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La solitudine dei genitori soli

scritto da Carla di Quinzio

La solitudine dei genitori soli è tanto diffusa quanto temuta e, giorno dopo giorno, rischia di minare la fiducia nelle proprie possibilità, di annullare il coraggio necessario ad affrontare le sfide quotidiane e in ultima istanza rischia di intaccare la propria autostima. Che la situazione in cui si trova un genitore in questa particolare forma di famiglia sia complessa e faticosa è innegabile, ma quel che la rende insopportabile è proprio la sensazione di essere soli. Proviamo a capire da dove viene questa difficoltà di condivisione e confronto con altri genitori, siano essi i genitori dei compagni di classe o degli amici dei nostri figli, quelli che ogni giorno incontriamo ai giardinetti.

Oggi le famiglie monoparentali sono una realtà in continua crescita, non si tratta di situazioni sporadiche e basta entrare in una classe per toccarlo con mano concretamente. Ciò nonostante i genitori che si trovano in situazione di monogenitorialità spesso sentono che le peculiari tematiche di cui sono portatori non trovano ascolto, hanno l’impressione di non riuscire a trovare nessi con i vissuti di famiglie considerate “normali”.

A questo proposito dobbiamo tenere presente che i cambiamenti avvengono in modo rapido ed evidente a livello sociale, ma la trasformazione della mentalità richiede un tempo ben più lungo. Avere contezza di tale realtà dello psichismo può essere un primo passo per accedere alla consapevolezza di non essere “sbagliati” e non è poco come vedremo. Infatti l’idea che il modello di famiglia tradizionale, composta da entrambi i genitori conviventi, sia il migliore dei modi possibili per allevare un figlio è sicuramente un’idea molto insidiosa che fa perdere di vista le potenzialità insite in circostanze differenti.

È necessario dunque partire da noi provando a ripulire le nostre idee da inutili e dannosi preconcetti che rischiano di appannare i pensieri. Proviamo a chiederci quante volte ci capita di idealizzare la realtà della famiglia tradizionale pensando che, se a noi fosse toccata in sorte, nostro figlio sarebbe felice, non avrebbe difficoltà a scuola o di socializzazione oppure avrebbe un’adolescenza meno turbolenta e gli esempi potrebbero essere infiniti nonostante in proposito non ci sia un’evidenza statistica.

Questi sono pensieri parassiti che nulla hanno a che fare con la specificità dell’evento che di volta in volta si presenta nella sua unicità, sono preconcetti di cui occorre liberarsi al più presto per lasciare spazio a idee vivide e fresche. Abituarsi a fare piazza pulita di questa zavorra, permetterà di riconoscere le persone con cui è possibile stabilire uno scambio proficuo evitando il più possibile di rapportarsi con coloro che rischiano di amplificare quelle nefaste fantasie e a ridimensionare i commenti giudicanti delle persone con cui inevitabilmente occorre relazionarsi.

Penso ad alcuni insegnanti, pediatri, nonni, zii che approcciano con fare compassionevole il genitore solo e i suoi figli facendoli inevitabilmente sentire manchevoli, e ciò a prescindere dalle loro buone intenzioni di aiuto. Fortunatamente esistono tantissimi professionisti molto preparati che offrono sostegno nella quotidianità, molti genitori che hanno allevato i propri figli in condizione di monogenitorialità disponibili a mettere a disposizione la propria esperienza, persone che sanno vedere e far vedere la bellezza; fra quelli occorre intessere relazioni.

Foto: Malinconia, Giorgio de Chirico

autore

Carla di Quinzio

Filosofa, faccio parte dell’Associazione PHILO pratiche filosofiche e dei servizi convenzionati con l’associazione Smallfamilies®. Sono tra le fondatrici dello “Sportello per madri e padri soli”, iniziativa nata in partnernariato con Smallfamilies®. Per questo sito scrivo consigli/interventi/risposte/ per l’area “Corpo-Spirito-Mente”.

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