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Sei libri, due autori. Per le vacanze di piccini e grandi

scritto da Laura Lombardi

Sei libri da mettere in valigia all’ultimo momento: ecco i nostri suggerimenti per le vacanza che siano in luoghi esotici, dietro casa o a…casa. Li abbiamo scovati tra le opere più recenti di due autori che ci piacciono molto.

Partiamo da una breve recensione dell’ultimo libro scritto dalla nota autrice tedesca Jutta Richter, Io sono soltanto una bambina che propone uno sguardo delicato sul mondo dell’infanzia di oggi riuscendo a contestualizzare in modo ironico ed equilibrato temi sempre più presenti e diffusi nelle nuove Famiglie e nella scuola di oggi. Hanna è solo una bambina ma di cose ne pensa molte. E con molto arguzia ed ironia ci racconta della mamma un po’ pasticciona, del suo fidanzato, della nonna che ama i gatti e dei suoi compagni di una classe divisi fra chi “ha i capelli lunghi fino al popò, adora indossare vestiti rosa con i brillantini e trova tutto stradolcissimo” e “un branco di selvaggi scatenati, che fanno a botte di continuo”. Ovvero: nuovi modelli familiari e bullismo, o per meglio dire: il mondo raccontato dal punto di vista di una bambina.

Le visioni della realtà dalla soggettiva di bambini o animali è la caratteristica narrative di Jutta Richter, che ha anche dichiarato: «Le storie sono sempre realtà travestita». Come non condividere?

Io sono soltanto una bambina

Ecco altri suoi titoli che consigliamo per la valigia delle vacanze. Sempre pubblicati da Beisler, età consigliata: 8-12 anni:

Tutti i sogni portano al mare

Il gatto Venerdì

Il cane dal cuore giallo o la storia dei contrari

Io sono soltanto un cane

 

Per i più grandi, inclusi i genitori

Per i più grandi, ma in verità adatto a tutti abbiamo scelto La vita senza Sara Amat (titolo originale: La vida sense la Sara Amat).

Sara Amat, tredici anni, vuole scappare da tempo da casa e soprattutto dal paese, Ullastrell, piccolo borgo catalano in cui si sente un’aliena. Una sera d’inizio settembre si nasconde nella stanza dell’amico Pep, dodicenne che trascorre le sue estati a casa della nonna. Prima che per lui ricominci la scuola e che per lei inizi la vera fuga, trascorrono insieme dodici giorni di clandestinità. Un tempo sospeso, una pausa in cui il segreto condiviso fa crescere entrambi, anche se lei si atteggia a donna vissuta e tratta lui come un moccioso.

In realtà Sara, pur decisa a non tornare sui suoi passi, ha ovviamente paura e prima di fare il grande salto ha bisogno di rifugio e di protezione. Che trova in lui così come nella lettura incessante di Guerra e Pace, simbolo di un luogo “altro” cui è possibile aspirare.

Il romanzo di Tolstoj è il terzo protagonista del libro, si potrebbe dire. A rimarcare quanto siano fondamentali le letture di quel periodo della vita e a sottolinearci come sia sempre, nella crescita di tutti, una questione di eterna alternanza tra momenti di guerra e momenti di pace. Con se stessi ancora prima che con gli altri.

Per Sara la guerra è con il mondo del paese, per Pep la guerra è Sara stessa. Ne è affascinato, le sta vicino, ma soltanto quando intuisce che per essere davvero suo complice deve “andare in guerra”, decide di fare il passo e attraversare quella soglia che gli consente l’avvicinamento ma che immediatamente gli procura un sottile dolore: il dolore della crescita, del diventare grandi e del perdere l’innocenza.

Per entrambi la pace è invece quella casa. È il rifugio, è il tempo sospeso.

Il Pep ultraquarantenne, voce narrante, ci dice che la storia di quei dodici giorni sembra racchiudere il vero senso della sua vita.

Storia verosimile? Inverosimile? Reale? Inventata, almeno parzialmente? Poco importa. Nel libro ci sono molte verità universali e molta poesia. E questo basta per renderlo un libro bello e soprattutto un libro davvero “per tutti” che, puntando su un linguaggio volutamente molto semplice, molto diretto, a tratti sfiora il rischio di una forma troppo elementare, banale, ma lo supera sempre grazie alla forza che riesce a comunicare. Intensità e innocenza sono forse le due parole chiave che sostengono tutto l’impianto.

Nel libro è facile rintracciare molti elementi autobiografici che poco ci interessano, a dire il vero. Perché siamo di fronte a un romanzo iniziatico, per così dire. Almeno dal punto di vista romantico. È una storia che ha a che fare col mito. Sara è un mito.

Ma Sara Amat è davvero esistita? A precisa domanda, Puig ha risposto più volte che mentre scriveva non aveva alcuna intenzione di generare questo dubbio. Era convinto che tutti avrebbero pensato che si stava inventando tutto. Ha risposto spesso che Sara esiste solo nella misura in cui si percepisce che il bambino è “realmente” preoccupato per lei. Sara è un’idealizzazione, un fantasma che prende vita.

L’innocenza di Pep è uno degli elementi chiave. La storia è ambientata negli anni Ottanta, quando il mondo era molto diverso da oggi. Forse in un contesto rurale questa storia potrebbe ancora ripetersi. Forse. Certo non in una grande città. Purtroppo. Quello che possiamo augurarci è che la scoperta dell’altro attraverso la condivisione di un qualche segreto sia ancora possibile. Ci auguriamo che si possa mantenere vivo quel certo gusto di trasgredire e di vivere la totalità delle cose. Ce lo auguriamo e lo auguriamo ai nostri figli e a tutti i bambini del presente e del futuro.

Leggere questo libro è una ventata d’aria pulita per chi ha dimenticato che cosa significa essere adolescenti e quale enormità di peso assumano fatti apparentemente piccoli o irrilevanti, per chi ricorda con nostalgia, per chi ha figli e li vede attraversare questi anni fragili e complessi, per chi è adolescente oggi e può, meglio di chiunque altro, immedesimarsi, comprendere, emozionarsi, entusiasmarsi ed essere spronato.

Un libro davvero per tutti. Un libro, perché no, che parla a suo modo di smallfamilies perché il mondo adulto è qui rappresentato essenzialmente dalla nonna.

I genitori ci sono, compaiono, ma non fanno parte della quotidianità descritta nella storia. Il rapporto adolescente-adulto presente nel libro è quello nonna-nipote. E anche in questo caso, come nel rapporto Pep-Sara, la nonna rappresenta forse un’idealizzazione e il rapporto dei due quello che tutti i bambini sognano di avere con il mondo dei grandi.

Argomento che in questo momento ci sta particolarmente cuore visto che Il prossimo titolo della collana smALLbooks (uscita prevista: primavera 2018) sarà costituito da testi esclusivamente di ragazzi/e che raccontano la loro ideale visione di vita all’interno della propria famiglia.

Per lanciare questa iniziativa abbiamo scelto il palcoscenico di Bookcity scuole 2017 con una proposta di incontri con insegnanti sul tema della voce, della lettura ad alta voce. E con il lancio di un concorso di scrittura. Una selezione dei testi ritenuti più significativi e meritevoli verranno infatti inviati dagli insegnanti alla casa editrice Cinquesensi la quale selezionerà i racconti che confluiranno nella pubblicazione cartacea (una trentina circa). Tutti gli altri saranno pubblicati online sul sito dell’editore ed eventualmente su quello dell’associazione Smallfamilies®.

Grazie moltissime all’amico e libraio Guido della libreria Popolare di Milano per avermi suggerito la lettura di questa storia d’amore e di freschezza. Una storia commovente narrata con grande leggerezza. Rara abilità letteraria.

Pep Puig (1969) è uno dei più apprezzati autori catalani. La vita senza Sara Amat ha ottenuto il Premio Sant Jordi 2016 all’unanimità.Nato a Terrassa nel 1969, luogo dove abita anche il Pep del romanzo, vive attualmente a Barcellona.

Ha dichiarato recentemente:

Ho un amore profondo per Cesare Pavese e per “Il diavolo sulle colline”: concisione narrativa e verità senza retorica”

 

autore

Laura Lombardi

Scrittrice, con un passato televisivo. Coordinatrice dell’area culturale ed eventi. Madre separata di una figlia, sono curatrice, insieme con Raethia Corsini, del progetto smALLbooks. Per il sito scrivo per la sezione “Magazine” e “Diario d’Autori”. Condivido con Giuseppe Sparnacci il progetto “Riletture in chiave smallfamily”.

Sono nata nel 1962, scrivo e ho un’unica adorata figlia nata nell’anno 2000. Con Susanna Francalanci ho scritto alcuni libri per ragazzi pubblicati dall’editore Vallardi e il giallo Titoli di coda, per Eclissi editrice. Per parecchi anni ho lavorato come autrice televisiva, soprattutto in Rai, soprattutto con la vecchia RaiTre. Prima ancora c’era stato il periodo russo, quello in cui ho frequentato Mosca, l’Unione Sovietica e la lingua russa.Il canto, la ricerca attraverso il suono e la voce, il tai chi, sono gli strumenti privilegiati con cui mi oriento. Amo camminare, soprattutto nel silenzio denso di suoni dei boschi dell’Alta Valmarecchia, dove ho la fortuna di avere una casa che saltuariamente apro per ospitare incontri, corsi e altre iniziative: Croceviapieve. Vivo il progetto Smallfamilies come parte fondamentale del mio percorso evolutivo.

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