“Vivo in provincia di Milano, sono padre di una splendida bambina di 2 anni che ho riconosciuto anche se con la madre non convivo, ma abbiamo un buon rapporto. Mia figlia abita con lei in un’altra città, ma fino a ora ho potuto vederla i fine settimana.Scrivo “fino a ora” perché purtroppo a breve sarò senza casa. Da alcuni mesi sono infatti in mobilità e l’abbassamento del mio reddito mi ha costretto a scegliere se continuare a pagare l’affitto o passare gli alimenti a mia figlia. Ho scelto la seconda opzione. Ho una disoccupazione di circa 600 euro che scadrà a breve e che ovviamente non mi basta e non mi dà nessuna prospettiva se non la grande paura di perdere anche quella. Ho trovato un piccolo impiego retribuzione minima che non mi consente di prendere una casa in affitto, anche perché tutti chiedono garanzie che io non posso dare. Sono disperato, non mollo, ma sono disperato, sono povero pur lavorando e risparmiando su tutto. Vi prego col cuore, di aiutarmi in qualsiasi modo, e vi metto a disposizione tutte quelle che sono le mie competenze per aiutare a mia volta qualcun altro. Le sto pensando tutte anche di trovare un padre o una madre nelle mie condizioni che volessero dividere le spese ecc ecc. Grazie “
Questa email è una delle tante che ogni giorno l’Associazione Smallfamilies riceve. Sempre più riguardano genitori separati che si trovano improvvisamente senza lavoro e per questo non riescono a mantenere i propri figli, pagare l’affitto di casa o le rate del mutuo. Perso il lavoro, si perde la casa in un circolo vizioso che non sembra avere termine. Sono problemi che riguardano tutte le famiglie, lo sappiamo, ma in questi specifici casi tutto si amplifica, i problemi si raddoppiano : due case, doppie utenze, etc. e non si sa dove sbattere la testa.
Quello che l’Associazione e il progetto Smallfamilies possono fare è sollecitare le istituzioni pubbliche e private affinché si facciano carico seriamente di questo problema. Questi non sono temi solo ed esclusivamente “da servizi sociali”. Il problema è più complesso e articolato: è un problema sociale. E per affrontarlo come si deve ci vuole volontà, sensibilità, strumenti ed interventi adeguati e orientati alle specificità che sono proprie di questa tipologia familiare.
Alcuni Comuni o Regioni hanno istituito Fondi ad hoc per sostenere le famiglie che si trovano in questa situazione. Nel nostro sito cerchiamo di darne notizia, quando riusciamo anche se non è facile sapere cosa esiste sul territorio a livello locale e nazionale. Oltre alla scarsità di iniziative in questo ambito, c’è poi un altro problema, e riguarda, come abbiamo già avuto modo di segnalare, il fatto che non sempre possono beneficiarne tutti i genitori soli perché (come nel caso della Regione Lombardia) ci sono dei vincoli insormontabili, primo fra tutti l’essere stati sposati.
Cosa rispondere allora a questo padre e a tutti quei genitori soli che ci scrivono lettere simili?
La risposta è duplice. Da una parte, coinvolge le istituzioni, dall’altra, le smallfamilies. Alle prime chiediamo di sviluppare e far conoscere alle famiglie monogenitoriali del proprio territorio tutte le iniziative che le possono riguardare e se non lo hanno ancora fatto le invitiamo a farlo. Alle smallfamilies suggeriamo invece di verificare:
1) se il Comune di residenza ha istituito un Fondo a sostegno delle famiglie in difficoltà;
2) se nel proprio territorio sono presenti istituzioni che erogano microcredito. Sul territorio del legnanese, per ricollegarmi alla lettera qui riportata, è presente, per esempio, la Fondazione Ticino Olona che ha attivato un iniziative di microcredito;
3) se le organizzazioni di volontariato della zona, laiche e cattoliche (penso alla Caritas) stanno affrontando la questione e se sì come.
È poca cosa, lo sappiamo, ma da qualche parte bisogna pur cominciare. Per questo chiediamo a tutt* di comunicarci quanto esiste e hanno scoperto per esperienza diretta o per passaparola. Il nostro sito e la nostra Associazione saranno ben lieti di darne ampia diffusione. Questo è anche uno degli obiettivi del nostro osservatorio.
Alla fine come è andata a finire
Dopo aver risposto direttamente al padre che ci ha scritto, dando a lui in anteprima gli stessi suggerimenti che qui abbiamo riportato, abbiamo avuto una sua risposta che con piacere riportiamo:
“Grazie per tutte le informazioni. Intanto posso, col sorriso, aggiornarvi. Ho trovato un impiego, paga in ritenuta d’acconto (eh va be). Dovrei guadagnare intorno ai 600 euro. Nel mentre ho preso in affitto una stanza in zona. Non è il massimo ma è già qualcosa. Sono stato ai servizi sociali, fatto la domanda per la casa popolare e il fondo affitti (i 3.000 €), ora attendo gli esiti. Vi ringrazio e leggerò le vostre pagine fb. Grazie a presto”.
Foto di Dave Engledow tratta dal suo sito World’s best father