Troppo spesso si sente parlare di famiglia, di famiglie numerose, di single, di famiglie monogenitore e si danno i numeri per inquadrare la dimensione del fenomeno. I numeri spesso però sono diversi, a volta persino contradditori… Come mai?
Prima di contarci occorre capire chi dobbiamo contare e cosa.
Quello che noi siamo abituati a chiamare semplicemente famiglia per l’Istat (istituto centrale di statistica che si occupa di dare i numeri ufficiali di tanti fenomeni sociali) è in realtà il nucleo famigliare, concetto più restrittivo del primo. Nel senso che tutti i nuclei famigliari sono famiglie, ma non tutte le famiglie sono nuclei famigliari.
In questo post cercherò di chiarire i due concetti con le definizioni corrette e con tanti esempi.
La famiglia
Il concetto di famiglia si è evoluto nel tempo e oggi una famiglia per l’istat è un insieme di persone che devono soddisfare due condizioni:
1) essere legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, affiliazione, tutela o da vincoli affettivi
2) essere coabitanti ed aventi dimora abituale nello stesso Comune
Il significato del punto 2) è abbastanza chiaro, ma rimandiamo al post di Gisella Bassanini su più famiglie nella stessa residenza). Qualche chiarimento sui termini che compaiono nel punto 1) dobbiamo invece darlo. Per il codice civile la parentela è un vincolo caratterizzato da un legame di “sangue”. Anche se viene utilizzato il termine latino la definizione è abbastanza medievale. L’affiliazione è un istituto giuridico non più in vigore, è stato soppresso nel 1983. Consentiva di esercitare la potestà
genitoriale (la patria potestà come si chiamava allora) su un minore abbandonato. Per chi ha letto Grandi Speranze di Dickens mi viene da pensare che è la condizione in cui venne a trovarsi Pip.
Supponiamo che il capofamiglia sia io (donna). Possono far parte della mia famiglia, se abitano sotto il mio stesso tetto, almeno una ma anche tutte, le persone che sono legate a me da vincoli di:
- matrimonio (mio marito)
- parentela (i miei figli e le mie figlie, ma anche mia sorella o mio nonno)
- affinità (mia cognata o mia suocera)
- adozione (mia figlia adottata)
- affiliazione (non più giuridicamente in uso)
- tutela (il figlio che ho in affido)
Nel caso della coppia convivente per libera scelta, registrata o meno mediante il registro delle unioni civili, si tratta di persone legate da vincoli affettivi. La parola convivenza nella definizione di famiglia non c’è. Per convivenza l’Istat infatti intende un insieme di persone che, senza essere legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità e simili, conducono vita in comune per motivi religiosi, di cura, di assistenza, militari, di pena e simili. Due persone che vivono semplicemente insieme per dividere le spese non sono considerate una famiglia. Il vincolo affettivo nelle sue variegate forme deve essere presente per parlare di famiglia.
Il concetto di nucleo
I nuclei famigliari invece possono essere solo di 4 tipi:
1) coppie senza figli
2) coppie con figli
3) padri soli con figli
4) madri sole con figli
La famiglia nella Figura 1 è composta da me (mamma) mio marito e i nostri due figli. Da mia sorella con sua figlia (mia nipote) dal fratello di mio marito (mio cognato) e dalla madre di mio marito (mia suocera). È una famiglia di otto persone. All’interno vi sono due nuclei: io con mio marito e i miei due figli è il primo nucleo. Mia sorella con sua figlia sono il secondo nucleo. Il fratello del papà (mio cognato) e la mamma del papà (mia suocera) non sono considerati pertanto dei nuclei.
I nuclei famigliari come struttura sociale sono censiti a partire dal censimento del 1991.
L’Istat già nel censimento del 1961 prova a classificare le famiglie in 4 grandi sottogruppi che a loro volta poi si differenziano per il tipo di legame che lega i componenti al capo famiglia. I 4 grandi gruppi sono questi:
Famiglie di tipo A: composte da un solo elemento. Sono le famiglie unipersonali, i single e le single, non conviventi e senza figli conviventi. Tra essi ci sono coloro che non si sono mai sposati, i vedovi o le vedove con figli che non abitano più col padre. I separati le separate. I divorziati e le divorziate. Tutti rigorosamente che abitano da soli. Possono essere solo di un tipo. E sono composte solo da un elemento.
Famiglie di tipo B: sono le coppie senza figli, coniugate o conviventi. Senza figli che coabitano. Magari li hanno avuti in passato ma al momento del censimento o dell’indagine non sono più in casa con i genitori. Possono essere solo di un tipo e sono composte sempre da due elementi.
Famiglie di tipo C: in questo tipo di famiglie rientrano per la prima volta i figli. Possono essere di tre tipi: C1: Coppia con figli, C2: padre con figli, C3 madre con figli. I componenti possono andare da un minimo di 2 (madre o padre soli con un figlio) a un massimo che dipende dal numero di figli e se si tratta di una coppia o di un padre o di una madre soli.
Famiglie di tipo D: sono le famiglie composte da coppie con o senza figli oppure da madre sola con figli o padre solo con figli ma in cui sono presenti altri parenti o affini (il fratello del capofamiglia o la madre della sua compagna ad esempio). Le famiglie di tipo D sono di 9 sottotipi perché si differenziano sia per il tipo di parente o affine presente, sia per il tipo nucleo nel senso se sono coppie senza figli, coppie con figli o madri sole con figli o padri soli con figli. Quindi i casi sono parecchi.
La famiglia nella figura (1) è una famiglia di tipo D.
Ad esempio una famiglia di tipo D1 è una coppia senza figli con la presenza del suocero o del genitore del capofamiglia oppure del genero o della nuora o altri parenti ed affini. La famiglia di tipo D2 è una coppia con figli con la presenza come ad esempio della sorella della mamma. Nella famiglia di tipo D3 ci sono il padre solo con i figli ed è presente anche un altro parente o affine. Infine nella famiglia di tipo D4 ci sono la madre sola con i figli ed
è presente qualche altro parente o affine. Nelle altre tipologie mancano il coniuge e i figli ma sono presenti altri parenti e/o affini.
La classificazione delle famiglie oggi non c’è più ma è servita a definire il nucleo famigliare. Infatti i nuclei famigliari sono presenti nelle famiglie di tipo B (una coppia senza figli), nelle famiglie di tipo C (coppie con figli, madri e padri soli con figli, senza altri parenti o affini conviventi) e nelle famiglie di tipo D (i tre tipi sopra con la presenza di altri parenti o affini). Nel tipo D vi sono però anche famiglie che non hanno nuclei (ad esempio io da sola con mia sorella). Con il censimento del 1991 si è abbandonata la classificazione A, B, C, e D e si è introdotta la voce relativa al Nucleo famigliare che come abbiamo visto può essere solo di 4 tipi. Nei nuclei famigliari non sono contati i single, detti anche “famiglia unipersonale”, perché non hanno figli.
Insomma il nucleo per la statistica dell’Istat (come nella fisica o nella matematica) non è un oggetto statico, è un ente non elementare, in grado di evolvere (una coppia che potrebbe avere o adottare o in affido figli) oppure che è già evoluto (una madre o un padre soli con i figli).
Si noti che nelle statistiche dell’Istat la famiglia viene classificata (oltre ad altre caratteristiche) in base al numero di componenti (non di figli) mentre i nuclei famigliari vengono classificati per numero di figli (non per numero di componenti).
Di conseguenza quando si parla di famiglie numerose (intendendo per famiglia numerosa una famiglia con tanti figli, in genere almeno quattro) e di famiglie in cui è presente un solo genitore, occorre andare a considerare i nuclei famigliari e non le famiglie.
Chiarita questa differenza nel prossimo post cercheremo di restituire i numeri delle famiglie e dei nuclei famigliari in Italia.
Foto di Gerd Altmann da Pixabay