STORIE

Laura • Strumenti di viaggio: aporìa

scritto da Laura Lombardi

Durante il viaggio verso la liberazione di quel sé che fatica ad adattarsi alla nuova condizione di non-coppia, di non-plurale, alla condizione in cui, parlando dei propri figli a scuola, ad esempio, diventa imbarazzante, se non fastidioso, utilizzare il “noi”, ma a volte lo si continua a fare, combattuti fra il desiderio di non parlare dell’argomento “separazione” perché doloroso da sostenere e il desiderio liberatorio e chiarificatore di raccontare, ecco, in quel momento del viaggio in cui la propria nuova identità di genitore solo-separato non è ancora chiara, accettabile, normale, può accadere che si ceda alla tentazione di stare fermi, impaludarsi, crogiolarsi in un misto di vittimismo e di auto commiserazione spinta.

In quei casi, al minimo, bisogna uscire di casa, farsi un giro, bersi un caffè, comprarsi il classico paio di scarpe consolatore oppure rendersi disponibile a conversare con qualche sconosciuto.

In genere è esattamente quello di cui non si ha voglia. Ma può capitare che sia proprio in un incontro inaspettato che si riesca a trovare la chiave per consentire un cambio di registro umorale, che si riesca a trovare le parole che “fanno bene” e salvare così la giornata, riportandosi in viso quel sorriso così importante per accogliere i propri figli al ritorno dall’asilo o dalla scuola.

Ecco l’esempio di un episodio che mi è accaduto alcuni anni orsono.

In attesa di un evento straordinario che cambiasse finalmente di segno alla mia vita, che so: due milioni di euro vinti con la mia prima giocata al lotto su indicazione di un sogno innegabilmente premonitore, oppure l’incontro con l’amato uno ed unico possibile al mondo secondo un copione con la più lunga sequenza di imprevedibili mosse del cosiddetto destino, o una lauta ricompensa per avere contrabbandato con una Samsonite bianca presa a prestito da un film di Polanski o per avere collaborato con quella Giustizia che procede per canali tutti suoi, dove l’etica e la correttezza sono solo un’approssimazione, ecco, in attesa che la mia vita si trasformasse in un possibile capitolo di feuilleton o di psicodramma, stavo ferma, alla finestra della vita. Paralisi.

Così stavo. In particolare quel giorno di vacanza natalizia in cui accadde che accompagnai mia figlia a una lezione di sci.

Stavo lì, tra lo svogliato, il depresso e il preoccupato, visto che la bambina, all’epoca seienne, aveva avuto un piccolo malore notturno ed ecco che mi avvicina l’addetto dell’impianto di risalita:

Buongiorno, come si chiama?

Quanti anni ha?

47 anni che cosa sono rispetto al corso dell’intera vita, di millenni?

Lei è felice?

Se potesse scegliere fra stare bene e stare male, che cosa sceglierebbe? Lo dica ad alta voce. Lei è forte. Tiri fuori la sua forza. Si vede dalla luce degli occhi. Di doppia profondità.

Qual è il suo pianeta preferito?

Lei è una venusiana. Si vede. Dagli occhi. E dall’altezza.

Non si è mai sentita la gobbetta sulla testa? Io sono pelato e me la sento benissimo.

Perché è inquieta? Bisogna fare una promessa fra sé e Dio. Bisogna pregare.

Quando si fa una promessa, quando si prega o si chiede con convinzione, gli angeli in cielo ballano di gioia.

Perché si preoccupa per sua figlia? Perché non la cura lei imponendo le mani? Tutti noi siamo guaritori.

Chiedi e ti sarà dato.

Lei crede ma è in un momento di confusione.

Io ho sei figli e sono felicissimo. Lavoravo all’antidroga in aeroporto e passavo la giornata a pensare: quello fuma, quella si fa, quello è un corriere… un giorno ho detto basta. Ho detto a mia moglie: andiamo a vivere in Messico. Oppure in India. Dormire e mangiare si fa dappertutto allo stesso modo.

Poi sono venuto qui dove la gente aspetta sei anni per avere un posto. Ho chiesto e ho avuto subito un lavoro.

Qui la gente entra in sintonia con l’aria pulita. Ed è facile individuarne il vero stato d’animo. Mi sembrava proprio che lei emanasse una bella energia. Perché dice di essere impantanata?

Non parli di crisi, parli di momento di riflessione.

Non si lasci abbagliare. I depressi si sono tutti convinti da soli. Sono un esercito che parte per combattere e per stare male: lo voglio, lo voglio, lo voglio.

Lei chieda a Dio che lo aiuti, che vi aiuti. Faccia un fioretto. Faccia una promessa col cuore. Vedrà che Dio le risponde.

Domani torna? Sorrida di più.

autore

Laura Lombardi

Scrittrice, con un passato televisivo. Coordinatrice dell’area culturale ed eventi. Madre separata di una figlia, sono curatrice, insieme con Raethia Corsini, del progetto smALLbooks. Per il sito scrivo per la sezione “Magazine” e “Diario d’Autori”. Condivido con Giuseppe Sparnacci il progetto “Riletture in chiave smallfamily”.

Sono nata nel 1962, scrivo e ho un’unica adorata figlia nata nell’anno 2000. Con Susanna Francalanci ho scritto alcuni libri per ragazzi pubblicati dall’editore Vallardi e il giallo Titoli di coda, per Eclissi editrice. Per parecchi anni ho lavorato come autrice televisiva, soprattutto in Rai, soprattutto con la vecchia RaiTre. Prima ancora c’era stato il periodo russo, quello in cui ho frequentato Mosca, l’Unione Sovietica e la lingua russa.Il canto, la ricerca attraverso il suono e la voce, il tai chi, sono gli strumenti privilegiati con cui mi oriento. Amo camminare, soprattutto nel silenzio denso di suoni dei boschi dell’Alta Valmarecchia, dove ho la fortuna di avere una casa che saltuariamente apro per ospitare incontri, corsi e altre iniziative: Croceviapieve. Vivo il progetto Smallfamilies come parte fondamentale del mio percorso evolutivo.

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