Madri Indipendenti è un progetto fotografico della fotografa canadese Annie Ling, frutto di un lungo lavoro che è stato in mostra dal giugno 2015 al febbraio 2016 presso il Museo Nazionale di Islanda, a Reykjavik, e che l’autrice presenta con la citazione di una delle madri single islandesi che ha seguito nella loro quotidianità per ben due mesi:
Preferirei essere chiamata una madre indipendente… mi sentivo più single durante il mio ultimo matrimonio.
In un’intervista rilasciata alla radio pubblica islandese Annie Ling racconta di essere sempre stata interessata alle più svariate tematiche riguardanti le lotte femminili, nelle più svariate parti del mondo, e che l’occasione per questo progetto è nata casualmente, quando un’amica dei suoi vicini di casa a New York, per metà islandese, incinta di otto mesi, le ha raccontato di quanto fosse comune essere madre single in Islanda e di esserlo lei stessa.
Una serie di circostanze fortuite le hanno poi consentito di trascorrere due mesi invernali nell’isola, dove ha avuto modo di stringere rapporti confidenziali con alcune donne che hanno accolto con grande apertura la sua proposta e con cui ha condiviso la loro intimità casalinga. Ed essendo inverno, con temperature esterne proibitive, si è davvero trattato di un contatto molto ravvicinato.
La fotografa scrive poi nel sito, a proposito del progetto:
L’Islanda detiene il più alto tasso di madri pro capite del mondo, con quasi due terzi dei bambini nel paese nati da madri non sposate. La prevalenza e l’accettazione di famiglie monoparentali qui in Islanda insieme a una forte rete e ad agevolazioni diverse da altri paesi, possono spiegare perché le madri hanno qui maggiore sostegno e indipendenza per perseguire obiettivi, carriere personali e perfezionamento negli studi.
Il contesto storico e geografico unico dell’isola ha indubbiamente plasmato e influenzato la cultura islandese odierna. Più significativamente, la mancanza di una stigmatizzazione sociale e un atteggiamento rilassato verso il matrimonio e la morale sessuale fanno sì che crescere una famiglia da genitore single sia più fattibile, soprattutto all’interno di comunità piccole e con la famiglia che vive nelle immediate vicinanze.
Negli ultimi anni l’Islanda ha registrato una netta crescita economica ed è uno dei paesi più socialmente avanzati al mondo. Ad esempio è da anni in testa alla classifica del World Economic Forum per la parità di genere.
La maternità è sostenuta da consistenti aiuti statali, come nove mesi di congedo retribuito (sia per le donne sia per gli uomini), e da scuole a prezzi accessibili. Così, il 67% dei bambini è nato da genitori che non sono stati sposati.
Tuttavia, conclude la fotografa nella sua presentazione
pur essendo riconosciuta come una società egualitaria e come il paese più femminista del mondo, in Islanda ci sono ancora sfide da fronteggiare per le donne. Un notevole divario salariale di genere tra i più alti in Europa, fa sì che i capofamiglia donna siano in svantaggio, con meno risorse. Neppure le madri single islandesi possono quindi avere una vita davvero facile, ma a loro è almeno garantita l’indipendenza.
Le fotografie di Annie Ling vogliono cogliere questo duplice aspetto, la forza e l’indipendenza di queste donne, orgogliose del loro essere madri single, e dall’altro la fatica e gli sforzi che, pur nella loro condizione agevolata, devono comunque fare.
L’obiettivo della fotografa è molto chiaramente quello di portare in evidenza il tema della condizione delle madri sole ovunque nel mondo.
Se il paese più femminista del globo riserva ancora discriminazioni, che cosa accade negli altri paesi dove ci sono molte meno politiche sociali di sostegno?
Il tema è scottante. Le necessità sono evidenti.
Bisogna che i governi di tutti i paesi, compreso il nostro, si decidano a fare di questo tema un dibattito urgente con conseguenti misure e interventi.
A dimostrazione di quanto in Islanda siano molto più “avanti”, vogliamo anche sottolineare che, al termine della mostra, il monumentale Museo Nazionale di Islanda ha acquistato le fotografie della Ling da inserire nella sua collezione permanente…
E da noi?