Il “non volere guardare una serie che parla semplicemente di ragazzi” è un’enorme ed errata semplificazione e il nascondersi dietro ad una differenza generazionale, ad un altro tipo di educazione che su questi temi non si esprimeva e faceva finta di non vederli, è molto rischioso perché li rende sempre più distanti da noi.
Prisma: la serie Amazon per i giovani. Anzi no: per gli ageé
Prisma, la serie recentemente uscita su Amazon Prime Video, in 8 episodi racconta la vita di un gruppo di ragazzi di Latina.
L’ideatore della serie è Ludovico Bessegato, lo stesso di Skam Italia e infatti la cornice non è diversa: la scuola, gli amori, il rapporto con i genitori e i segreti custoditi, ma Prisma ha qualcosa in più perché si concentra in modo delicato ma preciso su un altro grande tema: la scoperta della propria identità, anche di genere.
I protagonisti sono due gemelli, interpretati magistralmente dallo stesso attore, che attraverso gli intrecci che li legano agli altri personaggi affrontano passo dopo passo chi sono e chi si sentono di essere approcciandosi al sesso, alle emozioni e imparando ad ascoltarsi.
Ho trovato autentico il modo in cui vengono rappresentate la complessità e la paura che abitano gli adolescenti e penso sia un bene che tutto ciò venga raccontato, ma la mia riflessione nata guardando la serie e, in generale, riguardo al tema dell’identità e dell’orientamento sessuale tanto discussi oggi, mi porta a farmi delle domande.
Questi argomenti sono ormai ben conosciuti da giovani e giovanissimi, che li hanno interiorizzati e fatti parte del proprio orizzonte. Allora mi chiedo se non siano gli adulti a dover guardare una serie come questa. Ho la percezione che conoscano quello di cui si parla, ma in maniera superficiale e poco attenta e che ci sia poco sforzo di comprendere davvero cosa c’è dietro alla scoperta così intima di se stessi, di imparare il linguaggio adeguato, di cogliere tutte le sfumature senza generalizzare e banalizzare.
Non sono temi facili, questo è chiaro e di certo non possiamo pretendere che non sia complesso il dialogo con la generazione dei nostri genitori, con gli insegnanti o con qualsiasi figura di riferimento durante gli anni dell’adolescenza. Ma se parlare apertamente di come venga vissuta oggi la sessualità tra noi giovani è ancora terreno di imbarazzo, una serie come Prisma può avvicinare i restii e chi ancora deve imparare ad ascoltare gentilmente chi sente il bisogno di raccontarsi.
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Ci piace segnalare anche una recensione più tecnica, sebbene con riflessioni e analisi filosofica del film, a firma di Christina Motedoro Classe 1999, pugliese fuorisede a Bologna per studiare al DAMS, pubblicata su NPC magazine a questo link (da cui abbiamo esrapolato anche le foto di questo post)