Le fiabe sono un’elaborazione scritta di storie raccontate oralmente attraverso le quali umori e tendenze della contemporaneità confluiscono in una sintesi di taglio “fantastico”.
La soluzione di fantasia consente sempre di individuare con maggiore evidenza il valore simbolico dei gesti narrati. Ma il riferimento da cui si parte e che chiaramente rimane come sottotesto è la realtà.
La fiaba di fatto fotografa la realtà delle infinite possibilità umane di trasformazione, elaborazione, affermazione. E’ la fantasia a servizio della storia del nostro presente con l’intento verosimile di creare un racconto propedeutico a sollecitare chiunque – non soltanto i bambini – ad ipotizzare soluzioni migliori, ad azzardare altri possibili criteri e linguaggi possibili con cui ordinare gli eventi della propria vita.
Nella fiaba c’è sogno, speranza, utopia. Partendo dal reale.
Italo Calvino, nell’introduzione alla sua raccolta Fiabe italiane, pubblicata nel 1956, scriveva che “le fiabe sono vere. Sono, prese tutte insieme, nella loro sempre ripetuta e sempre varia casistica di vicende umane, una spiegazione generale della vita, nata in tempi remoti e serbata nel lento ruminio delle coscienze contadine fino a noi; sono il catalogo dei destini che possono darsi a un uomo e a una donna, soprattutto per la parte di vita che appunto è il farsi d’un destino”.
E dopo aver elencato mezzi, prove, elementi, rappresentati dalle fiabe e funzionali ad ogni uomo per confermarsi come essere umano quali persecuzioni e riscatti, fedeltà a un impegno e purezza di cuore, bellezza come segno di grazia – ma che può essere nascosta sotto spoglie d’umile bruttezza come un corpo di rana – Calvino conclude il paragrafo dicendo: “e soprattutto la sostanza unitaria del tutto, uomini bestie piante cose, l’infinita possibilità di metamorfosi di ciò che esiste.”
La gran parte delle fiabe “classiche” universalmente note sono scaturite dalle penne di Charles Perrault, vissuto nel Seicento, dei fratelli Grimm o di Hans Christian Andersen, vissuti nell’Ottocento.
I loro racconti partono quindi dall’osservazione della realtà loro contemporanea, della realtà dei loro tempi, con uno sguardo evidentemente attento anche sul mondo già allora variegato, eterogeneo, complesso e dinamico delle famiglie. Famiglie che vengono raccontate non in ragione di una contrapposizione, di un confronto con un topos accettato come ideale, ma che al contrario vengono presentate con estrema naturalezza, come parte del grande potenziale costituito dalle “diversità”. Senza alcun giudizio o pregiudizio.
Ci piace ribadire che, nella rappresentazione di tutti i casi umani, di tutto ciò che esiste e che è sempre esistito, sono sempre rientrate anche tutte le molteplici soluzioni di quelle che ci piace definire “famiglie a geometria variabile”..
Se Perrault o i Grimm scrivessero oggi, che parole utilizzerebbero?
Vogliamo qui fare una piccola provocazione, citando alcuni titoli di fiabe classiche viste attraverso un’ottica e un lessico contemporanei.
Cappuccetto Rosso: madre single con figlia
Biancaneve e i sette nani: padre single vedovo con famiglia ricostituita + famiglia allargata (zia e I 7 nipoti)
Il brutto anatroccolo – madre single con figli (uno adottivo)
Raperonzolo – madre affidataria con figlia
Hänsel e Gretel – padre single vedovo con famiglia ricostituita
La sirenetta – padre single vedovo con figlie
Cenerentola – padre single con figlia – famiglia ricostituita
Mignolina – madre single adottiva con figlia
Il principe Ranocchio – padre single con figlie
La piccola guardiana di oche – madre single con figlia
I cigni selvatici – padre single con 12 figli
Le scarpette rosse – madre single adottiva con figlia
Cinque in un baccello – madre single con figlia
Barbablu – madre single con figli
Il gatto con gli stivali – padre single con figli anche in affido
Pelle d’asino – padre single con figlia
…
Attendiamo anche i tuoi suggerimenti 🙂
immagine di Eyvind Earle