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Smallfamilies e pandemia. La casa e il confinamento

scritto da Smallfamilies

Pandemia e smallfamilies. La casa e il confinamento al tempo del primo e il secondo lockdown, tra la primavera del 2020 e l ‘inverno del 2021, ha assunto un significato assoluto per tutti, mettendoci di fronte a nuove problematiche, esigenze e aspettative della condizione abitativa.

Quello che il nostro campione ci ha raccontato è ben sintetizzabile nei numeri che qui di seguito riportiamo.

Dove, come, in quanti si abita la casa

Il 73% di chi ha partecipato alla nostra indagine abita in città, tra questi, il 51% vive in zone urbane centrali e semicentrali, il 23% in periferia, mentre è del 4% la percentuale di chi abita lontano da un centro abitato in zone più isolate.
L’appartamento è la tipologia abitativa più diffusa (83%) la cui dimensione va dai 60 ai 120 mq per il 63% dei casi. Abitazioni di taglio più piccolo (fino a 60 mq) sono presenti nel 17% delle risposte, mentre il 19% del nostro campione vive in case grandi, sopra i 120 mq.
I trilocali (45%) e quadrilocali (38%) sono la tipologia di alloggio maggiormente presente nelle risposte, seguiti dai bilocali che raggiungono la percentuale del 14%.

Sono principalmente composte da due persone le famiglie che abitano appartamenti fino a 60 mq, mentre quelli di taglio grande (120 mq o più) vedono la presenza di nuclei numerosi (4-5 componenti di media per famiglia).

Gli spazi esterni alla casa sono caratterizzati per il 59% dei casi dalla presenza di almeno un balcone, c’è poi chi può contare su di un giardino condominiale (19%), di uno spazio verde privato (18%) e chi ha invece un terrazzo (17%). Una percentuale più contenuta, ma pur sempre significativa possiede un orto (5%).

Chi ha compilato il questionario ha, per il 57% dei casi, un’abitazione di proprietà, di queste il 31% senza mutuo; l’8 % è in comproprietà (4% di queste senza mutuo). Il 24% ha invece un contratto di affitto. Solo il 2% del totale campione abita in case di edilizia sociale.

Internet e device

Il 99% del nostro campione possiede almeno uno smartphone. Seguono: il pc portatile (90%) per il 67% dotato di stampante, tablet (62%), computer fisso (32%).

Abbiamo chiesto poi quanti dispositivi sono a disposizione della famiglia per capire se e come sono stati condivisi per il lavoro e la scuola a distanza: il 39% ha risposto di possedere almeno due smartphone (32% almeno tre), un computer portatile (il 44% del campione che diventa il 34% nel caso se ne possiedano due), un tablet (50% delle famiglie che nel caso di due tablet diventa il 10%), solo il 2% possiede due computer fissi. Per una lettura più dettagliata si veda la slide riportata.

La fibra ottica wi-fi è utilizzata nel 46% dei casi, seguita da adsl wi-fi (34%), scheda ricaricabile/abbonamento (13%), via satellite (5%). Il 2% del campione non ha alcuna connessione a internet. Il giudizio sulla qualità della connessione a internet si colloca per l’80% dei/delle rispondenti tra ottima e buona.
Durante il lockdown il 73% dei genitori ha lavorato da casa, l’84% dei figli è andato in dad.

Ben il 67% di chi ha risposto non ha avuto problemi di connessione durante il lavoro, contro un 33% che si è dovuto arrangiare tra connessione instabile, lenta, scarsa, sovraccaricata, etc. Così è stato per i figli impegnati nella scuola a distanza: il 64% afferma di non aver avuto particolari difficoltà con la connessione.

Una stanza tutta per sé?

Nel questionario Pandemia e smallfamilies il focus sulla casa nel confinamento mettere in rilievo che le stanze utilizzate per lavorare e fare scuola sono state principalmente le camere da letto (soprattutto dei figli per il 67% dei casi), seguite dal soggiorno e dalla cucina. C’è anche chi ha potuto utilizzare uno spazio esterno (balcone, terrazzo o giardino) e chi ha dovuto rintanarsi nella stanza da bagno non avendo altro spazio a disposizione (15% genitori, 13% figli).

Nelle case di chi ha risposto si è stati nel complesso bene, e questo vale per la maggioranza dei casi. All’interno dell’abitazione l’aerazione, tra finestre e condizionatori, è stata molto buona e così è per l’illuminazione; gli impianti e le dotazioni presenti, nonché lo spazio disponibile, hanno soddisfatto poco più della metà del campione.  La mancanza di una adeguata insonorizzazione tra le stanze della casa e tra appartamenti è stata valutata come la dimensione più problematica.

Durante il confinamento, l’assenza di uno spazio esterno (39%) , di una stanza dove potersi isolare (30%), di sufficiente silenzio (21%) e la presenza di spazi troppo piccoli (19%) sono state le criticità maggiormente rilevate. Mentre il 23% dichiara di non avere avuto particolari disagi.

La propria abitazione è ritenuta nel complesso adeguata allo svolgimento del lavoro da casa e della scuola a distanza nel 77% dei casi, mentre il restante 23% è di parere diametralmente opposto (poco o per niente adeguata).

Durante il confinamento e nei mesi successivi il 31% del campione afferma di aver acquistato nuovi dispositivi elettronici, mentre il 15% si è dotato di una connessione internet veloce, il 2% ha fatto aggiungere nuove prese elettriche.

C’è anche chi ha apportato cambiamenti alla propria abitazione (il 23%) con l’obiettivo di creare una postazione per il lavoro o per lo studio nella stanza di soggiorno (15%), nella camera dei figli (13%), nella camera da letto del genitore (12%),in cucina (7%). L’arredamento è stato rivisto e le pareti di casa sono state ritinteggiate nell’11% dei casi.
Ma c’è anche chi, per una serie di motivi, è tornato a vivere con i genitori anziani (4%) e chi ha iniziato a condividere il proprio spazio domestico con un’altra persona (2%).

Alla domanda se a seguito del primo lockdown si è considerata l’ipotesi di cambiare casa il 72% ha risposto che questa possibilità non è stata contemplata. Mentre il 26% dei genitori ha risposto che ci ha pensato e ciò per la necessità e/o desiderio di avere spazi esterni (34%), maggior spazio a disposizione (33%). Vi è poi tra questi un 20% che si è trovato in difficoltà nel sostenere la rata del mutuo o le spese dell’affitto, seguito da un 16% che ha dichiarato di aver cambiato le proprie condizioni di vita.

Rispetto ai modi di abitare in una prospettiva di cambiamento, è stato chiesto se vi è stato e vi è interesse a valutare soluzioni abitative alternative (dall’affittare alcune stanze della propria casa all’andare a condividere con altri e altre) con l’obiettivo di ridurre i costi o contrastare situazioni di solitudine o isolamento. Il campione ha mostrato per il 33% dei casi interesse a considerare una simile ipotesi dichiarando che andrebbe volentieri ad abitare con amici e amiche (46%), con altri genitori single (26%), con parenti (4%).
Del 33% del campione che andrebbe a vivere con altri e altre, il 95% è costituto da donne, percentuale che rimane pressoché invariata se si tratta di condividere la casa con amici o amiche (90% donne) o con altri genitori single (93% donne).

continua/Lavoro e gestione dei problemi

 


foto apertura: adobe stock free download

autore

Smallfamilies

"La redazione" del gruppo Smallfamilies aps

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