Progetto Oltre la pandemia STORIE

Custodire un sogno. Vincent (con Cosimo e i nonni)

scritto da SF storie

Mi chiamo Vincent e ho diciassette anni compiuti da due mesi. Sono dell’Acquario e mi piace leggere gli oroscopi.

Vivo nel Salento, in provincia di Lecce, con mio padre da sempre. Abbiamo sempre vissuto nella stessa casa, vicina ai miei nonni, che non è tanto grande ma ha un bel terrazzo e in paese conosco tutti.

Nel centro storico mio padre ha ereditato da un suo zio che non aveva figli una palazzina antica molto bella su tre piani, del Settecento, con le volte a botte, che sarebbe perfetta da trasformare in un bed and breakfast o anche in una struttura più lussuosa magari con anche una spa.

Mio padre si chiama Cosimo e ha sempre lavorato negli alberghi, grandi o piccoli, con il sogno di averne uno suo così da quando ha ereditato la casa in centro storico non fa che pensarci. Lo zio lo sapeva e gli ha lasciato la casa ma servono i soldi per sistemarla.

In paese ci sono diversi frantoi sotterranei antichi ed alcuni sono visitabili e questo rende il paese turistico così anch’io quando ho dovuto scegliere che scuola fare, ho scelto l’alberghiero. Con mio padre vado d’accordo e mi piacerebbe lavorare con lui e fare diventare realtà il suo sogno che poi è anche il nostro sogno.

Questi due anni di covid sono stati un disastro per tutti quelli che lavorano nel turismo e in particolare qui da noi dove tutte le attività girano intorno a quello.

Per fortuna mio padre lavorava da un po’ di anni assunto nel personale di un albergo piuttosto grande al mare e ha potuto andare in cassa integrazione, ma adesso il pericolo vero è il licenziamento così, facendo una scommessa sul futuro, sarebbe ideale avere un’attività tutta nostra, sperando che i tempi bui siano finiti e che sia possibile che si torni a lavorare e ad avere turisti.

Però ovviamente per il momento non è possibile.

I miei nonni hanno sempre aiutato mio padre, anche con me quando ero piccolo, e ora vorrebbero poterlo aiutare in questo progetto ma serve molto di più, serve un finanziamento vero e se invece non si trova la soluzione, allora bisognerà vendere ma sarebbe un grande dispiacere.

Noi abbiamo anche una vera passione per il mare e la pesca. Sono andato diverse volte a pescare con mio padre e dei suoi amici pescatori e ho pensato tante volte che si potrebbe fare anche questo con i turisti, portarli al mare non per stare sulla spiaggia o al bar ma per fare escursioni di pesca. Secondo me tante persone verrebbero.

Durante il periodo del covid all’inizio, quando era proprio tutto chiuso, noi ce ne siamo stati buoni buoni a casa immaginando che fosse per poco però i miei nonni sono ancora giovani e loro hanno sempre voluto vederci, non avevano paura di ammalarsi. Abitiamo vicino, così abbiamo sempre mangiato insieme, mia nonna è bravissima e anche mio padre. Hanno cucinato tantissimo in quei mesi e io e il nonno abbiamo mangiato troppo. Siamo ingrassati tutti e due. Poi guardavamo anche un po’ di tv insieme.

Mio nonno teneva aperto il suo negozio di ferramenta perché quei negozi potevano stare aperti, ma lo teneva aperto meno, a volte solo la mattina perché c’era meno lavoro del solito.

La scuola non è stata proprio gran che in quel periodo. Noi abbiamo tante ore per le esercitazioni pratiche, le attività di stage, è un Istituto professionale alberghiero, quindi molte attività sono saltate e i professori non erano molto attrezzati per la DaD, un sacco di gente non aveva neppure buone connessioni, insomma diciamo pure che ho fatto poco. Poi nei mesi dopo c’è stato sempre un andamento a singhiozzo, un po’ sì un po’ no.

Io ho un padre che lavora in quel settore e lui mi ha spiegato tante cose, forse più di quelle che ho imparato in questi due anni di pandemia.

Per il resto, abitare in paese invece che in città è stato sicuramente meglio, meno stress.

Di noi non si è ammalato nessuno, all’inizio. Solo mio nonno ha preso il covid l’anno scorso, quindi nella variante già meno cattiva. È stato all’ospedale, ma solo due giorni e poi l’hanno rimandato a casa.

Quando il nonno era via all’ospedale mia nonna era molto agitata. Loro due praticamente non sono mai stati separati. Si conoscono da quando erano bambini e mio padre è il loro unico figlio. Lei farebbe qualunque cosa per noi tre suoi uomini, come dice lei.

Mio padre è molto attaccato ai nonni e anche io lo sono perché la nonna è stata praticamente come una mamma.

Mia madre io non la conosco. Ho solo visto delle fotografie di quando era incinta di me. Lei è americana ed era venuta in Italia in vacanza con delle sue amiche. Poi ha conosciuto mio padre e si sono messi insieme e dopo poco lei è rimasta incinta. Ma erano troppo giovani. Così mi hanno sempre detto mio padre e la nonna. Troppo giovani e troppo diversi.

Io sono nato qui, nello stesso ospedale dove è nato mio padre. Mia madre ha provato a fare la mamma, hanno provato a fare una famiglia e lei diceva che voleva stare in Italia ma abitavano con i miei nonni, i genitori di lei volevano che lei tornasse, volevano che continuasse a studiare, insomma non è durata per molto tempo. A un certo punto lei è partita, lasciando me qui.

L’unica cosa che ho di lei e della sua famiglia è il mio nome, che era il nome di suo nonno.

Lei invece si chiama Allison.

Lei all’inizio è proprio sparita e solo dopo un bel po’ di tempo mio padre ha avuto qualche notizia. Non ha più voluto vedermi e dopo si è rifatta una vita in America. So che ha due figlie, piccole, di una decina d’anni meno di me.

Comunque non parliamo mai di lei, meglio evitare, stiamo bene così.

Mio padre dice che magari un giorno avrò voglia di conoscerla, ma non so. Io adesso non voglio neanche sapere in che parte del mondo sta.

Durante il periodo del lockdown o anche dopo, durante i periodi di DaD, ogni tanto stavo anche in negozio con il nonno. Lui ha sempre qualcosa da fare, da riparare, da pulire, a me invece piace chiacchierare così ogni tanto potevo parlare con qualcuno che entrava anche se soprattutto in certi periodi si capiva bene che la gente aveva proprio paura. Non tutti. A me è mancato tanto potermi muovere. Io ho bisogno di correre, di giocare ogni tanto a calcetto, di fare la scimmia attaccato da qualche parte, invece non si poteva nemmeno andare a correre da soli e questo proprio ho fatto fatica  a digerirlo.

Non mi piace invece stare tanto al computer quindi la DaD mi è pesata assai comunque ora sto bene e spero proprio che io e mio padre possiamo a breve realizzare il nostro sogno.

 

 

 

Immagine apertura: foto di Damiano Bassanini  (per gentile concessione).

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