Nel titolo del libro a tre firme Sociologia della vita famigliare, recentemente pubblicato da Carocci, non compaiono né la parola Famiglia né quella Famiglie.
E già questo ci è sembrato molto significativo. E le sue 228 pagine non hanno deluso le aspettative.
Sono interessanti e ci trovano in sintonia.
Dando per scontato che la fluidità delle relazioni affettive sia ormai tale per cui anche parlare di Famiglie invece che di Famiglia rischi comunque di escludere alcune tipologie di legami qualitativi di vita domestica, ecco che le autrici mettono infatti l’accento su come sia la quotidianità del “fare famiglia” e il suo continuo divenire a farci percepire come siano le stesse persone a definire, attraverso le loro pratiche, le loro scelte e i loro contesti di azione, che cosa intendono per relazioni familiari e come quindi questo venga comunicato all’esterno.
L’analisi proposta dal libro per cercare di inquadrare e definire le nuove forme di vita familiare contemporanea parte proprio dalle pratiche quotidiane e dalla lettura delle famiglie come campi sperimentali di relazione.
E sebbene il libro sia stato scritto prima dell’inizio dell’attuale straniante situazione di distanziamento, sebbene oggi la quotidianità sia per tutti decisamente alterata, uno dei punti nodali trattati assume proprio oggi maggiore evidenza. Si tratta del tema “bambini”. I bambini comunemente individuati come soggetti centrali nella definizione del fare famiglia laddove gli stessi sono di fatto dei soggetti invisibili, depoliticizzati, privatizzati, privi di attenzione pubblica poiché nella nostra società si considera l’infanzia come una questione interna, totalmente a carico delle famiglie.
Si è visto molto bene, in questo periodo, come i bambini non vengano considerati, come siano assenti. Assenti ora e sempre.
Che cosa si aspettano e si augurano, in conclusione le autrici? Che in un ripensamento globale si possa fare politica e creare servizi tenendo conto della pluralità e della fluidità della vita relazionale familiare.
Come stiamo dicendo da anni anche noi di Smallfamilies.
Uno dei capitoli del libro è peraltro intitolato “Famiglie a geometria variabile”. E considerato che noi siamo stati i primi in Italia ad usare questa espressione diversi anni fa per definire il nostro campo di interesse e di azione, ci sentiamo nello stato d’animo di avere fatto un “gentile prestito” alle autrici
Una delle tre autrici, Caterina Satta, è stata intervistata da Loredana Lipperini nel corso della trasmissione Fahrenheit di mercoledì 6 maggio. Trovate da 1:00:30 a 1:14:41 l’intervento a questo link di Raiplyradio.
Caterina Satta, Sveva Magaraggia, Ilenya Camozzi, Sociologia della vita famigliare, Carocci editore
NOTA:
La fotografia di Laura Lombardi riprende il paesaggio attorno a Pennabilli, provincia di Rimini.