La rabbia dei bambini: come comportarsi? Un libro ne parla e si intitola per l’appunto Che rabbia! di Mireille D’Allancé, casa editrice Babalibri. Un bambino nel momento del suo ritorno a casa dopo la scuola. È questa la scena su cui si apre il libro. E il bambino, Roberto, vorrebbe probabilmente essere accolto con un abbraccio, un incoraggiamento, una carezza… perché è arrabbiato, qualcosa a scuola dev’essere andata storta. Invece viene rimbrottato e costretto a mangiare gli spinaci che detesta.
E qui esplode la rabbia. Rabbia che il bambino gestisce da sé, lasciandola scorrere e materializzarsi per poi convogliarla e minimizzarla, dimostrando che anche da piccoli si è già in grado di essere consapevoli di sé attraverso un buon uso degli strumenti offerti dalla fantasia.
A noi qui interessa segnalare l’opera soprattutto perché co-protagonista della storia non è la mamma bensì il papà. Ad attendere il bambino a casa, in una condizione di routine quotidiana, non è la figura genitoriale femminile ma quella maschile. Un papà alle prese non con l’eccezionalità della gestione di un figlio, ma con la sua normalità.
E nella normalità, a un papà che verosimilmente gestisce da solo casa e figlio, può capitare – come capita anche alle mamme – di essere distratto, di pensare ad altro, di arrivare affannato a preparare il pranzo perché si è dovuto occupare di mille altre cose… insomma può capitare di non accorgersi dello stato d’animo del figlio, della rabbia del bambino e di non riuscire a staccarsi completamente dai propri pensieri per dedicare vera attenzione al figlio.
Può capitare. Capita. Siamo tutt* ugualmente imperfett*. Non sentiamoci troppo in colpa e confidiamo su noi stess*, certo, ma anche sulle straordinarie virtù innate dei nostri figli, capaci di gestire la rabbia certe volte anche meglio di noi.