STORIE

AUU. Una madre vedova e la difficoltà di avere ciò che le spetta.

scritto da SF storie

Riceviamo da Valentina Pennati, madre vedova con due figli minori, questo testo che qui pubblichiamo integralmente accompagnato dalla lettera che lei stessa ha scritto nei mesi scorsi alla Regione Lombardia:

Che l’Italia non sia un paese per genitori soli non è una novità di cui mi stupisco; quello che mi sorprende invece è che sia un paese per vedovanza a tempo determinato. Eh sì perché l’INPS, in merito all’annosa questione della maggiorazione dell’AUU-Assegno Unico Universale  (ricordo che in principio era stato negato ai genitori soli per dicitura giuridica) ha stabilito – circolare n° 76 del 10/08/2023 – che anche la compagine a cui appartengo (nel mio caso vedovi) ha diritto ad un aumento della quota erogata, secondo le modalità che riporto qui sotto:

 Come anticipato, con effetto dal 1° giugno 2023, sulla materia è intervenuto l’articolo 22 del citato decreto-legge n. 48/2023, che ha riformulato l’articolo 4, comma 8, del decreto legislativo n. 230/2021, prevedendo espressamente l’estensione della maggiorazione per i genitori entrambi lavoratori ai nuclei monogenitoriali che sono tali a causa del decesso dell’altro genitore; è stato tuttavia limitato l’effetto del nuovo disposto di cui al citato comma 8 alle rate maturate a partire dal 1° giugno del corrente anno, senza che sia altresì prevista la possibilità di riconoscere “somme a titolo di arretrati”, e tenendo conto della data in cui si è verificato il decesso, che non deve comunque essere anteriore al quinquennio.

Conseguentemente, per i soggetti che risultano vedovi e che presentano la domanda per la fruizione dell’assegno unico per i figli a carico, è possibile beneficiare a partire dal 1° giugno 2023 della maggiorazione per genitori entrambi lavoratori, nel caso in cui risultino soddisfatti tutti i seguenti requisiti:Riceviamo da Valentina Pennati, made vedova con due figli minori, questo testo che qui pubblichiamo integralmente accompagnato dalla lettera che lei stessa ha scritto nei mesi scorsi alla Regione Lombardia:Riceviamo da Valentina Pennati, made vedova con due figli minori, questo testo che qui pubblichiamo integralmente accompagnato dalla lettera che lei stessa ha scritto nei mesi scorsi alla Regione Lombardia:
-l’evento del decesso dell’altro genitore si è verificato in data non antecedente al quinquennio precedente rispetto alla data di presentazione della domanda di AUU;
-il genitore deceduto risultava al momento del decesso lavoratore o pensionato (cfr. la circolare n. 23/2022);
-il genitore superstite risulta lavoratore al momento della domanda di AUU;
la maggiorazione viene concessa per i figli minorenni e per valori di ISEE inferiori al limite previsto dalla legge (per il 2024 pari a € 45.574,96, dato INPS, messaggio numero 2303 del 20-06-2024). 

Praticamente per ricevere un sostegno al reddito una persona vedova deve avere perso il coniuge entro i cinque anni prima della presentazione della domanda: come a dire, dal momento che lo Stato non ha mai concepito la presenza sul suolo patrio di persone vedove (a parte le vedove e gli orfani di guerra), non può ritrovarsi all’improvviso ad evadere migliaia di richieste: da qui la necessità di imporre lo sbarramento per l’accesso alla domanda.

Ma non solo: viene qui messa in gioco l’annosa questione del limite ISEE, tale per cui molte persone si vedono escluse dalla possibilità di ricevere la maggiorazione perché in possesso di beni che per varie ragioni restano congelati, e quindi indicatori di reddito solo ai fini della dichiarazione fiscale, ma non utili in nessun modo per il sostentamento quotidiano o per affrontare le necessità impreviste.

Io ho perso mio marito nel 2019 quindi ho potuto richiedere la maggiorazione, ma non è stato semplice perché nessuno dei patronati a cui mi sono rivolta per espletare la pratica era a conoscenza della suddetta circolare. In una conversazione telefonica mi sono anche sentita dire che sarebbe stato più semplice se avessi avuto uno o due figli con disabilità, piuttosto che orfani (evito qui ogni tipo di commento). E sia ben chiaro: se si telefona al centralino INPS di Roma, le cose non vanno meglio: dopo un’interminabile attesa telefonica, si viene passati da un operatore all’altro, i quali spesso forniscono informazioni differenti.

Un altro elemento di grande interesse nella circolare è costituito  dalla frase in cui si specifica che non è <<altresì prevista la possibilità di riconoscere “somme a titolo di arretrati>>. Del resto, tra il costo della vita in costante aumento, le spese impreviste e le necessità non superflue essenziali per crescere i figli, che non venga in mente di chiedere pure gli arretrati rispetto alle 30€ di maggiorazione (a titolo di esempio porto la fondamentale terapia logopedica di mio figlio secondogenito con DPL – che non è un decreto legislativo ma “Disturbo primario del linguaggio”, terapia che viene seguita privatamente dal momento che nel settore pubblico la lista di attesa per il trattamento è di un anno e mezzo).

Ma torniamo alla maggiorazione: si tratta di una somma non certo importante, una cinquantina di euro massimo. Lottiamo quindi per la maggiorazione dell’AUU, che costituisce di fatto una cifra che definirei “simbolica”, non tanto per il conseguimento di un’agevolazione economica, bensì di un riconoscimento giuridico.

Procediamo nella disamina della circolare: la seconda e la terza condizione stabilita dall’INPS riguardano la condizione dei due genitori prima del decesso di uno, ovvero entrambi devono essere lavoratori. Anche questa mi pare una forma discriminatoria nei confronti di quei nuclei familiari – magari in condizione socio-economica già precaria prima dell’evento luttuoso: pensiamo infatti alla situazione di una famiglia in cui il reddito lavorativo è solo a carico del marito (o compagno, il termine è ovviamente usato in senso lato) poiché la moglie potrebbe aver deciso di dedicarsi momentaneamente – o perennemente – alla cura della famiglia (probabilmente perché non riesce ad inserire i bambini piccoli all’asilo nido – vogliamo aprire anche questa parentesi?) e al momento della perdita del marito non era occupata. A questa donna, dunque, in caso di decesso dell’uomo, non spetterebbe nessun sostegno?

Scrivevo questo articolo a febbraio e ad oggi le cose non credo siano migliorate o cambiate (nel caso, Vi prego, di condividere eventuali informazioni e chiedo venia se qualcosa mi è sfuggito o è inesatto): ciò perché manca un riconoscimento giuridico dello status di vedovo o vedova, tale per cui venga istituito un sostegno ad hoc, senza ricorrere ai morsi strappati ad altri provvedimenti. Inoltre sarebbe davvero di aiuto che i patronati ricevano e forniscano informazioni chiare e univoche rispetto alla tematica.

Inserisco in coda all’articolo una Lettera aperta che ho indirizzato alla Regione Lombardia, destinata all’Assessore alla famiglia, alla disabilità e alle pari opportunità, Dott.ssa Elena Lucchini.

A seguito del prezioso incontro con le Istituzioni, aspetto di sapere quali saranno i passi successivi. Intanto continuo – continuiamo – ad operare per il nostro riconoscimento e a difendere i nostri diritti.

 

Riporto qui di seguito la Lettera aperta che ho inviato:

Regione Lombardia
Assessore Dott.ssa Elena Lucchini

6 febbraio 2023

OGGETTO: proposta politiche sociali per sostegno alla genitorialità

Gentile Assessore Dott.ssa Elena Lucchini,
Le scrivo in qualità di rappresentante di una piccola compagine sociale che ancora non trova voce presso le Istituzioni: i genitori soli, ovvero le mamme e i papà che per diverse ragioni si trovano a ricoprire il ruolo parentale senza il sostegno dell’altra figura genitoriale.

Non importa indagare in questa sede le ragioni di tale solitudine, quanto piuttosto suggerire alcune proposte che si auspichi possano diventare effettive, poiché foriere non solo di sollievo emotivo, dovuto ad un riconoscimento istituzionale, ma anche economico e sociale.

Le famiglie monogenitoriali sono una realtà sempre più numerosa e definire il genitore unico come single mi è sempre parsa come una definizione post-moderna e alquanto radical-chic. Il genitore unico è solo, madre o padre che sia. Solo davanti alle fatiche quotidiane, agli impegni lavorativi, alle responsabilità educative. Vivo ogni giorno questa situazione e, confrontandomi con altre ed altri genitori nella stessa situazione, viene da chiederci come mai non esista nemmeno un effettivo censimento che attesti la percentuale di famiglie monogenitoriali. Spesso siamo accomunati ai genitori separati, ma la nostra situazione è ben diversa perché sul piano economico non valiamo due, bensì uno. Uno solo a chiedere i permessi per malattie dei figli, uno solo a supportare il nucleo familiare e ad organizzarne il tempo.

I modelli di sostegno al reddito dei paesi del nord Europa sono davvero interessanti e offrono diversi spunti in proposito. Ora, mi rendo conto che il welfare italiano sia differente da quello nordico, ma probabilmente alcune pratiche possono essere mutuate. Regione Lombardia è attenta ai bisogni delle famiglie che vivono sul suo territorio: lo dimostra l’erogazione del Bonus bebè ed asilo nido, oppure la dote scuola in materia di politiche scolastiche ed educative. Nel Suo programma è anche indicato un sostegno abitativo per i genitori separati. Viviamo in un paese che garantisce e tutela la libertà dei cittadini proprio attraverso diverse forme di sostegno, o bonus, come quello per l’acquisto delle biciclette, dei depuratori d’acqua domestica, per le spese veterinarie gratuite ed altri più o meno creativi. Mi domando quindi come mai, al genitore solo, l’INPS non riconosca la maggiorazione dell’assegno AUU (questione che l’associazione Smallfamilies aps ha più volte segnalato scrivendo direttamente anche al Governo italiano), oppure come mai non sia possibile istituire un “bonus permessi retribuiti” in caso di malattia dei figli.
Le richieste che vorrei avanzare sarebbero diverse, ma mi limiterò ad esplicitare quelle che credo siano più rilevanti:

  • istituire i permessi retribuiti almeno all’80% in caso di assenza dal lavoro per malattia del figlio sia nel settore pubblico che privato, ed in numero congruo per un’unica figura di accudimento;
  • semplificare le pratiche burocratiche che coinvolgono il Tribunale dei Minori o il Giudice Tutelare, legate a successione e benefici di inventario; il cosiddetto genitore superstite, a meno di casi di inabilità gravissima, potrebbe essere nominato tutore unico dei propri figli attraverso un atto che lo renda “plenipotenziario” rispetto alle decisioni economiche da intraprendere (ad esempio eventuali vendite di beni mobili ed immobili);
  • predisporre una carta prepagata  o “bonus”  da destinare  alle  spese  mediche e farmaceutiche della prole;
  • predisporre un voucher per poter assumere regolarmente una babysitter che possa coadiuvare nella gestione del tempo familiare, senza così gravare su altri caregiver quali i nonni.

Certa di una Sua risposta,
porgo cordiali saluti e ringrazio per il tempo dedicatomi.
Valentina Pennati

autore

SF storie

È il team che si occupa di raccogliere e pubblicare le storie scritte direttamente dai protagonisti, che non sempre desiderano svelare la loro identità. Se vuoi mandarci la tua storia scrivi a associazione@smallfamilies.it, allega una fotografia e una liberatoria in caso di foto di minori oppure specifica che desideri l'anonimato.

lascia un commento