Adele è una prepotente esplosione di vitalità, determinazione, caparbietà, ostinazione, un vulcano. Bella, forte, ma dura, cruda, priva di tatto e incapace di sfumature di tenerezza.
Gestisce con il fratello un laboratorio tessile, dove lavora anche la sorella minore, aspirante attrice.
Protagoniste del film sono quattro donne e il Salento, in duplice cornice, quella larga di luoghi meravigliosi che respirano aria e luce di mare, preziose tanto da stordirti, e quella stretta della triste deriva architettonica e sociale di un paesino anonimo e polveroso.
Coprotagonista è il dialetto, parlato da attori, tutti non professionisti tranne una. La concorrenza cinese costringe alla chiusura della fabbrica. Il fratello parte per la Svizzera, e Adele, insieme alla figlia, alla madre e alla sorella si trasferisce in campagna, nella vecchia masseria di famiglia con annesso terreno ad uliveto.
Adele è il motore di una possibile risposta a una situazione divenuta insostenibile, un modo per reagire e cercare di arrivare a vivere comunque ‘in grazia di Dio’.
Adele e la madre tornano alla terra, a fare le contadine. La prima è una donna mite, tenera e saggia, la più consapevole di sé, tanto da essere disponibile ad un nuovo amore, dopo la morte del marito, e la seconda è all’opposto, dura e intransigente, con se stessa e con gli altri.
Trascinano le altre due, l’aspirante attrice, l’unica che abbia studiato, e la ragazzina, tanto bella quanto ignorante e frivola, in un luogo e in un lavoro che per queste è solo simbolo di frustrazione nonché risvolto di tutto ciò che si lascerebbero ben volentieri dietro le spalle.
Progressivamente, pur nella difficoltà di un rapporto molto spigoloso e conflittuale, ammorbidito solo grazie all’abbraccio della madre-nonna, dall’inequivocabile nome ‘Salvatrice’, le quattro donne si ritrovano su un punto di convergenza che è il prodotto di un fragile equilibrio fra disincanto e speranza. Compito di tutte sarà riuscire a mantenerlo, per riuscire davvero a vivere, appunto, ‘in grazia di Dio’.
La nipote, emblema di piattezza e volgarità e gelosa dell’amore della nonna, è inaspettatamente la figura che innesca il moto verso la reale riconquista di sé e della propria dignità.
Gli uomini sono di contorno: il fratello con moglie svizzera, un debole che ai primi segni della crisi si lascia influenzare dall’ex marito di Adele, che di nome fa Crocifisso e che si dedica a piccoli traffici illeciti, il vecchio compagno di scuola di Adele da sempre innamorato di lei, e il nuovo amore della nonna, che condivide con molta discrezione il loro nuovo mondo.
Sono di contorno non solo perché hanno ruoli secondari, ma anche perché sono tutti uomini buoni, ma non incisivi, non determinati. Tranne il vecchio, che si può descrivere con una delle sue poche battute, pronunciata dopo la sua proposta di matrimonio a Salvatrice. Quando lei gli dice: «ti voglio bene, ti amo», lui le risponde infatti: «lascia perdere ‘ste parole, la mia è una cosa seria».
I giovani sono indolenti e persi. Solo la ragazza si riscatta, sul finale, i ragazzi no. E questa, a mio avviso, è una visione parziale ingiustamente punitiva.
Ma, al di là di questa nota, il film è una bella fotografia, lucida e disincantata, di una realtà costituita da tanti nuclei ‘smallfamilies’ che si ristrutturano tenendo conto del diversificarsi delle situazioni di vita.
Le smallfamilies nascono, si modificano, si intrecciano nella complessità di tutti i tessuti e di tutte le relazioni sociali.
È bello che il cinema e la letteratura ci offrano continui spunti per rilevarlo. In attesa che lo rilevino in modo adeguato anche le istituzioni che ci governano.
Il personaggio di Adele è interpretato da Celeste Casciaro, moglie del regista Edoardo Winspeare. Il ruolo della figlia è interpretato da Laura Licchetta, figlia anche nella vita di Celeste Casciaro.
Edoardo Winspeare vive con Celeste Casciaro, i due figli che lei ha avuto dal primo matrimonio e la loro figlia comune, Arcangela.
Abitano in un paese del Salento.
Il film, purtroppo, non ha avuto lunga permanenza nelle sale cinematografiche. Vale la pena magari, perché no, cercarlo in dvd e guardarlo tutti in (small) family.
Per saperne di più sull’attività registica di Winspeare, sulla sua storia e sui legami familiari che sono componente essenziale del film, segnaliamo, alcuni articoli ai seguenti link: