Nel Giugno del 2020, l’Università Cattolica del Sacro Cuore, per promuovere l’Open Week Master & Postlaurea, ha scelto come testimonial Tiziano Ferro. La notizia ha suscitato polemiche tra chi ha considerato questa decisione contraria al portato dottrinale della Chiesa cattolica e, al contrario, stupore positivo in chi ci ha letto un gesto inclusivo, di apertura. La comunicazione di un’ istituzione come questa non può essere casuale, se ne deduce quindi che l’Ateneo, optando per un testimonial come il cantate pop dichiaratamente omosessuale e sostenitore pubblico della causa LGBT, volesse strizzare un occhio non solo a quel mondo, ma ha tutto il portato di quel mondo, per esempio le famiglie arcobaleno (Ferro, unito civilmente in Italia con il suo compagno e con lui sposato a Los Angeles, non fa mistero di volere crescere un bambino). Bene, ottimo passo avanti per contrastare la discriminazione. Però. Una studentessa, che chiameremo A.G., dopo essersi iscritta a un corso di laurea a giugno, al momento di pagare online la seconda rata lo scorso novembre, che viene definita in base al reddito familiare, si è trovata di fronte a una diversa ma palese discriminazione.
A.G. appartiene a una famiglia monogenitoriale, ossia composta da un solo genitore con uno o più figli a carico. Nel suo caso, lei e sua mamma, “genitore unico”. Per la definizione delle tasse universitarie è richiesta la compilazione del quadro dei redditi nell’area personale dello studente. A.G entra nella sua pagina-profilo con le credenziali, inizia a compilare l’anagrafica inserendo i suoi dati e quelli dell’unico genitore di cui porta il cognome, poi risponde alla domanda: quante persone compongono il tuo nucleo familiare? Ovviamente scrive due.
A quel punto compare la schermata “obbligatorio inserire sia il padre sia la madre” e non ci sono opzioni diverse, se non “orfano di entrambi i genitori”. L’iter online si blocca. A.G scrive alla Segreteria e chiama il call center dell’Ateneo, per segnalare che la sua tipologia non è presente nell’elenco stilato sotto il titolo “composizione del nucleo familiare convenzionale” dove si può leggere che sono previste diverse possibilità. La storia finisce così: la Segreteria risponde che il sistema non prevede la sua composizione familiare e che A.G. deve mandare i redditi e la documentazione compresa un’autocertificazione che attesta la composizione della sua famiglia e provvederanno loro a inserire i dati necessari per la definizione delle rate universitarie da pagare. Una svista nella creazione del form? Come sia possibile – ci chiediamo -che ancora nel 2021 ci si trovi di fronte a situazioni simili?
Ora, in Italia, dagli ultimi dati Istat disponibili, nel 2019 i monogenitori sono oltre 2 milioni 850 mila, il 16% (stima per difetto) dei nuclei famigliari, sono per la grande maggioranza composti da madri sole con figli e figlie (l’83%, il restante 18% da padri soli con figli) e sono in costante crescita dal 2014 con un incremento percentuale del 26% (dati Istat elaborati dall’osservatorio sulle famiglie a geometria variabile dell’associazione Smallfamilies). Il 69% dei nuclei monoparentali sono formati da due soli componenti: il genitore e un solo figlio o una sola figlia. Il 27% dal genitore e due figli, il restante dal genitore con 3 o più figli che nel 38% dei nuclei sono minorenni.
Percentuali non marginali dietro le quali c’è un numero consistente di cittadini e rispettiva famiglia con il diritto di essere riconosciuta per quello che è, senza trovarsi ancora di fronte a discrimini che persistono nei gangli delle istituzioni, perfino di quelle che aprono a mondi a loro profondamente distanti.