“False partenze” è il titolo del Rapporto Caritas 2014 su povertà ed esclusione sociale in Italia che apre una finestra sul fenomeno della povertà in Italia secondo l’esperienza di ascolto, osservazione e animazione svolta dalla 220 Caritas diocesane presenti sul territorio nazionale.
Nel Rapporto è anche riportata una sintesi dei principali risultati della prima indagine nazionale sulla condizione di vita dei genitori separati con l’obiettivo di far emergere il legame tra la rottura del rapporto coniugale e alcune forme di povertà/disagio socio-relazionale
La rilevazione, che ha coinvolto la rete Caritas e quella dei Consultori familiari d’ispirazione cristiana, è stata realizzata intervistando 466 genitori separati, presso centri di ascolto (36,9%), consultori familiari (33,5%), servizi di accoglienza(18,5%) e mense (8,2%).
Analizzando i dati emergono alcuni fattori di povertà che fanno molto riflettere, alcuni dei quali risultano evidenti anche dal nostro sondaggio online Di che taglia è la tua smallfamily realizzato nei mesi scorsi, che hai coinvolto 600 genitori soli e sul quale abbiamo scritto dettagliatamente nel nostro sito. In particolare:
- l’aumento di condizioni di vulnerabilità economica e di disagio sociale che coinvolge sempre più anche il ceto medioimpoverito;
- l’aumento di richiesta di aiuto non solo economico ma anche di beni e servizi
- il bisogno di orientamento e informazioni sulle misure e le prestazioni socio-assistenziali e, più in generale, richiesta di sostegno sul territorio.
La crisi economica dunque pesa ancora di più “sia a livello occupazionale che abitativo” nei casi di “rottura dei rapporti coniugali”, si legge sul rapporto Caritas. Il 66% dei separati che si rivolgono alla struttura assistenziale non riesce a provvedere ai beni di prima necessità. Prima era solo il 23,7%. La gran parte sono italiani (85,3%), più donne (53,5%) che uomini (46,5%). I due terzi hanno figli minorenni e su loro grava un peso materiale e sociale più importante. Il 46,1% è in cerca di occupazione. Dopo la separazione diminuisce notevolmente la percentuale di coloro che vivono in una casa di proprietà o in affitto, al contrario emergono situazioni di precarietà abitativa e cresce significativamente il numero di persone che vivono in coabitazione con familiari o amici, e anche chi si rivolge a strutture di accoglienza come i dormitori. Ci si rivolge molto di più ai servizi socio-assistenziali del territorio, a centri di distribuzione di beni primari, mense, empori e magazzini solidali. Il peggioramento della qualità della vita non è solo dunque di tipomateriale ma è anche psicofisico e relazionale. Fragilità economica, lavoro e casa sono i problemi più stringenti.
Si tratta di nuove povertà familiari che, sempre secondo Caritas, si rivolgono o sono agganciati da servizi innovativi e non sempre coincidenti con le tradizionali strutture di aiuto. Questo è un altro aspetto che fa riflettere. Siamo nati come progetto e associazione Smallfamilies anche per questo: sappiano che c’è una domanda sociale di aiuto e condivisione che spesso le strutture tradizionalmente presenti sul territorio non sono in grado, per mille motivi, di intercettare.
Leggendo questo Rapporto si rafforza ancor più ciò che, come Smallfamilies, andiamo dicendo e scrivendo da mesi (e l’Europa lo dice e scrive da alcuni anni): sono molte e in continuo aumento le smallfamilies che vivono in povertà, o sono a rischio di diventarlo. Questa è una vera emergenza che non può più essere ignorata. Bisogna mettere in campo politiche e interventi mirati da destinare a tutti quei genitori che si trovano soli nel crescere i propri figli, siano stati sposati o no.