È uno dei più bei libri per bambini di sempre. Albo scritto ed illustrato da Maurice Sendak, è uscito negli Usa nel 1963 e in Italia nel 1969.
Testo brevissimo e folgorante. Interazione fra testo ed illustrazioni a dir poco geniale.
Max è un bambino irrequieto che una sera si mette un costume da lupo e ne combina di tutti i colori. Quando la mamma gli grida “sei un mostro selvaggio” lui le risponde “e io ti sbrano”. Dopodiché, punito senza cena in camera, vive con la sua immaginazione un cambio di scenario radicale, con una foresta che cresce e cresce, così come parallelamente cresce la dimensione delle illustrazioni nel libro. Dalla foresta si arriva al mare e attraverso il mare Max giunge nel paese dei mostri selvaggi dove, scatenando un putiferio viene riconosciuto come re in quanto più mostro selvaggio di tutti. E le illustrazioni intanto progressivamente si sono allargate tanto da occupare interamente le due pagine affiancate per una sequenza di tre giri di pagina. Qui del testo non c’è bisogno.
Quando Max inizia a sentire un certo profumo di buono e un crescente desiderio di tornare a casa ecco che le dimensioni delle illustrazioni vanno all’inverso e si riducono via via, fino a rimanere, dopo avere illustrato il suo lungo viaggio di ritorno e il suo arrivo a casa di fronte a una cena che lo aspetta, quattro parole a corredo di una pagina bianca.
Di questo libro è stato scritto di tutto, di come ad esempio sia pedagogicamente fantastico per aiutare a trasformare la rabbia in potenza immaginativa che attraverso il gioco pone i mondi ordinario ed extra-ordinari sullo stesso piano, in un’esplosione creativa affascinante. Per aiutare a non avere paura, paura dei mostri esteriori ed interiori, per aiutare a prendere posizione nella vita. Con una morale finale che sostiene come sbagliare non solo sia umano, ma utile, necessario alla crescita. E molto altro ancora.
Dopo qualche anno di assenza, il libro in Italia è finalmente di nuovo in libreria dal 2018, da che la casa editrice Adelphi ne ha acquistato i diritti e l’ha ristampato con una nuova traduzione, di Lisa Topi, definita più fedele e “in linea con il progetto di un’edizione filologica”.
La traduzione precedente, utilizzata prima da Emme edizioni e poi da Babalibri, è di Antonio Porta, certamente meno fedele all’originale ma sicuramente di attitudine maggiormente “poetica”.
Tanto per dare un esempio le parole “let the wild rumpus start!”, pronunciate da Max per incitare i mostri selvaggi dopo la sua incoronazione, sono tradotte da Porta con: “attacchiamo la ridda selvaggia!” mentre Topi le trasforma in un piano “scateniamo il finimondo!” A voi il giudizio.
Nonostante le molteplici richieste, in tanti anni, Sendak non concede a nessuno i diritti per utilizzi pubblicitari o adattamenti cinematografici dei personaggi del libro. Fino a quando invece dice sì a Spike Jonze, geniale regista che all’epoca, nel 2000, Sendak stesso definisce «giovane, interessato e con una scintilla che nessun altro ha dimostrato di avere».
Attraverso plurime fasi di elaborazione e trasformazione, eccoci così al 2009. Il film di Jonze è pronto. La trama è ovviamente molto più elaborata rispetto al libro mentre il titolo inglese rimane fedele all’originale Where the Wild Things Are (la versione italiana verrà poi invece modificata in: Nel paese delle creature selvagge). Ed è finalmente distribuito in sala, con previo benestare di Sendak che dichiara: «Non ho mai visto un film che sembrasse così o facesse provare queste sensazioni. Ed è di Spike, non ha paura di sé stesso».
Nel libro è citata la mamma di Max senza che sia chiaro se esista o meno un padre. Nel film Jonze sceglie di mostrare una mamma palesemente single, con anche una figlia e forse un fidanzato, ma la morale è sempre la stessa: quando c’è amore e comprensione quali e quanti siano i genitori non ha proprio importanza.
E quindi: scateniamoci nella ridda selvaggia!!!
Il film è disponibile sulla piattaforma Netflix. Il libro è pubblicato da Adelphi.