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La Madre: un’icona che imprigiona

scritto da Smallfamilies

La Madre è un’icona che imprigiona. Ma la Madre è, di fatto, prima di tutto una genitrice, come il Padre. Il resto è sovrastruttura culturale evoluta o involuta. Madre è la natura che è ambivalente “per natura”: generosa e avara, bella e orribile, costruttrice o devastatrice e potremmo andare avanti.

Nel vocabolario della Treccani online ci sono nove differenti definizioni vicino al sostantivo Madre: le trovate a questo link. 
Ce ne sono sei per la parola Padre, a questo link. 

Dopo l’ultimo fatto di cronaca in cui una Madre ha ucciso la propria figlia, noi di Smallfamilies ci siamo prese il tempo per riflettere, non tanto sull’accaduto (che si può dire di un omicidio se non che è orribile?), ma sui commenti dell’accaduto che mettono tutti al centro l’idea che una madre non possa uccidere i propri figli, a meno che non sia Medea, non sia animata da qualcosa di più alto, oppure pazza o, come abbiamo letto più volte, snaturata. Siccome diverse persone si aspettano da noi un cenno sul tema, abbiamo scelto di farlo partendo da questo concetto:

la Madre è natura e come la natura è ambivalente, ma mai “snaturata”.

Continuare a dare alle madri un’aura di santità, non giova alla società, non fa evolvere la nostra civiltà, non giova ai figli che in quella ambivalenza – non riconosciuta ma anzi coperta da mistificazioni –  possono perdersi per sempre.

Per fare un passo oltre, o di lato, alla annosa discussione della figura materna, Smallfamilies non ha altre parole se non quelle di due autrici che in modo diverso esprimono il nostro vero sentire:

• il saggio Madri assassine. Maternità e figlicidio nel post-patriarcato di Sara Fariello, ricercatrice in Sociologia giuridica, della devianza e mutamento sociale presso la Seconda Università degli Studi di Napoli.  Fariello sostiene che “l’uccisione di un figlio per mano materna rappresenta nell’immaginario collettivo il più orribile dei delitti, ma, al di là della spesso morbosa attenzione dell’opinione pubblica e dei mass media, i dati statistici confermano una realtà consolidata con precedenti storici rilevanti.”
La sinossi del libro sintetizza bene la questione: “La stigmatizzazione della donna nel ruolo di madre assassina va ricondotta, quindi, entro un quadro più generale: dopo i movimenti di emancipazione degli anni ’70, il sistema tende ancora – o di nuovo – a estromettere le donne da alcuni ambiti per relegarle nel ruolo di “buone madri”. In questo nuovo scenario “post/neo patriarcale” la femminilizzazione del mondo del lavoro e dello spazio pubblico è avvenuta attraverso meccanismi di “inclusione differenziante”, de-soggettivizzanti oltre che anacronistici, alla luce del mutamento del concetto di identità sessuale e di genere, ancora tutto in divenire.”

• l’articolo di Lea Melandri uscito su Il Riformista del 17 giugno 2022, dal titolo già eloquentissimo: Per favore, smettete di idealizzare la maternità. Riportiamo qui sotto il testo integrale, al quale affidiamo in toto il nostro modo di vedere la questione. Nella speranza che tra le nuove generazioni, finalmente, qualcosa stia cambiando.

 

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immagine apertura from pixabay

autore

Smallfamilies

"La redazione" del gruppo Smallfamilies aps

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