In un articolo apparso sulle pagine de la Repubblica lo scorso 10 luglio, dal titolo: “Solitari per scelta e genitori single, l’Italia è il Paese delle mini famiglie”, Linda Laura Sabbadini, studiosa di cambiamenti sociali, pioniera negli studi di genere nonché Direttrice Centrale dell’Istat, scrive come le ragioni demografiche e culturali che caratterizzano il nostro Paese abbiano reso le famiglie tradizionali “ormai un lontano ricordo” ed è per questo giunto il “tempo di progettare un nuovo welfare”.
Di questo profondo cambiamento ce ne siamo accorti/e osservando le traiettorie che hanno preso negli anni le nostre vite e famiglie; guardando cosa succedeva attorno a noi: tra i nostri amici e amiche, vicini di casa e conoscenti, nelle aule scolastiche, in occasioni delle feste di compleanno dei nostri figli e figlie o andando in vacanza. Ed è proprio a partire dalla considerazione che le famiglie si fanno sempre più piccole -come richiama anche l’articolo in questione- che abbiamo scelto, più di dodici anni fa, il nome da dare alla nostra associazione: “Smallfamilies” (piccole famiglie, appunto).
In Italia, solo vent’anni fa questo fenomeno, in particolare quello delle cosiddette “famiglie monogenitoriali”, sembrava essere circoscritto a una cerchia ristretta di genitori, tanto da sentirsi in certe occasioni come delle mosche bianche. Ora non è più così. Già allora i dati raccontavano di un cambiamento sociale e demografico in corso e tutt’altro che residuale ma semplicemente i dati e le proiezioni demografiche venivano dai più ignorati, preferendo perpetuare l’ideologica convinzione che nulla stesse cambiando e men che meno la Famiglia.
E cosi, l’immagine della famiglia del Mulino bianco è rimasta per lungo tempo l’unica ad essere considerata degna di nota. Anche se la realtà raccontava altro, anche se ciò ha significato escludere una parte significativa della nostra società dal sistema del welfare e dalle politiche di sostegno alla genitorialità. Famiglie di serie A e famiglie di serie B.
Il tempo della rimozione sembra però essere finito. Il re è nudo. I dati e le considerazioni riportate nell’articolo di Linda Laura Sabbadini lo attestano una volta di più. Obbligandoci a riflettere su ciò che sta accadendo anche nel nostro Paese e a interrogare profondamente il sistema del welfare esistente che non funziona più.
Riporto qui alcuni significativi dati citati nell’articolo:
- Il 63% delle famiglie ha al massimo due componenti. Quelle di sei componenti o più sono l’1% del totale, quelle di cinque componenti il 3,3%;
- Al primo posto come tipologia familiare si collocano le persone sole, diventate quasi nove milioni (il 36,9%), ancora più diffuse delle coppie con figli, senza altre persone conviventi, che non arrivano al 30% e che all’inizio degli anni Ottanta erano la maggioranza. In dieci anni sono diminuite di un milione 100 mila unità e sono a livelli mai così bassi, nonostante abbia ricominciato a crescere la percentuale di giovani da 18 a 34 anni che vivono nella famiglia d’origine (63,3%). Una crescita che riguarda soprattutto le donne che posticipano l’uscita dalla famiglia, convergendo sul modello maschile. Anche perché occupate solo nel 31,8% dei casi, e in gran parte precarie;
- Sono cresciute di molto le famiglie non tradizionali. Single non vedovi, famiglie monogenitore non vedove, libere unioni e coppie coniugate ricostituite. Ormai sono il 40% delle famiglie. Hanno superato ampiamente i dieci milioni. Sono aumentate in tutte le tipologie. Il fenomeno si è diffuso di più nel Nord del Paese dove raggiunge il 42%, ma al Sud l’incidenza è del 33%, comunque elevata. Si tratta soprattutto di single non vedovi (5 milioni 767 mila) seguiti dalle libere unioni che hanno superato un milione 600 mila, e poi dalle madri sole (più di un milione e mezzo), dalle coppie ricostituite al secondo o terzo matrimonio (863 mila) e, infine, da 334 mila padri soli. Le libere unioni sono ormai l’11% delle coppie e non sono più formate in maggioranza da separati e divorziati, sono libere unioni più stabili che non necessariamente si trasformano in coppie coniugate con l’arrivo di un figlio. Tant’è che le uniche nascite in continua crescita, nell’Italia della permanente bassa fecondità, sono quelle fuori dal matrimonio;
- I matrimoni religiosi continuano a diminuire e quelli con rito civile sono diventati maggioritari dal 2018;
- Crescono le unioni libere;
- Le unioni civili di coppie dello stesso sesso sono cresciute del 22%, rispetto al 2019.
Linda Laura Sabbadini aggiunge:
La rottura dell’indissolubilità dell’unione, l’aumento delle separazioni e divorzi, la tendenza a sperimentare nuove forme familiari, libere unioni, famiglie ricostituite, che sono ormai socialmente accettate e ritenute “normali”. La scelta di fare figli quando li si desidera e quando le condizioni lo rendono possibile, soprattutto per le donne, che vogliono realizzarsi su tutti i piani, sono diventate acquisizioni irreversibili.
Le strutture e tipologie famigliari sono cambiate a causa di diversi motivi demografici, economici e socioculturali. Non resta che prenderne atto e agire di conseguenza sviluppando un welfare adeguato ai nuovi bisogni e alle nuove necessità. Un welfare per TUTTE le famiglie, nessuna esclusa.
Qui l’articolo integrale.