Riceviamo da Sabrina questo suo scritto che pubblichiamo integralmente:
“Bonus mamme”, detta così sembrerebbe una buona notizia. In realtà, andando ad approfondire, questa misura annunciata su tutte le testate con toni trionfalistici, appare fuorviante e anche un filo discriminatoria (giusto un filo).
Leggendo con attenzione le linee guida di questa “decompressione fiscale”, ci si rende conto che non è destinata all’intera platea di madri.
Per fruire nel 2024 di questo vantaggio si è madri (a pieno titolo) solo con 2 (due) figli, di cui il più piccolo non può superare i 10 anni di età.
Nel 2025 e nel 2026, invece, il bonus verrà assegnato solo alla nascita del terzo figlio e si conclude con il compimento del diciottesimo anno di quest’ultimo (lungimirante per un paese dove la media è intorno all’ 1,2 figli pro-capite)!
E se la condizione di madre non “è uguale per tutte”, che dire del significato attribuito alla parola “lavoratrici”?
L’ agevolazione riguarda infatti solo le lavoratrici a tempo indeterminato, ovvero il segmento che già beneficia di maggiori tutele. Pertanto le madri che lavorano con contratti a tempo determinato, le libere professioniste, le lavoratrici domestiche, le collaboratrici occasionali, le disoccupate che non si possono permettere un secondo figlio, restano a guardare.
Del resto, le succitate signore, non hanno contribuito a dare figli alla patria!
Qui la circolare INPS per saperne di più.
Foto di Frauke Riether da Pixabay