La scuola riparte e anche quest’anno nelle sue aule, corridoi, laboratori, bagni, cortili e ingressi si incroceranno vite e storie le più diverse, spesso impensabili. Ho il privilegio di osservare questo mondo da due prospettive alquanto diverse e in contemporanea: sia al di qua, sia al di là della cattedra. Come madre di una diciasettenne e come insegnante. Da docente precaria la visione si fa ancora più articolata, quasi caleidoscopica, perché ogni anno la scuola dove insegnare cambia, può essere una media o una superiore, vicino o lontano da casa, in un contesto difficile oppure ospitale.
Quando ripenso ai miei tanti anni trascorsi nelle aule, mi affiorano alla mente soprattutto i vissuti che ho incontrato nella relazione con gli studenti e le studentesse..
C’è Mario che vive in una famiglia numerosa, Lucia che ha perso la madre due anni fa, Jennifer che ha dovuto lasciare i suoi genitori dall’altra parte del mondo e vive con la zia e i suoi cugini, Andrea i cui genitori si stanno separando, Irene che il padre non l’ha mai conosciuto, Tommaso figlio unico di una giovanissima coppia. E via così. Ci sono genitori presenti e genitori totalmente assenti. Ci sono famiglie cosiddette “tradizionali” e nuove famiglie; famiglie adottive e adulti a cui è stato dato in affido un minore. Nuclei italiani, stranieri, misti.
Nelle aule scolastiche esiste un mondo di identità familiari che non sempre abbiamo voglia di vedere e tantomeno ascoltare. Basti pensare agli incontri sulla genitorialità che promuovono alcune scuole. Io stessa, madre single, ne ho seguiti alcuni in passato nei quali i giochi di ruolo ideati per aiutare il confronto tra genitori presenti non tenevano minimamente conto l’esistenza – che come sappiamo è tutt’altro che irrilevante – di famiglie monogenitoriali (vedovi, separati o genitori unici che fossero). Dopo due incontri ho smesso di andarci.
Il nostro compito di docenti e genitori dovrebbe essere – a mio avviso – quello di accompagnare il cambiamento che stanno vivendo le nostre famiglie, affrontare senza pregiudizi e paure il tema e questione della “famiglia che cambia”, smettere di continuare a raccontare un universo familiare che non c’è più e che forse non c’è mai stato, trovare un nuovo lessico per raccontare cosa ci sta succedendo, nel bene e nel male.
Se vogliamo una scuola veramente inclusiva, in grado di fare tesoro dell’esperienza vissuta da ognuno, capace di ascoltare e creare relazioni che abbiano senso e significato, non possiamo più fare finta di nulla. Dobbiamo iniziare a fare qualcosa, a partire dalla scuola dell’infanzia.
Non a caso, l’associazione Smallfamilies® nel proprio Manifesto ha dedicato una sezione alla scuola. “Cominciare dalla scuola” significa porre a riflessione il grande tema della genitorialità in trasformazione, delle sempre più diversificate tipologie familiari, del concetto stesso di Famiglia in continua evoluzione.
Molte cose di possono fare: promuovere progetti educativi e di sensibilizzazione; incoraggiare gli insegnanti e le famiglie ad affrontare il tema delle diverse strutture familiari che compongono il nostre Paese; promuovere i valori di tolleranza, comprensione, inclusione sociale; contrastare gli stereotipi legati alle nuove famiglie.
Buon anno scolastico a tutti e tutte. Ne abbiamo bisogno.
Riferimenti alla foto di apertura.