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Definizione cercasi. Con l’Accademia della Crusca

scritto da Laura Lombardi

Definizioni cercasi per chiarire con una sola parola (o al massimo una sola espressione) la condizione di genitori che si trovano a gestire uno o più figli da soli, anche se l’altro genitore c’è. Il fatto che ancora si dibatta su una definizione corretta che comprenda tutti (genitori separati, vedovi, genitori unici etc) sottolinea quanto ancora la cultura e il linguaggio in Italia (ma non solo) siano in alto mare rispetto alla realtà effettiva.

Da anni Smallfamilies porta avanti il tema “della famiglia che cambia” nei discorsi, nelle policy, nella cultura di un Paese – il nostro – che fa molta fatica a parlare di questi temi. Per tale motivo riteniamo interessante partire da un fatto recentemente accaduto. Lo prendiamo a esempio per evidenziare appunto la difficoltà di trovare le parole giuste per rappresentare il reale, il nostro reale.

Poche settimane fa la prestigiosa Accademia della Crusca, riconosciuta autorità in materia di linguistica e filologia della lingua italiana, ha pubblicato sul suo sito la risposta alla richiesta di legittimazione del termine “gengle” come sostantivo adatto a definire lo stato di “genitore single” senza dover specificare se lo stesso sia separato, divorziato, genitore unico o vedovo. Qui la risposta dell’Accademia.

Il responso della Crusca è sostanzialmente negativo, ma non è questo il punto che ha destato il nostro interesse quanto, piuttosto, la lunga argomentazione scritta al fine di motivare la risposta perché, purtroppo, ancora una volta ci troviamo di fronte a una bella occasione mancata, dal nostro punto di vista.

L’analisi, infatti, non contribuisce a sciogliere la confusione lessicale che aleggia intorno alla questione, anzi, in un certo senso la alimenta, senza davvero cercare un approccio realisticamente funzionale alla messa a fuoco della straordinaria varietà di dinamiche relazionali che esistono fra un genitore-genitrice e uno o più figli, che vivono all’interno di famiglie non bigenitoriali e bigenitoriali . La questione non chiara è la seguente:

è corretto usare genitore single quando l’altro genitore c’è? Oppure bisogna trovare in alternativa altre parole per parlare delle famiglie bigenitoriali per differenziarle dalle famiglie monogenitoriali che (se se si segue il significato stretto della parola, e qui la Crusca ha ragione) dovrebbe riferirsi solo a quei casi in cui esiste un solo genitore?

Estendiamo la parola perché oramai si usa comunemente per indicare una pluralità di genitori non più in coppia oppure no?

Citiamo dalla risposta della Crusca:

…a noi pare che il tipo di figura i cui diritti l’associazione Gengle intende tutelare corrisponda a quella del genitore di una famiglia monoparentale, cioè una persona che ha, da sola, la responsabilità giuridica, economica e affettiva nella cura di uno o più figli.

Già questa premessa ci sembra non centrata. I genitori definiti (impropriamente, secondo noi) single sono genitori/genitrici che – nella maggioranza dei casi – non hanno affatto responsabilità unica dei figli, ma che anzi la condividono con l’ex partner.

Sono persone che – a parte i casi di reale genitorialità unica, per scelta, vedovanza o per affidamento esclusivo di minori – hanno sciolto una coppia e uno dei due vive in modo prevalente con il/i figli. Ma l’altro continua ad esistere, a tutti gli effetti.

Leggiamo più avanti sempre dalle argomentazioni della Crusca:

Nel lessico italiano effettivamente manca un sostantivo che corrisponda all’aggettivo monoparentale o monogenitoriale, o unigenitoriale…

Partendo da una premessa erronea, il discorso non può che svilupparsi in modo parziale. Evidentemente i termini identificati dalla Crusca sono adeguati per definire quel tipo di genitorialità unica che, come abbiamo detto, include soltanto una fascia ristretta di persone. Continuando la lettura dell’articolo, arriviamo infine alla considerazione che:

La formazione linguisticamente più normale sarebbe a nostro parere monogenitore, oppure, volendo ricorrere a un’espressione polirematica, genitore unico (che trova un parallelo in figlio unico, sempre nell’ambito dei termini di parentela). Naturalmente, volendo adottare forme rispettose delle differenze di genere, andrebbero utilizzate anche le forme monogenitrice o genitrice unica.

Ovviamente, di nuovo, la definizione sarebbe accettabile soltanto nel caso in cui si stesse parlando di genitori/genitrici effettivamente unici/uniche, effettivamente soli/sole, effettivamente unicamente responsabili.

Ma la realtà dei genitori erroneamente – a nostro avviso – detti “single” propone un quadro ben più complesso e variegato.

 

La risposta della Crusca non tiene dunque conto del fatto che la parola “genitore single” non è più nella nostra società e nell’uso comune così strettamente intesa (come da loro indicato) ma viene usata per riferirsi appunto anche a tutti quei genitori che una volta separati non sono più una coppia ma continuano ad essere genitori.

Noi di Smallfamilies, che da molti anni ci occupiamo di tutte le tematiche inerenti a questo mondo multiforme, e nel 2012 abbiamo dato vita a un portale primo in Italia nel suo genere, siamo convinti che non esista in realtà una definizione davvero esaustiva e per questo abbiamo sempre portato la nostra attenzione sul concetto di famiglie anziché su quello di genitori/genitrici e non a caso ci definiamo l’associazione e il portale delle “famiglie a geometria variabile”.

Leggendo l’articolata argomentazione dell’Accademia della Crusca ci siamo stupite, per l’ennesima volta, di come ancora si insista su una visione che parte da un punto di vista non inclusivo. Non inclusivo dei figli, il che ci sembra tutto fuorché un dettaglio.

Genitore/genitrice si è perché si ha una relazione con dei figli. Con i quali si è creata una famiglia. Le due componenti familiari, genitoriale e filiale, devono avere lo stesso peso e meritano la stessa attenzione.

Tutto questo accade ancora troppo raramente e, mentre si disquisisce sul legittimare i termini mono, unico o single, c’è un lungo elenco di FAMIGLIE che ancora vedono ignorato da parte delle istituzioni il riconoscimento della loro dignità di Famiglia a tutti gli effetti.

Su questo e per questo serve continuare a ragionare su cosa sia famiglia oggi e trovare le parole giuste per definirla. Perché confusione lessicale è uguale a confusione sostanziale.

 

 

Foto di Pexels da Pixabay

autore

Laura Lombardi

Scrittrice, con un passato televisivo. Coordinatrice dell’area culturale ed eventi. Madre separata di una figlia, sono curatrice, insieme con Raethia Corsini, del progetto smALLbooks. Per il sito scrivo per la sezione “Magazine” e “Diario d’Autori”. Condivido con Giuseppe Sparnacci il progetto “Riletture in chiave smallfamily”.

Sono nata nel 1962, scrivo e ho un’unica adorata figlia nata nell’anno 2000. Con Susanna Francalanci ho scritto alcuni libri per ragazzi pubblicati dall’editore Vallardi e il giallo Titoli di coda, per Eclissi editrice. Per parecchi anni ho lavorato come autrice televisiva, soprattutto in Rai, soprattutto con la vecchia RaiTre. Prima ancora c’era stato il periodo russo, quello in cui ho frequentato Mosca, l’Unione Sovietica e la lingua russa.Il canto, la ricerca attraverso il suono e la voce, il tai chi, sono gli strumenti privilegiati con cui mi oriento. Amo camminare, soprattutto nel silenzio denso di suoni dei boschi dell’Alta Valmarecchia, dove ho la fortuna di avere una casa che saltuariamente apro per ospitare incontri, corsi e altre iniziative: Croceviapieve. Vivo il progetto Smallfamilies come parte fondamentale del mio percorso evolutivo.

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