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La gravidanza di una madre sola

scritto da Benedetta Silj

La gravidanza di una madre sola è una sfida grandiosa. Perciò bisogna mettere in conto che in alcuni momenti potrà farsi avanti, accanto alla determinazione, anche l’inquietudine. Se ogni donna in attesa, infatti, attraversa qualche momento di dubbio e si chiede: “Andrà tutto bene? Ce la farò? Sarò una buona madre?” , questi interrogativi possono amplificarsi quando questa donna è anche, per diverse contingenze della vita, una madre sola.

“La crisi con il mio compagno era già nell’aria da tempo”, racconta una lettrice a Smallfamilies “e proprio in quel momento sono rimasta incinta. Si è provato a ricucire, ma non volevo usare il figlio come una forzatura per restare insieme. E così, con molta paura ma con decisione, ho preferito affrontare questa gioia in un clima di verità. A tratti mi sentivo preoccupatissima, ma ha prevalso la fiducia”. Altre volte, però, si resta sole e addolorate per un abbandono clamoroso o per una latitanza indifferente da parte del compagno che non ha alcuna intenzione di divenire padre; in qualche caso, invece, la donna, rimanendo incinta, realizza con improvvisa lucidità di avere a che fare con un partner tendenzialmente violento e prende energicamente le distanze; oppure accade di restare sole per la drammatica e improvvisa morte del coniuge. La particolarità di ogni situazione di coppia, che precede la gravidanza di una madre sola, inciderà, ovviamente, sulla natura dei suoi dubbi e delle sue difficoltà. Ogni situazione è il singolarissimo esito di fattori soggettivi e relazionali che meritano di ricevere una attenzione particolare, caso per caso.

Nei prossimi post torneremo ad affrontare la questione facendo dei focus mirati sulle diverse situazioni che, tipicamente, possono precedere questa scelta. Intanto mettiamo in evidenza, però, gli impedimenti e le risorse che, comunemente, una donna ha comunque bisogno di mettere a fuoco, e di gestire, per affrontare con la massima lucidità, affettività ed energia la sua coraggiosissima scelta di dare la vita in una “smallfamily”.

Cosa sono gli “impedimenti”? Sono gli ostacoli, interni ed esterni, emozionali, cognitivi, concreti, socio-culturali e della cerchia familiare che si frappongono più o meno minacciosamente all’intento e al desiderio della madre sola in gravidanza. E’ importante, innanzi tutto, che una donna possa differenziare le voci interne, ovvero ciò che dice a se stessa (“Non sono sufficientemente giovane”, “Sono troppo giovane”, “Cosa penserà di me mio figlio?”, “I miei genitori non approveranno mai la mia scelta”) da quelle esterne, delle amiche, dei parenti, dei colleghi di lavoro: “E’ una scelta sbagliata”, “Non puoi farcela economicamente”, “Senza padre i figli crescono male”, “Perderai la possibilità di rifarti una vita con un nuovo incontro”…la lista potrebbe continuare per varie pagine. Occorrerà, dunque, che una donna si chieda con pazienza “a chi” appartengono questi “commenti” e nel caso siano “corpi estranei” che amiche, conoscenti e familiari cercano – se pure in buona fede – di introdurre a forza nella sua mente, dovrà imparare a relativizzarli. A dirsi: “Non mi lascio invadere da queste prospettive apocalittiche”. Nel caso, invece, che i pensieri minacciosi siano farina del suo sacco, è urgente che la donna metta in circolo una consapevolezza non giudicante della sua scelta, che del resto è oramai compiuta e irrevocabile: una consapevolezza affettuosa, capace di ridimensionare i pensieri tristi e ansiosi e di riconoscere e valorizzare, invece, le proprie forze. In qualche caso può essere di aiuto rivolgersi ad uno specialista, il che non significa essere “malate” o depresse” ma semplicemente bisognose di fare chiarezza, pacificarsi e identificare le risorse in campo,

Le “risorse” in campo cosa sono? E’ una domanda fondamentale, perché noi donne non sempre sappiamo di averne e di averne tante. Le risorse sono tutte le energie e competenze disponibili, esterne e interne, su cui una madre sola può contare durante la gravidanza: la sua fiducia in se stessa (“Ce la farò!”) , il suo desiderio di maternità (“E’ un sogno che si realizza!”) , la capacità di fronteggiare la vita di cui ha già fatto tante volte esperienza (“Sono stata forte in situazioni ben più dure di questa!”), la sua risolutezza e responsabilità nel lavoro presente e/o futuro (“Ho già fatto la lista delle aziende cui mandare il curriculum dopo la maternità”), la sua capacità di pensarsi madre sola senza squalificare a priori la figura paterna (“A mio figlio racconterò la verità più bella su suo padre”), le amicizie femminili solidali (e concretamente disponibili), i parenti che non giudicano per partito preso (e che fanno il tifo per il suo pancione), i consulenti medici della gravidanza che si dimostrano competenti, attenti e sensibili, le letture che possono darle consigli preziosi, le conversazioni con altre madri sole che hanno già vissuto questa avventura e che se la cavano egregiamente. Anche in questo versante positivo, per fortuna, la lista delle risorse e dei pensieri costruttivi potrebbe continuare per molte pagine. E’ su questa fiducia, sulla possibilità di elaborare gli impedimenti e di riconoscere le risorse interiori ed esterne, che una madre sola potrà contare durante la sua gravidanza e che predisporrà la migliore cornice emozionale per la nascita del suo bambino.

autore

Benedetta Silj

Sono analista biografico a orientamento filosofico (www.sabof.it) e ideatrice, con Carla di Quinzio, dei due Sportelli per "madri sole" e per "padri soli", iniziativa nata in collaborazione tra Philo, Sabof e Smallfamilies aps. Per questo sito scrivo consigli/interventi/risposte/ per l'area "Corpo-Spirito-Mente".

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