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Mia madre è tornata a casa e non mi ha più trovato. Figli rubati

scritto da Paola di Carlo

Mia madre è tornata a casa e non mi ha più trovato (…) per un po’ è venuta a visitarmi in istituto. Poi, mostrandole delle carte false, l’hanno convinta che ero stato adottato” così racconta Sergio Devecchi, autore di “Infanzia rubata: la mia vita di bambino sottratto alla famiglia”, (Ed. Casagrande, 2019).

Sergio Devecchi solo recentemente, e solo una volta in pensione, ha avuto il coraggio di raccontare la sua storia di figlio illegittimo e per questo sottratto a sua madre quando aveva solo sei giorni; cresciuto in istituti in Ticino e poi a Zizers nei Grigioni ha subito maltrattamenti e abusi.

Si stenta a credere ma fino al 1981, in Svizzera, i bambini potevano essere strappati alla famiglia, privati della libertà, rinchiusi in istituti, in riformatori dove molti sono stati maltrattati e abusati: la loro unica colpa era essere ‘illegittimi’, orfani, figli di donne sole, povere o di etnia nomade: vittime delle cosiddette “Misure coercitive a scopo assistenziale”, in nome delle quali cittadini svizzeri sono stati internati, sterilizzati, costretti ad abortire, separati dalle famiglie senza processo e senza possibilità di ricorso in giudizio.

Molti bambini sono stati sfruttati come manodopera a basso costo: sono i Verdingkinder, i “bambini-schiavi”: minori con difficoltà cognitive, figli illegittimi, figli di genitori divorziati, o poveri, o Jenisch (gli “zingari bianchi” di origine germanica) prelevati d’autorità e collocati in istituti o fattorie per essere impiegati come forza lavoro.

Non tutte le vittime sono disposte a uscire allo scoperto, per un senso di vergogna che non riescono a superare, così come racconta Devecchi «Per decenni la società ha rimosso questo capitolo oscuro della storia svizzera. Anch’io ho nascosto la mia vita d’internato persino a persone che mi erano vicine, e questo per ben 60 anni. Non riuscivo a parlarne perché avevo interiorizzato un senso di vergogna e di colpa.”

Eppure la storia di Devecchi è una storia di riscatto, anche grazie ad un incontro fortunato. Da ragazzino gli piace studiare e va bene a scuola, un insegnante gli consiglia di frequentare il liceo, ma dice: “Quando lo raccontai al direttore durante la mungitura, per tutta risposta ottenni un ceffone. ‘Siete figli di ubriaconi e di gente non sposata, resterete sempre in basso’, diceva. ‘L’unica cosa che dovreste imparare è rassegnarvi alla miseria’”.

 

Più tardi però un assistente sociale di Zurigo gli fa ottenere un sussidio per proseguire gli studi e gli fa frequentare un tirocinio come educatore sociale.

Devecchi diventerà un pedagogista di successo, fondatore e direttore di vari istituti per minori in Svizzera tedesca, presidente di Fondazioni attive nella protezione dei minori tra cui INTEGRAS; e, negli ultimi anni, su mandato della Confederazione, è stato anche consulente per i diritti umani per la protezione dei minori collocati in Russia.

Fino agli anni ottanta, dunque, le autorità svizzere hanno applicano questi provvedimenti a decine di migliaia di persone considerate non conformi ai valori dell’integrazione sociale e del successo economico. Ben dopo, quindi, la Convenzione europea per i diritti dell’uomo (1950). Non a caso la Svizzera ratifica la Convenzione nel 1974, con riserva dell’articolo 5 del trattato (riguardante le condizioni per la privazione della libertà) e completamente solo nel 1981.

Di questi drammi si iniziò a parlare nel 2003, quando Louisette Buchard-Molteni, una pioniera del movimento delle vittime, con uno sciopero della fame costrinse il governo a stanziare una piccola somma per una ricerca sul fenomeno dei Verdingkinder.

Solo l’11 aprile 2013 la consigliera federale Simonetta Sommaruga ha presentato le scuse della Confederazione Elvetica: “Per la sofferenza che vi è stata inflitta vi chiedo, a nome del Governo svizzero, sinceramente e dal profondo del cuore, perdono”.

Nel 2014 viene istituita una Commissione peritale indipendente composta da storici, giuristi e psichiatri. La commissione ha terminato i lavori nel 2018. Novemila persone riceveranno venticinque mila franchi. Moltissimi non hanno presentato domanda.

 

 

Immagine di apertura tratta da Commissione peritale indipendente Internamenti amministrativi (CPI)

autore

Paola di Carlo

Architetta e madre di due bambini, per il sito Smallfamilies aps scrivo post riguardo viaggi, tempo libero, servizi e iniziative utili.

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