La musica può aiutare ad aggirare la solitudine, la musica può avere effetti terapeutici quando per esempio si resta soli dopo un lutto, una separazione, un litigio. Eppure, nella frenesia della vita quotidiana, lo spazio che dedichiamo all’ascolto delle note (o alla loro esecuzione, per chi può) è sempre più esiguo.
Il potere della Musica di integrare e curare…è un elemento essenziale. E’ il più completo farmaco non chimico.
Oliver Sacks, “Risvegli”
La Musica crea una certa vibrazione che indiscutibilmente produce una reazione fisica. Alla fine troveranno la vibrazione giusta per ogni persona e la useranno.
George Gershwin
Quando accade nel corso della vita, per vari motivi, di “perdere” la persona con la quale si pensava di trascorrere le proprie giornate subentra un senso profondo di solitudine e di apatia.
Le scelte da fare per affrontare questa situazione possono essere molteplici e dettate da vari fattori, io con queste parole desidero offrire la mia proposta come musicoterapista.
L’uso consapevole di alcuni brani musicali possono dare eco a certe emozioni o al contrario censurarle; la chiave di tutto è un termine semplice ma di difficile attuazione….consapevolezza.
Ascoltare musica per saper ascoltarsi e perciò riuscire, anche se a volte con alterne sconfitte, a “gestire” di più e meglio la propria percezione di solitudine attraverso un uso mirato e quasi chirurgico della Musica per il proprio beneficio interiore e fisico.
Occorre sapere che brani con ritmi incalzanti (Rock, Polka, Tecno ecc…) inducono nel nostro organismo un aumento esponenziale dei livelli fisiologici (respiro, pressione e battito cardiaco) al contrario brani dove il ritmo è più lento e meno incisivo (New Age, Classica ecc…) il nostro organismo risponde diminuendo la respirazione, il battito cardiaco e la pressione.
Naturalmente d’importanza fondamentale è la soggettività, ogni organismo risponde in base alle proprie caratteristiche, queste sono informazioni di massima, ma il conoscerle potrebbe far da tramite per conoscersi di più e meglio, così da focalizzare la propria attenzione su se stessi e spostare l’attenzione dal senso di solitudine.
Conoscere anche la qualità del suono e cosa induce in noi può essere d’aiuto per selezionare la musica, ad esempio brani con suoni acuti stimolano la parte cerebrale (pensiero) mentre brani con bassi più incisivi la parte più emotiva; perciò se si desidera “spegnere” la parte del pensiero brani con bassi più presenti potranno essere un alleato per raggiungere il nostro obiettivo.
Occorre considerare anche che ascoltare musica consapevolmente procura una sorta di “qui e ora”…ascoltare significa essere nell’attimo ed essere “presenti nell’attimo” allontana un senso di disturbo e paura sempre legati inevitabilmente al tempo futuro.
Selezionare mentalmente i suoni, ascoltare ad esempio “solo” la parte del pianoforte o ascoltare “solo” il suono della voce e seguire questi suoni fino al termine del brano, induce a stimolare un’attenzione quasi chirurgica, così che la nostra capacità d’attenzione possa selezionare la qualità del pensiero, diminuendo sempre più un senso di solitudine, in quanto un ascolto mirato aiuta a selezionare i pensieri scegliendo, se si vorrà, solo quelli migliori per il nostro stato d’animo.
Naturalmente dopo quasi vent’anni di professione dedicata alla musica e i suoi effetti, le cose da condividere con voi sono molteplici perciò la mia speranza è di poter essere ancora in vostra compagnia nei prossimi appuntamenti previsti per questa nuova rubrica.
Buon ascolto!
OHANA!
Alcuni esempi musicali di massima che non sono e non vogliono essere “verità assolute”. Divertitevi a stabile quali “corde” muovono in voi e poi fatevi il vostro percorso musicale. E se vi va, fatemi conoscere le vostre scoperte.