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La pubblicità scopre le famiglie a geometria variabile

scritto da Gisella Bassanini

Quando un cambiamento sociale arriva in una pubblicità, signfica che davvero qualcosa sta cambiando. Secondo la recente “Global Survey Women & Diversity” condotta dalla Nielsen su un campione di circa 31.000 individui in 63 Paesi, tra i quali l’Italia, emerge come vi sia sempre più la richiesta di vedere “comunicazioni commerciali più inclusive (… ) dove la diversità non sia nascosta o rappresentata come un ostacolo”, ricorda Giovanni Fantasia, amministratore delegato di Nielsen Italia. Nell’articolo di Primaonline.it “Le pubblicità più efficaci sono quelle di prodotti vicini al proprio background culturale”, che dà conto dei dati più significativi della ricerca emerge, tra l’altro, come il 38% degli italiani ritenga importante che i messaggi pubblicitari e il packaging dei prodotti mostrino anche famiglie non tradizionali, genitori single, famiglie omogenitoriali, nuclei misti dal punto di vista etnico. La media europea si ferma al 32%. Anche la famiglia italiana è cambiata e in Tv gli spot ce lo raccontano. E quando le storie della società approdano nella pubblicità significa che anche il senso comune si è sintonizzato sul cambiamento. Tenerne conto è un fatto di civiltà e non solo business.

Qui alcuni esempi di spot italiani recenti

 

 

https://www.youtube.com/watch?v=4VPCLm79E8U

 

 

 

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

autore

Gisella Bassanini

Docente e ricercatrice, ho una figlia, Matilde Sofia. Coordino le attività di  Smallfamilies aps di cui sono fondatrice e presidente.  Seguo in particolare  l’area  welfare e policy, le questioni legate all’abitare e per il nostro Osservatorio mi occupo dello sviluppo  di  progetti di ricerca sulle famiglie monogenitoriali e più in generale sulle “famiglie a geometria variabile”.

Abito a Milano (città che amo) e, dopo la laurea in architettura al Politecnico di Milano,  ho trascorso molti anni  impegnata  in università (dottorato di ricerca, docenza, scrittura di libri) e nella libera professione (sviluppo di processi partecipativi,  piani dei tempi e degli orari della città, approccio di genere nella progettazione architettonica e nella pianificazione urbana). Ora insegno materie artistiche nella scuola pubblica e continuo nella mia attività di studio e ricerca in modo indipendente. La nascita di mia figlia nel 2001 ha trasformato profondamente (e in meglio) la mia vita, nonostante la fatica di crescerla da sola. Da allora, il desiderio di fare qualcosa per-e-con chi si trova a vivere una condizione analoga è diventato ogni giorno più forte. Da questa voglia di fare e di condividere, e dall’incontro con Michele Giulini ed Erika Freschi, è nata Smallfamilies aps, sintesi ideale della mia storia personale e del mio percorso professionale.

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