Il Gruppo di Cambridge fondato dallo storico Peter Laslett ha delineato i vari tipi di famiglie, che ormai sono riconosciute e utilizzate da tutti i sociologi a livello mondiale: nucleare, estesa, multipla, solitaria, monogama, poliginica, poliandrica, consanguinea, monogenitoriale, arcobaleno… Quale che sia il tipo di famiglia a cui appartenete o sentite di appartenere, si sarà posto per tutti il problema dell’ordine (o del disordine, che è l’altra faccia della stessa medaglia). Camere e stanze invase dalle cose nostre o degli altri componenti, dai figli, dai loro amici, dagli animali domestici, dalla quantità strabordante di oggetti, libri, giochi che affollano la nostra vita.
Recentemente due libri si affrontano e confrontano su questo tema: quello della giapponese “consulente domestica” Marie Kondo , vera professionista del riordino che ha scritto il best seller : “Il magico potere del riordino” edito da Vallardi, e quello di Anne Marie Canda, di madre giapponese e padre francese, che ha studiato filosofia e letterature comparate a Tokyo e a Parigi e che vive in Provenza, dove coltiva lavanda, ha due figli e una vita e una casa felicemente disordinate: “Il dolce potere del disordine”, edito da Bompiani.
Marie Kondo ha messo a punto un metodo che dice infallibile per garantire ordine e organizzazione degli spazi domestici (buttare via tutto o quasi, tenere solo ciò che emoziona, eliminare e riordinare per categorie, non legarsi ai ricordi, organizzare gli spazi, svuotare, imparare a fare a meno delle cose, pulire e prendersi cura, circondarsi solo di quello che ci piace); Anne Marie Canda invece sostiene provocatoriamente che l’ordine è nemico della vita ed è contro di noi (mettere ordine è una pratica quotidiana che può non avere mai fine) e ci fa perdere tempo prezioso, e che in natura comanda il caos. Ci riconosceremo nell’una o nell’altra, o sentiremo giuste tutte le cose che ognuna afferma. Personalmente non sono tra quelli che pensano come Anne Marie Canda: per me fare ordine è qualcosa di rituale che mi riappacifica con lo spazio, con me stessa e col mondo. Una specie di meditazione. E nella confusione fisica e spaziale mi perdo e sono a disagio. Però ugualmente sento interessante la provocazione della Canda: l’idolatria dell’ordine è una nevrosi che blocca alla vita. John Lennon -che Canda cita nel suo libro- diceva che “la vita è qualcosa che succede mentre uno è impegnato a fare altre cose”. “È sconfortantemente vero” dice la Canda. Certo non credo che la vita sfugga a fare le pulizie di casa.
Insomma leggendo i due libri ci imbattiamo in due ossessioni: quello della Kondo per l’ordine che può cambiare la nostra vita e quello della Canda per la vita da vivere perché abbiamo poco tempo. Diciamoci delle banalità (che già nei due libri ce ne sono a bizzeffe): care Kondo e Canda forse si tratta solo di non avere ossessioni (anche se portano in vetta alle vendite dei libri) e di trovare la propria strada, quella che ci fa stare a proprio agio in un luogo e nelle relazioni.
Guarda il video qui oppure qui
foto di apertura: I lavori di Ursus Wehrli