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Congiunti o disgiunti

scritto da Laura Lombardi

Avviati verso la famigerata Fase 2 sembra di retrocedere alla Fase 0 se non alla Fase X, quella prenatale. Quella antica, che si pensava superata, se non del tutto, almeno rispetto alla conquista di alcuni principi basilari. Invece no. Eccoci, ci risiamo. Con il nuovo decreto del primo ministro, che entrerà in vigore dal 4 maggio, il governo italiano stabilisce che si possono visitare a casa o scortare al cimitero solo i propri “congiunti”, di fatto arrogandosi il diritto di stabilire che i legami parentali hanno maggior valore e maggior dignità di quelli amicali, affettivi, di supporto, di sostegno, maggior valore di quelle relazioni che, al di là del valore giuridico, sono spesso fondamentali, vitali.

Le coppie o famiglie di fatto, le famiglie cosiddette allargate, le coppie non conviventi, le coppie gay, trans, le famiglie cosiddette arcobaleno, i single, anziani o meno, e certamente tutti i genitori che vivono soli con uno o più figli, con difficoltà gestionali della propria vita casalinga e lavorativa attualmente ben superiori alla norma, tutte le persone che hanno fondamentali relazioni di mutuo aiuto o di sostegno da amici o vicini di casa, insomma chiunque abbia un legame stabile e significativo non certificato ma spesso di importanza logistico-strategica fondamentale oggi – anno 2020 – è ancora discriminato. Le istituzioni, una volta di più, sono miopi, non guardano la realtà vera, non tengono conto del cambiamento sociale, non hanno realmente come fine la cura della salute dei cittadini. Perché, diciamolo, avere cura significa considerare il benessere fisico, psicologico, mentale, economico, ambientale, relazionale dei cittadini. Di tutti.

Le persone si ammalano non solo di Covid 19, le persone si ammalano di paura, di ansia, di stress, di solitudine, di non-amore, si ammalano se sono trattate da idioti, se viene loro negata la possibilità di non sentirsi dei criminali se intrattengono rapporti coi vicini di casa, se amano amici e amiche più dei propri parenti, se hanno bisogno vitale di un sostegno e si sentono dei perdenti, dei pesi morti per una società che non li comprende perché non prova neppure a identificarli, a dar loro un nome, una voce.

Zitti. Non contate.

Ancora? Ma dai!

Che ruolo dovrebbe avere l’amministrazione pubblica, istituzionale? A mio avviso, molto semplicemente, cercare di garantire le opportunità e le soluzioni migliori tenendo conto della pluralità di bisogni di quella che è la miscela ultravariegata composta dai propri cittadini.

E invece.

Invece, questa trovata dei “congiunti” – peraltro di nuovo così emblematica nel suo essere non chiara ed esplicita – è l’ennesima dimostrazione di come il concetto di cura, di sanità, di benessere, di assistenza della miscela ultravariegata non solo non abbia risposta ma addirittura non venga minimamente valutata.

Viene proposto un modulo, un modello, che forse per qualcuno vale, per quel qualcuno che ancora vive la propria vita affettiva solo all’interno del clan familiare, ma è questa la società?

Siamo questi noi?

Chi ci governa come può rappresentarci se non solo non ci capisce, ma neppure ci considera?

In vista della Fase 2, più che congiunti, ci sentiamo Disgiunti.

Occorre elasticità, flessibilità, buon senso. E tanto tanto amore. Tanto affetto. Tanta cura.

È tutta salute.

autore

Laura Lombardi

Scrittrice, con un passato televisivo. Coordinatrice dell’area culturale ed eventi. Madre separata di una figlia, sono curatrice, insieme con Raethia Corsini, del progetto smALLbooks. Per il sito scrivo per la sezione “Magazine” e “Diario d’Autori”. Condivido con Giuseppe Sparnacci il progetto “Riletture in chiave smallfamily”.

Sono nata nel 1962, scrivo e ho un’unica adorata figlia nata nell’anno 2000. Con Susanna Francalanci ho scritto alcuni libri per ragazzi pubblicati dall’editore Vallardi e il giallo Titoli di coda, per Eclissi editrice. Per parecchi anni ho lavorato come autrice televisiva, soprattutto in Rai, soprattutto con la vecchia RaiTre. Prima ancora c’era stato il periodo russo, quello in cui ho frequentato Mosca, l’Unione Sovietica e la lingua russa.Il canto, la ricerca attraverso il suono e la voce, il tai chi, sono gli strumenti privilegiati con cui mi oriento. Amo camminare, soprattutto nel silenzio denso di suoni dei boschi dell’Alta Valmarecchia, dove ho la fortuna di avere una casa che saltuariamente apro per ospitare incontri, corsi e altre iniziative: Croceviapieve. Vivo il progetto Smallfamilies come parte fondamentale del mio percorso evolutivo.

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