Il Ddl Pillon, disegno di legge a firma del senatore della Lega Nord Simone Pillon, Norme in materia di affido condiviso, mantenimento diretto e garanzia di bigenitorialità (qui il testo del disegno di legge n. 735) ha iniziato il 10 settembre scorso il suo iter parlamentare in Commissione Giustizia del Senato portando con sé un coro di critiche che provengono dal mondo dell’avvocatura (in particolare da parte di avvocati matrimonialisti), dalle associazioni che si occupano di tematiche familiari, di diritti dei minori, di contrasto alla violenza tra le mura domestiche, da cittadini e cittadine singoli e organizzati in gruppi e comitati. Diverse sono anche le petizioni che si trovano online che chiedono l’annullamento del ddl o comunque una sua profonda revisione ed è in programma una mobilitazione generale a Roma il 10 novembre prossimo.
Al centro delle critiche mosse al ddl vi sono alcuni elementi che destano particolare preoccupazione e che, semplificando, sono: il rischio di un aumento del livello di conflittualità genitoriale; la mancanza, se non addirittura assenza, di attenzione nei confronti dei diritti, dei bisogni e dei desideri dei bambini/ragazzi coinvolti; l’affermazione dell’esistenza dell’alienazione parentale sebbene tale sindrome non sia mai stata scientificamente provata; il disinteresse totale per i casi di violenza domestica – in continuo aumento nel nostro paese – sui minori e violenza verso la madre a cui si trova ad assistere il minore; il non tener conto delle problematiche di conciliazione famiglia-lavoro e le condizioni di lavoro (e i livelli di remunerazione) che coinvolgono soprattutto le donne/mamme italiane; la moltiplicazione di professionisti chiamati in causa e remunerati, perizie di parte, giudici, percorsi obbligati di mediazioni familiari, etc, in un girone dantesco che non lascia presagire nulla di buono.
Ma c’è anche chi concorda con le misure che il ddl intende introdurre, ritenendo che vi siano nella proposta alcune buone intenzioni, tra queste: una correzione e superamento della legge attualmente in vigore, la salvaguardia del principio di bi-genitorialità e una maggiore tutela dei padri separati.
Questo ddl – si legge nella relazione introduttiva:
…vuole dare attuazione al contratto di governo stipulato dalla maggioranza parlamentare che prevede, con riguardo al diritto di famiglia, alcune rilevanti modifiche normative idonee ad accompagnare questa delicata materia verso una progressiva de-giurisdizionalizzazione, rimettendo al centro la famiglia e i genitori e soprattutto restituendo in ogni occasione possibile ai genitori il diritto di decidere sul futuro dei loro figli e lasciando al giudice il ruolo residuale di decidere nel caso di mancato accordo, ovvero di verificare la non contrarietà all’interesse del minore delle decisioni assunte dai genitori. Come soleva dire Arturo Carlo Jemolo, la famiglia è un’isola che il diritto può solo lambire, essendo organismo normalmente capace di equilibri e bilanciamenti che la norma giuridica deve saper rispettare quanto più possibile… I criteri dettati dal contratto di governo sono sostanzialmente quattro: a) mediazione civile obbligatoria per le questioni in cui siano coinvolti i figli minorenni; b) equilibrio tra entrambe le figure genitoriali e tempi paritari; c) mantenimento in forma diretta senza automatismi; d) contrasto dell’alienazione genitoriale”.
Il ddl prevede dunque alcuni significativi cambiamenti che possono essere così sintetizzati:
– obbligo della mediazione familiare, in presenza degli avvocati di parte per avviare la separazione;
-abolizione dell’assegno di mantenimento, con divisione delle spese fatte in base al riscontro delle prove di pagamento;
-divisione rigorosa a metà del tempo passato con i figli;
– indennizzo per il genitore che lascia all’altro la casa di proprietà.
Il ddl Pillon ha iniziato il suo iter di approvazione in tutta fretta e senza avviare alcun dibattito e confronto con la società civile su tematiche che sappiamo bene essere delicate e importanti per la vita delle nostre famiglie. A tale riguardo, non posso che condividere il pensiero di Vincenzo Bassi, responsabile giuridico del Forum nazionale delle Associazioni Familiari, quando afferma: «Le leggi sulla famiglia che non tengono conto delle voci che arrivano dal Paese reale sono destinate a produrre disastri»
Per consentire una prima lettura delle diverse posizioni riporto qui di seguito una selezione di articoli a favore e contro questa proposta di legge:
Comunicato stampa del Movimento per l’Infanzia sul DDL 735/2018
Foto di OpenClipart-Vectors da Pixabay