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Che cosa volete dalle vacanze?

scritto da Giovanna Carucci

Che cosa volete dalle vacanze? È una domanda solo apparentemente banale. Ho iniziato a scrivere per SF raccontando le mie prime vacanze da mamma single e voglio proseguire sul tema vacanze, un po’ per “chiudere il cerchio” ma soprattutto perché lavorando con i genitori sento essere un tema ancora caldo e per molti dolente.

La mia prima terribile vacanza da mamma single è stata solo 3 anni fa ma mi sembra sia passato un secolo e questo, in parte perché mio figlio è cresciuto ma soprattutto perché in questi anni ho talmente combattuto le mie paure e limitazioni mentali che mi sembra un episodio assolutamente lontano nella memoria.

In verità non amo ripensare molto al passato perché come dice Richard Bandler, fondatore della PNL

il bello del passato è che è passato

ma sicuramente l’esperienza di quella prima vacanza mi ha segnata molto e mi ha fatto capire che non voglio mai più trovarmi in una situazione del genere. Da quella volta infatti ho iniziato a guardare maggiormente e con più realismo alle esigenze mie e di mio figlio e a disegnare le vacanze con uno spirito diverso con il risultato che il livello di soddisfazione e divertimento delle nostre è andato aumentando di anno in anno.

Quest’anno facciamo un pezzettino in più e rompo definitivamente le barriere andando a fare un viaggio in un paese lontano lontano (come si dice nelle favole).

Prima di avere mio figlio infatti ero una viaggiatrice avventurosa con zaino in spalla e nessuna pianificazione particolare; il viaggio per me ha sempre avuto un effetto rigenerativo e di chiusura di grandi capitoli della vita; ogni viaggio era uno nuovo livello di me, una nuova me in un certo senso e al ritorno ripartivo più forte, serena e centrata.

Da quando è nato Andrea non ho più fatto viaggi, un po’ perché lui era piccolo (scusa principale) e un po’ per le mie paure e i miei freni emotivi interni (causa predominante).

Quest’anno invece mi sono detta “

adesso basta, è stato un anno impegnativo sotto tanti punti di vista e ho bisogno un viaggio. Ho bisogno di salire su un areo, lasciare tutto qui e qualcosa magari buttarlo pure dal finestrino per poi ripartire leggera a Settembre

e così mi sono messa a cercare qualcosa che fosse a dimensione nostra.

Mi sono chiesta:

  • che tipo di vacanza voglio?
  • di quali rassicurazioni ho bisogno per essere sicura che va bene per me e il mio bimbo di 6 anni?
  • che tipo di compagnia cerco?

Risposto a queste domande, mi sono messa alla ricerca:

  • volevo un paese lontano nel quale poter fare un po’ di avventura e che per me fosse una nuova bandierina sul mio planisfero dei viaggi;
  • volevo viaggiare con altre famiglie che avessero bambini della mia età, persone nuove che condividessero il mio spirito per il viaggio avventura.

È fuori dubbio che siamo ancora in una società tarata sulla “famiglia tradizionale” in termini di vacanze ma adesso, che sono finalmente serena e con tanta voglia di godermi le vacanze, ho scoperto un universo di gruppi e agenzie che raccolgono tantissime offerte ed opportunità per la famiglie, tradizionali e non. In realtà credo che esistano da un po’ ma forse ero io che non ero pronta per andare a cercarli o non ero pronta a partire per un avventura di viaggio con mio figlio, perché non mi sentivo ancora abbastanza forte per spiccare il volo.

Un grande bivio per me è stato tra gruppi per famiglie esclusivamente monoparentali o gruppi per famiglie punto; io ho deciso di optare per i secondi per varie ragioni che però essendo del tutto personali non credo sia utile condividere qui.

Ed ecco che quest’anno partiremo con un gruppo di famiglie: 2 tradizionali e 3 monoparentali per un totale di 14 persone in un “paese lontano lontano”.

 

Quello che voglio condividere qui non è tanto la ricetta della vacanza perfetta, perché ognuno ha la sua, quanto piuttosto alcune considerazioni e domande su cosa pensiamo di poter fare e di meritarci come famiglie a geometria variabile.

Fino all’anno scorso per me sarebbe stato impensabile affrontare un viaggio del genere, non ero pronta emotivamente e forse non sentivo ancora la necessità di fare questo salto simbolico; adesso invece sento che è arrivato il momento e che possiamo farlo, ben consapevole di cosa vuol dire viaggiare da sola con un bambino di 6 anni.

Il primo passo è infatti proprio quello di capire cosa si vuole.

Nel pianificare le tue vacanze domandati quindi cosa vuoi ottenere da questo periodo?

Tutto è possibile, è questione di capire cosa.

Nel coaching, il processo che si segue per raggiungere un obiettivo è quello di definire

  1. cosa si vuole e quindi l’obiettivo (nel mio caso fare appunto un viaggio in un paese lontano)
  2. analizzare la situazione attuale (proprio stato d’animo, il carattere e le attitudini dei bambini, le loro inclinazioni e desideri) per poi passare in rassegna le opzioni possibili.

Arrivati a questa fase, la nostra mente sarà già orientata a trovare una soluzione e quindi vedrete come per magia scoprirete quante opportunità ci sono là fuori; a questo punto è importante non farsi frenare da eventuali paure o “uccelli del malaugurio” che possono girare intorno e fare una bella lista di tutte le opzioni possibili. Walt Disney chiamava questa fase quella del sognatore, direi che il nome la descrive molto chiaramente nella sua essenza.

Fatto questo si passa alla selezione finale e al vaglio delle diverse opzioni tra quelle selezionate per arrivare a quella che più sentite giusta per voi ed in grado di farvi raggiungere il vostro obiettivo.

Per noi le opzioni possibili erano un viaggio nei parchi negli Stati Uniti e una vacanza al mare; ho considerato la mia stanchezza arretrata, che mio figlio molto probabilmente non avrebbe apprezzato gli spostamenti continui e le tante ore di auto, il fuso orario e il suo amore per il mare e abbiamo deciso che volevamo delle isole. Da lì è partita la pianificazione e abbiamo trovato un gruppo che unisce famiglie in viaggio e che proponeva una destinazione al mare che entusiasma entrambi tantissimo (dico abbiamo perché ho voluto coinvolgere il mio bambino nella scelta facendogli vedere foto delle due opzioni).

Ora vi starete domandando:

ma perché questo racconto? Al netto del metodo di coaching che può essere utile, è tutto molto personale…

Beh ho scelto di raccontarvi delle mie vacanze, perché in passato mi sono lasciata fregare tante volte dalla paura:

  • paura di non meritarmelo
  • paura di trovare famiglie tradizionali e che mio figlio si sarebbe sentito diverso
  • paura di non farcela
  • paura dei viaggi
  • paura di essere sola con lui
  • paura.

Al diavolo! Le vacanze sono un momento importante e bisogna viverle bene per ricaricarsi, ritrovarsi e svagarsi e questo come donna e come mamma.

Quindi se anche uno solo di voi avrà scovato una sua paura grazie alle mie parole e deciderà di fare della vacanza di quest’anno “la più bella della sua vita” allora sentirò di aver fatto qualcosa di utile.

Io vi auguro il meglio e che sia un viaggio bellissimo ovunque andrete o rimarrete, perché, se lo vorrete, comunque sarà un viaggio dentro voi stessi.

Buon viaggio cari compagni SF!

 

Foto di Dariusz Sankowski da Pixabay

autore

Giovanna Carucci

Coach professionista certificata con Master in Business Coaching e Life Coaching. Si è formata in PNL e Coaching presso l’istituto NLP ITALY, certificato dalla NLP Society di Richard Bundler.
Laureata in Bocconi, dopo decenni come manager nel mondo della moda e del lusso, decide di dedicarsi completamente al coaching che svolge con grande passione e con particolare attenzione al mondo della donna e alla genitorialità. Per Smallfamilies@ scrive nella sezione Corpo spirito mente.

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