STORIE

Irene e Alessio

scritto da SF storie

Ho 40 anni, e da 5 sono mamma di un bambino splendido e miracolosamente vivo. Eh si, perché oltre ad aver affrontato la gravidanza da sola (lui non era pronto nemmeno ad ammettere di non essere pronto… ), la mia creatura ha avuto un sacco di guai di salute, che oggi – con enormi sacrifici di entrambi – piano piano migliorano sempre di più. Anche se il contrassegno disabili mi ricorda sempre a che categoria appartiene, anche se la mia cultura universitaria mantiene alta l’allerta e i piedi ancorati al suolo, il mio cuore di mamma punta alla vetta della guarigione totale. Lo so è tra il patetico ed il tenero il sentimento che suscita questa affermazione, me lo dico anch’io. Ma la verità è che per sopportare e vivere andando oltre i limiti pesanti di una patologia, bisogna puntare al meglio per ottenere almeno il massimo benessere possibile e fare tutto quello che è nel mio potere di mamma, di essere umano pensante, per conquistare la pace interiore, altrimenti soffocherei nell’ansia, nei sensi di colpa (noi mamme ci sentiamo onnipotenti ma altrettanto colpevoli dei mali universali…) per i “avrei dovuto/potuto”. Quindi, dopo questa premessa così leggiadra, che dire… Ho letto le altre storie e in alcune, in molte, ho percepito serenità, ottimismo, in tutte ho sentito la gioia di essere genitore..e mi sono sentita finalmente “normale” anch’io.. Sì, perché io sono FELICE di essere mamma anche se sono da sola. Non era il mio sogno essere una madre single, anzi.. da sempre sognavo una “me” moglie e mamma di 3 o 4 bambini….ciononostante non passa giorno in cui non ringrazi il Cielo per il regalo che mi ha fatto permettendomi di vivere questa esperienza pazzesca, meravigliosa (e di grande terrore!!) che è l’essere genitore.
… Diventare madre mi ha reso migliore e più forte, ha scombinato il mio orizzonte, le priorità e il modo di interpretare la vita, sicuramente le difficoltà vissute con mio figlio hanno un notevole peso, ma devo dire che spesso anche senza di quelle, mi sono ritrovata a fare i conti con quanto sia pesante essere genitore single, sia nella gestione quotidiana del figlio, sia socialmente e, riflettendoci meglio, non saprei dire quale aspetto sia più ostico perché nella quotidianità mi faccio mille domande “è giusto fare questo o meglio quello? E se poi ho sbagliato ad interpretare il suo comportamento e avrei dovuto essere meno normativa e più accogliente ? o forse sono troppo accogliente e dovrei essere più normativa e severa? quando gli dovrò parlare di quella cosa? E quando mi chiederà spiegazioni sul padre? Come farò a dirgli quella cosa senza dire quell’altra? E questa cosa è davvero un valore aggiunto educativo oppure no?” ecc ecc..sembrano astratte, ma il mio cervello ci passa le giornate a fracassare i neuroni in modo trasversale perché quelle questioni possono riguardare il tempo dedicato alla TV come il rifiuto della verdura e della frutta e gli escamotage possibili per farla mangiare. Dall’altro lato, c’è il mondo extrafamiliare… io mi sento un alieno. Poi tento di convincermi di non esserlo, ma alla fine..quel malessere non passa. Mi sento strana, perché tutti i bambini hanno due genitori e io sono sola di fatto , perché le vacanze diventano un dito nella piaga della mia solitudine, perché la legge italiana fa schifo e io ancora mi ci scontro con la sua mancanza di tutela nei nostri confronti (vogliamo parlare del mantenimento che non passa? o di udienze che non vengono mai fissate? o di diritto senza doveri?) e l’essere sola complica anche la situazione economica, l’accessibilità ai servizi basici perché il problema della conciliazione lavoro -famiglia se si risolve – grazie a Dio!! – all’interno della società per cui lavoro, poi diventa un casino infernale se ci sommo i miei bisogni di cura come essere umano.. quelli basici eh.. tipo andare a fare un esame del sangue ecc.. a che ora dovrei farli ? di notte probabilmente e a domicilio , altrimenti non saprei come fare: infatti non li faccio. e al di là di questo, le coppie di amici stanno con le coppie di amici, i colleghi accoppiati pure, e io sono sempre la mosca bianca. A dirla tutta, ho imparato anche a fregarmene perché non ho tempo di pensare a me in questi termini… ma quando ci penso, mi fa male e rabbia… e cerco di tirarmene fuori.. ma poi devo fare i conti con il circolo vizioso della quotidianità lavoro-asilo-terapie-soldi insufficienti -tempo zero.. e alla fine me la metto via così “Io non ho tempo libero” quindi gli altri me li perdo, si perdono e con loro il mio senso di solitudine.
Lo so, non è giusto. Ma come si fa? io ammiro le tante mamme che , al contrario di me, sono riuscite a costruirsi nuove relazioni.. e continuo ad augurarmi di riuscire a farlo anche io prima o poi… perché non mi piace essere sola. Nè per me , né per mio figlio … sogno ancora la famiglia con un uomo e altri bambini.. non perché io non sia una famiglia, ma perché vorrei un compagno ed altri bambini, vorrei un lui con cui condividere la gioia immensa di essere madre. Il mio cucciolo è il Dono più grande che la vita potesse farmi, anche se dobbiamo sputare sangue per superare le difficoltà, io sono orgogliosa e mi sento una donna fortunata di avere avuto la possibilità di fare questa esperienza , certo se fosse stata un po’ meno complicata, sarei stata un po’ meno stanca… guardo me e la mia creatura di un metro e 5 cm e vedo due essere umani cresciuti, è forse paradossale ma la sua forza vitale, la sua gioia sono uno stimolo continuo per me a migliorare e ad essere al meglio che posso, a conoscermi meglio per poter essere una mamma sufficientemente buona per crescere una persona che da grande sappia cavarsela , con orgoglio e non con presunzione, con forza ma non arrivismo e spregiudicatezza (si dice?!?), che possa crescere sereno ma consapevole , e tanto altro.. E’ dura, ma meravigliosa questa grande sfida di essere madre. Vorrei tante risposte, che non ho .. ho dovuto affrontare le mie paure e debolezze per poter reggere la responsabilità di questo compito.
E’ stato illuminante trovare una identità alla mia famiglia nella parola “smallfamily” perché ho potuto vedere una cornice che mi ha reso forte della mia identità famigliare..e della mia forza interiore.
Tutto sommato, riesco a vedere la serenità negli occhi di mio figlio.. la sua gioia è letteralmente la mia, e questo è l’unica cosa che mette a tacere le mie preoccupazioni perché mi dice che, alla resa dei conti, i miei sforzi sono andati a buon fine.

Immagine tratta dall’opera madre e figlia di Picasso

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SF storie

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