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Regione Lombardia e le scelte insensate che stanno alla base degli aiuti ai genitori separati

scritto da Smallfamilies

In un articolo apparso su la Repubblica il 6 gennaio scorso (“Il flop degli aiuti lombardi ai genitori separati. Solo tremila bonus all’anno”) Andrea Montanari spiega come siano state accolte dalla Regione Lombardia solo la metà delle domande inoltrate per poter accedere all’una tantum fino a 3.500 euro prevista quale contributo all’affitto e rivolta «a tutela dei coniugi separati o divorziati in condizioni di disagio, in particolare con figli minori».

Questo dato nasconde una serie di criticità legate alle norme sulle quali la giunta regionale assicura di voler intervenire per porvi rimedio. E questo, nonostante in Lombardia le separazioni e i divorzi siano tornati ai livelli pre-pandemia.

Il contributo, fino ad un massimo di 2.500 euro nel caso di canone concordato o calmierato e di 3.500 se il canone è a prezzo di mercato, è consentito solo a chi ha un reddito annuo in base all’indice Isee inferiore o uguale a 30 mila euro.

«Vista l’esiguità delle domande presentate, 7.567 a settembre 2023 — è scritto nella relazione informativa redatta dai tecnici — diventa necessario ripensare la tipologia di interventi previsti al fine di promuovere e sostenere la genitorialità dei genitori separati». E aggiungono, come sul totale delle domande presentate, meno della metà riesce a ottenere il contributo, il che evidenzia che «i requisiti previsti non rispondono adeguatamente alla situazione dei coniugi separati».

Su un totale di 7.567 domande presentate infatti ne sono state ammesse solo 2.926. Mentre il contributo assegnato dalla Regione alle Ats è stato pari a 6.306.429,92 euro.

Tra  i motivi che potrebbero aver scoraggiato i coniugi separati a chiedere il sussidio potrebbero esserci alcuni requisiti di ammissione, che sono stati modificati nel 2020: il fatto che il coniuge richiedente deve aver conseguito la separazione nei due anni precedenti la presentazione della domanda; la tipologia ed entità delle agevolazioni; oltre alla possibilità che il destinatario della misura, tenuto conto delle difficoltà sociali ed economiche causate dal perdurare dell’emergenza Covid-19, può presentare domanda di contributo per due annualità.

Le regole prevedono che «in caso di genitore separato o divorziato in condizione di grave marginalità che può essere legata anche all’insorgenza della pandemia Covid-19, oltre al contributo per l’emergenza abitativa o per l’abbattimento del canone, un contributo aggiuntivo annuo fino a mille euro».

Oltre alla difficoltà legate ai criteri di accesso segnaliamo che tale contributo NON è previsto per tutti quei genitori separati che provengono da una libera unione e per i genitori unici. Genitori che in Lombardia sono tutt’altro che una minoranza.

Dall’assessorato regionale alla Famiglia fanno sapere – annota il giornalista de la Repubblica – che «l’impegno dell’assessorato è indirizzato a ricalibrare la misura adattandola ai fabbisogni odierni e che questa sarà una priorità del 2024».

Ci auguriamo che, oltre alla revisione dei criteri adottati e delle modalità utilizzate per valutare il disagio economico e sociale dei genitori separati, il nuovo anno porti con sé anche la fine di ogni  discriminazione. Cosi che tali misure siano veramente d’aiuto a tutti quei genitori separati in condizione di difficoltà a prescindere che siano stati o meno sposati.

Sarebbe una svolta epocale.

 

 

Foto di Mediamodifier da Pixabay

autore

Smallfamilies

"La redazione" del gruppo Smallfamilies aps

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