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Le madri, grandi assenti dalle foto di famiglia

scritto da Laura Lombardi

Il messaggio su Twitter della blogger e fotografa francese Laura Vallet, 35 anni, ha avuto una risonanza tale da diventare tema di un articolo apparso sul quotidiano  Le Monde  il 15 gennaio 2022 in cui l’autrice, Cécile Bouanchaud, fa emergere come questo argomento apparentemente secondario sia in realtà illuminante ed emblematico:

Madri di famiglia: ma a voi scattano delle foto?

Laura Vallet ha dichiarato alla giornalista di avere pubblicato il suo tweet dopo avere contato le sue apparizioni nell’album di famiglia: «Nelle 450 foto che ho ordinato, mio marito appare due volte più di me accanto ai nostri figli… Ho sentito un profondo fastidio di non figurare in nessuna foto del nostro quotidiano».  E alla sua domanda su Twitter sono seguite circa 400 risposte e altrettanti “no”, fatto che ha spinto la blogger a considerare come, evidentemente, anche «il fatto di scattare foto, di ordinarle, di creare album per permettere alla famiglia di costruirsi il proprio racconto» costituisca un ulteriore carico mentale ed emotivo a carico delle sole madri, salvo rare eccezioni.

Illana Weizman, sociologa e autrice di Questo è il mio post-partum (Marabout, 2021), estremizzando, sostiene che l’alto indice di gradimento di questo tweet evidenzia come siamo in «un sistema in cui la madre è sempre lesa, in cui deve sempre pensare a tutto» mentre Claudine Veuillet-Combier, psicologa e ricercatrice all’università di Angers, analizza che la dinamica evidenziata dalle risposte al tweet – secondo cui sono le donne che gestiscono il patrimonio familiare, che scattano le foto, le classificano, le commentano e le condividono – denota una situazione ancora peggiore, perché sarebbe un segno “dell’invisibilità” delle donne nella sfera familiare.

«Secondo me, grazie a queste foto, si crede che fosse il padre a fare ogni giorno il bagno a mia figlia», commenta una delle mamme che hanno risposto al tweet, precisando che le foto in questione venivano, al contrario, a sottolineare un momento raro della quotidianità.
«Mi occupo anche di fare le foto. Dai miei album, quindi, risulta che è mio marito, valoroso padre single, che alleva da solo i suoi tre figli. Con quale coraggio!», ironizza un’altra mamma.

«Non del tutto rappresentativo di chi si occupa maggiormente dei bambini», sostiene invece un’altra. Mentre, per anticipare eventuali osservazioni da parte della sua prole, un’altra mamma ripete spesso ai suoi due figli: «Non dimenticate che con voi tre c’è solo vostro padre nella foto solo perché io ero dietro la macchina fotografica! »

Tra le centinaia di risposte al tweet figurano anche racconti di madri di famiglia che non hanno «alcuna traccia» di momenti del quotidiano passati con i loro figli o testimonianze di chi usa trucchi più o meno fruttuosi per essere più visibile: «Perseguito mio marito a intervalli regolari, altrimenti sembra che non io non sia presente nella mia stessa vita» ma anche parole di chi soffre di dover «elemosinare», ricordando fotografie inevitabilmente fallimentari perché prive di spontaneità o di chi si sente costretta a ricorrere ai selfie come soluzione ideale per compensare la propria assenza.

E la psicologa Claudine Voulez-Combier considera in merito che: «Le donne hanno bisogno di dare traccia visiva del fatto che anche gli uomini si occupano dei bambini… Gli uomini, invece, non hanno bisogno di dimostrarlo, come se alla fine, in modo tradizionale e stereotipato, fosse normale che le donne si prendessero cura dei bambini.»

Uno stereotipo che alimenta una visione distorta del quadro familiare, che si parli di famiglia in cui i genitori convivono o di quelle in cui vive stabilmente con i figli sono uno dei due.

Io stessa, leggendo l’articolo, ho pensato: “è vero. Anch’io ho subito la lunga ombra dello stereotipo.” Ho sempre scattato io, ho sempre avuto io il desiderio di fissare i ricordi, e l’ho fatto a cuor leggero, sorridendo, con ironia. Ho composto io i nostri album, ho fotografato spontaneamente il padre di mia figlia fare quello che normalmente facevo io mentre ho foto di me con mia figlia scattate da lui di fatto solo “su richiesta”, e questo sia prima sia dopo la nostra separazione. Non è questo il punto. E le foto più belle che ho, con mia figlia, sono prevalentemente state scattate da amiche, come quella allegata a questo post.

A dirsi, quindi: mamme, tutte, concentratevi! Ogni argomento, ogni dettaglio, ogni piccolo tema del quotidiano può ancora e sempre diventare un grande spunto di riflessione e di crescita. Sulla strada della consapevolezza.

E buone foto a tutte.

 

 

NOTA: la fotografia che accompagna il post è dell’artista Gioia Olivastri (per gentile concessione).

autore

Laura Lombardi

Scrittrice, con un passato televisivo. Coordinatrice dell’area culturale ed eventi. Madre separata di una figlia, sono curatrice, insieme con Raethia Corsini, del progetto smALLbooks. Per il sito scrivo per la sezione “Magazine” e “Diario d’Autori”. Condivido con Giuseppe Sparnacci il progetto “Riletture in chiave smallfamily”.

Sono nata nel 1962, scrivo e ho un’unica adorata figlia nata nell’anno 2000. Con Susanna Francalanci ho scritto alcuni libri per ragazzi pubblicati dall’editore Vallardi e il giallo Titoli di coda, per Eclissi editrice. Per parecchi anni ho lavorato come autrice televisiva, soprattutto in Rai, soprattutto con la vecchia RaiTre. Prima ancora c’era stato il periodo russo, quello in cui ho frequentato Mosca, l’Unione Sovietica e la lingua russa.Il canto, la ricerca attraverso il suono e la voce, il tai chi, sono gli strumenti privilegiati con cui mi oriento. Amo camminare, soprattutto nel silenzio denso di suoni dei boschi dell’Alta Valmarecchia, dove ho la fortuna di avere una casa che saltuariamente apro per ospitare incontri, corsi e altre iniziative: Croceviapieve. Vivo il progetto Smallfamilies come parte fondamentale del mio percorso evolutivo.

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