna (12,6%), la Lombardia (12,1%) e il Lazio (11,7%).
Il dato più basso è invece nel Mezzogiorno (4,4% contro l’11% del Centro-nord); il minimo è in Puglia e Sardegna (3,5%). Inoltre, considerati 100 stranieri di questi 58 risiedono nel Nord (di cui 23 nella sola Lombardia), 25 nel Centro e appena 17 nel Mezzogiorno.
Stabile il numero medio di figli per donna
Nonostante l’ennesimo record negativo di nascite, (nel 2019 si sono registrate 435mila nascite, si pensi che erano più del doppio all’inizio degli anni Settanta) la fecondità rimane costante al livello espresso nel 2018, ossia 1,29 figli per donna. Questo perché il numero annuale di nascite è vincolato non solo ai livelli riproduttivi delle madri ma anche alla loro dimensione assoluta e strutturale. Infatti nell’ultimo biennio le donne in età feconda (convenzionalmente di 15-49 anni) sono diminuite di circa 180mila unità. In aggiunta a tale fattore va poi richiamato che i tassi specifici di fecondità per età della madre continuano a mostrare un sostanziale declino nelle età giovanili (fino a circa 30 anni) e un progressivo rialzo in quelle più anziane (dopo i 30).
Non solo, fanno più figli le donne ultraquarantenni di quanti ne facciano le giovani sotto i 20 anni di età.
Dove nascono i figli? La fecondità più elevata si manifesta nel Nord del Paese (1,36 figli per donna), ben davanti a quella del Mezzogiorno (1,26) e del Centro (1,25).
Il primato della zona più prolifica spetta alla Provincia di Bolzano con 1,69 figli per donna, che precede Trento con 1,43. A parte queste due specifiche realtà del Nord-est, la zona dove la propensione ad avere figli risulta più alta è nel triangolo Lombardia (1,36), Emilia-Romagna (1,35) e Veneto (1,32), evocando una discreta correlazione tra intenzioni riproduttive e potenzialità garantite da un maggior sviluppo economico e sociale di tali regioni.
Rilevante il contributo alla natalità delle immigrate
Gli stranieri oltre a colmare in parte col saldo migratorio (+143 mila) il saldo negativo (nascite-decessi) pari a -212 mila unità, contribuiscono notevolmente alle nascite. Infatti circa un quinto delle nascite occorse nel 2019 è da parte di madre straniera. Tra queste, pari a un totale di 85mila, 63mila sono quelle prodotte con partner straniero (che quindi incrementano il numero di nati in Italia con cittadinanza estera), 22mila quelle con partner italiano.
I nati da cittadine italiane sono invece 349mila, di cui 341mila con partner connazionale e circa 8mila con partner straniero. Al pari di quella generale, la natalità risulta in calo per tutte le tipologie di coppia.
La speranza di vita alla nascita si allunga di un mese
Nel 2019 migliorano le condizioni di sopravvivenza della popolazione e si registra un ulteriore aumento della speranza di vita alla nascita. A livello nazionale gli uomini sfiorano gli 81 anni, le donne gli 85,3. Per gli uni come per le altre l’incremento sul 2018 è pari a circa un mese di vita in più.
Con la sola eccezione del Trentino-Alto Adige, tutte le regioni sono interessate da un processo di riduzione della popolazione di cittadinanza italiana. La questione colpisce particolarmente regioni demograficamente depresse o a più forte invecchiamento. Come ad esempio la Basilicata (-11,3 per mille), il Molise (-10,4) e la Calabria (-9,1) nel Mezzogiorno, ma anche regioni nel Nord del Paese come la Liguria (-8,7).
L’ Italia invecchia
L’età mediana della popolazione è di 46 anni (cioè circa la metà della popolazione ha 46 anni o meno, mentre l’altra metà ha più di 46 anni). L’età media è invece pari a 45,7 anni.